Eutanasia: differenze tra le versioni

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Citazioni sull''''eutanasia''', l''''accanimento terapeutico''' e la sua interruzione.
 
==Citazioni==
* A chi appartiene la tua vita? A Dio, risponderà qualcuno, ma è una risposta che non può avere forza di legge: può governare le scelte del credente, non del cittadino scettico e dell'ateo. E a quale Dio, del resto? Il Dio cristiano dei valdesi, in determinate circostanze, ammette l'eutanasia. A parlare in nome di un Dio è sempre un uomo, infatti. Dunque, la tua vita appartiene a te, oppure a un altro uomo. Ma in questo caso sarebbe schiavitù. Poiché la tua vita appartiene a te, solo a te spetta decidere quando e come porvi fine. È un diritto personale inalienabile, che fonda ogni altro diritto e senza il quale ogni altro diritto può essere revocato in dubbio. ([[Paolo Flores d'Arcais]])
*Come possono i vecchi o le persone handicappate, sotto la pressione sociale per la possibile eutanasia, non avere consciamente o inconsciamente paura dell'uomo e della donna in camice bianco, come a suo tempo si aveva paura del prete in sottana nera che veniva a portare l'estrema unzione al moribondo? ([[Christoph Schönborn]])
* Io non voglio soffrire, io non ho della sofferenza un'idea cristiana. Ci dicono che la sofferenza eleva lo spirito; no la sofferenza è una cosa che fa male e basta, non eleva niente. E quindi io ho paura della sofferenza. Perché nei confronti della morte, io, che in tutto il resto credo di essere un moderato, sono assolutamente radicale. Se noi abbiamo un diritto alla vita, abbiamo anche un diritto alla morte. Sta a noi, deve essere riconosciuto a noi il diritto di scegliere il quando e il come della nostra morte. ([[Indro Montanelli]])
*La cura non deve marcare una distanza, non deve far emergere una estraneità, ma consentire il raggiungimento di una possibile pienezza di vita, come vuole la percezione che ormai abbiamo della salute, non più standard, ma vissuta. ([[Stefano Rodotà]])
* La peggiore delle tirannidi non è quella che uccide i suoi sudditi: è quella che arriva a impedire loro perfino di uccidersi. ([[Adriano Sofri]])
*La vita non sempre va conservata: il bene, infatti, non consiste nel vivere, ma nel vivere bene. Perciò, il saggio vivrà quanto deve, non quanto può. Osserverà dove gli toccherà vivere, con chi, in che modo e che cosa dovrà fare. Egli bada sempre alla qualità della vita, non alla lunghezza.<ref>Seneca invita ad accettare la morte e a ricercare la qualità della vita (virtuosa) piuttosto che la sua lunghezza. Modernamente, questa posizione è interpretata come una critica all'accanimento terapeutico: cfr. Daniele Barbieri, ''[http://www.lucacoscioni.it/effetto_welby_finalmente_si_scrive_di_eutanasia Effetto Welby, finalmente si scrive di eutanasia]'', ''Liberazione'', 17 luglio 2007; C. Angelino, ''In difesa dell'eutanasia. Stoici. Seneca. Hume. Nietzsche'', Il Nuovo Melangolo, 2007.</ref> ([[Lucio Anneo Seneca]])
* L'interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all'accanimento terapeutico. Non si vuole così provocare la morte: si accetta di non poterla impedire. Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacità, o altrimenti da coloro che ne hanno legalmente il diritto, rispettando la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente. ([[Catechismo della Chiesa cattolica]])
* Meglio sarebbe se il legislatore, spogliandosi della pretesa d'onnipotenza e scoprendo il proprio limite, si astenesse dall'intervenire dove più forti e giustificate sono le ragioni della coscienza individuale, che qui davvero assume i caratteri della libertà. ([[Stefano Rodotà]])
*Nell'ambito morale, la vostra federazione è invitata ad affrontare la questione dell'obiezione di coscienza, che è un diritto che deve essere riconosciuto alla vostra professione, permettendovi di non collaborare, direttamente o indirettamente, alla fornitura di prodotti aventi come fine scelte chiaramente immorali, come ad esempio l'aborto e l'eutanasia. ([[Papa Benedetto XVI]])
* Nessuno può guardare nell'anima di un altro. Se una persona ha davvero perso ogni speranza e per lei la vita è diventata una pura e semplice sofferenza, abbiamo il dovere di credergli. Il politico legislatore dovrà muoversi sì sulla base delle proprie convinzioni, ma dovrà saper formulare una legge che contempli l'insopprimibile libertà dell'individuo. La nostra cultura ha eretto la libertà a criterio supremo, e una decisione contraria alla libertà non avrebbe alcun fondamento. <br> Bisogna anzitutto verificare con il più severo rigore che la richiesta [di eutanasia] non derivi da alcuna forma di pressione e di necessità, che sia assolutamente libera. ([[Massimo Cacciari]])
* Nessuno vive perché lo vuole. Ma una volta che vive lo deve volere. ([[Ernst Bloch]])
* Non mi si portino i soliti argomenti astratti, tipo la sacralità della vita: nessuno contesta il diritto di ognuno a disporre della propria vita, non vedo perché gli si debba contestare il diritto a scegliere la propria morte. ([[Indro Montanelli]])
* Non si può dare fondamento costituzionale alla pretesa di considerare la vita indisponibile da parte della stessa persona. Si può ben dire che il riconoscimento della persona e della sua dignità esclude la possibilità di espropriarla del potere di decisione di fronte alla fine dell'esistenza, sancendo una sorta di estraneità dalla vita dell'intero tempo che ci porta verso il morire. ([[Stefano Rodotà]])
* Ognuno di noi ha diritto a disporre della propria vita, fino a quando questo non danneggia gli altri. Quindi sono favorevole all'eutanasia. ([[Luigi Luca Cavalli-Sforza]])
* Siamo di fronte a una strana alleanza fra cultura tecnocratica e cultura religiosa cattolica: entrambe cercano la sopravvivenza a tutti i costi. Ma la cultura cattolica possiede almeno un senso della sofferenza del morente, che è estraneo alla tecnica, interessata soltanto al buon funzionamento dell'apparato. ([[Sergio Givone]])
*Siamo padroni della nostra esistenza, fino al punto di decidere di non lasciarla continuare quando ci concede solo sofferenza e quando ci ha privato di tutta la dignità della quale potevamo disporre. ([[Carlo Flamigni]])
*Si fa sempre più forte la tentazione dell'eutanasia, cioè di impadronirsi della morte, procurandola in anticipo e ponendo così fine «dolcemente» alla vita propria o altrui. In realtà, ciò che potrebbe sembrare logico e umano, visto in profondità si presenta assurdo e disumano. Siamo qui di fronte a uno dei sintomi più allarmanti della «cultura di morte», che avanza soprattutto nelle società del benessere, caratterizzate da una mentalità efficientistica che fa apparire troppo oneroso e insopportabile il numero crescente delle persone anziane e debilitate. Esse vengono molto spesso isolate dalla famiglia e dalla società, organizzate quasi esclusivamente sulla base di criteri di efficienza produttiva, secondo i quali una vita irrimediabilmente inabile non ha più alcun valore. ([[Giovanni Paolo II]])