Ivan Illich: differenze tra le versioni

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*La medicina non può far molto per i mali che si accompagnano alla [[Senilità|senescenza]]. Non può guarire le malattie cardiovascolari, la maggior parte dei tumori, l'artrite, la sclerosi multipla o la cirrosi avanzata. Qualcuno dei malanni di cui soffrono gli anziani può essere talvolta alleviato. Di massima, le cure dei vecchi che comportano un intervento professionale non soltanto aggravano le loro sofferenze ma, se l'intervento riesce, le protraggono. Sorprende quindi la quantità delle risorse che si spendono per curare la vecchiaia. (p. 142)
*La prevenzione della malattia mediante l'intervento di terzi professionisti è diventata una moda. La sua domanda cresce. Donne incinte, bambini sani, operai, vecchi, tutti si sottopongono a periodici check-up e a esami diagnostici sempre più complessi. Per questa via, ci si rafforza nella convinzione di essere macchine la cui durata dipende da un piano sociale. Le risultanze d'un paio di dozzine di studi attestano che questi esami non hanno alcuna influenza sull'andamento della mortalità e della morbilità. In realtà essi trasformano persone sane in pazienti angosciati, e i rischi per la salute che si accompagnano a queste campagne di diagnosi automatizzata sopravanzano i benefici teorici. Per ironia della sorte, i disturbi asintomatici gravi che si possono scoprire soltanto con questo tipo d'indagine sono spesso malattie inguaribili, nelle quali una cura precoce aggrava la condizione patologica del paziente. (p. 144)
*Il vero miracolo della [[medicina]] moderna è di natura diabolica: consiste nel far sopravvivere non solo singoli individui, ma popolazioni intere, a livelli di salute personale disumanamente bassi. (p. 160)
 
===''Energia ed equità''===
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*Il demonio venne e [[Tentazioni di Gesù|lo condusse nel deserto]]: era Satana, il tentatore. Ma ciò che il tentatore Gli dice è, in definitiva, di adorare il potere, tutte le potenze, i poteri di questo mondo. Il Nuovo Testamento, facendo dire da Gesù al tentatore «Sta scritto: "Adora il Signore Dio tuo"» e non il potere, crea l'atmosfera, l'atmosfera cosmica nella quale il Samaritano può osare sottrarsi ai numi tutelari che proteggono la sua cultura [...]. (p. 46)
*Nell'antichità classica lo [[sguardo]] era un'attività con la quale la mia carne si sposava alla carne o, più precisamente, ai colori degli oggetti su cui si volgeva. Lo sguardo era chiaramente descritto come ''proboskís'' o mano psichica. [...] Il vedere era un'erezione fuori dalla pupilla, non meno amorosa di altre erezioni. Perciò, quando io ti guardo, ti accarezzo con gli occhi. (p. 59)
*Il [[bene]], per me, può essere soltanto un'altra [[persona]]. Che cos'altro potrebbe essere? (p. 86)
*Tutti i [[Medico|medici]] tradizionali credevano nelle persone, e i pazienti parlavano loro della propria natura. La natura veniva sperimentata, veniva sentita, odorata, assaporata dalle persone. Come lo spettatore, nel teatro greco, veniva educato a «sentire» l'attore, così il medico – quasi partecipasse a una tragedia greca – veniva educato, attraverso la ''mimesis'' (una simpatia che diventa sentire l'altro), a sentire la tragica vicenda di quella persona che sedeva dinanzi a lui e che, nella sua condizione umana, si era trovata in qualche guaio, in qualche contrarietà; e la natura cercava di guarire se stessa. Il concetto di salute non esisteva; esisteva solo l'idea di una natura più o meno capace di guarire costantemente se stessa. E ciò che il medico faceva, con il consiglio, con l'empatia, col potere della parola – la parola che risanava – e forse con pillole di coralli macinati o di mercurio, che sono altamente tossiche, come diremmo oggi, consisteva nell'incoraggiare la natura, nel rafforzare la natura, a compiere la propria azione guaritrice. Oggi ci è difficile pensare in questo modo alla funzione del medico. Pensiamo sempre che egli usi qualche strumento della sua professione per fare qualcosa al sistema o al sottosistema che c'è nel paziente, e che lui, non il paziente, conosce. (p. 90)
*Niente è ciò che è se non perché ''convenit'', si confà, è in [[armonia]] con qualcos'altro. (p. 96)