Lombardi di Sicilia: differenze tra le versioni

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==[[Vincenzo Consolo]]==
*Fra tutte le colonie lombarde, quella che ha più mantenuto costumi e lingua è stata [[San Fratello]], San Filadelfio in origine, costruita sul cocuzzolo di una montagna di 700 metri, vicina all' antica città siculo-greca Apollonia e quindi bizantina Demena (da cui prese il nome il Valdemone).
*Costruito, [[San Fratello]], nell’Altonell'Alto Medio Evo, dalle truppe mercenarie raccolte nella [[Padania|Valle Padana]] (ma questo non bisogna farlo sapere a [[Umberto Bossi|Bossi]]) da [[Ruggero I di Sicilia|Ruggero il Normanno]] per la riconquista. Queste truppe di mercenari si erano stabilite in Sicilia formando le cosiddette colonie lombarde ([[Nicosia (Italia)|Nicosia]], [[Aidone]], [[Piazza Armerina]], [[Francavilla di Sicilia|Francavilla]], [[Novara di Sicilia]] e San Fratello, appunto). Colonie chiuse che hanno conservato le loro tradizioni lombarde, i loro costumi e, soprattutto, la loro lingua, il gallo italico o mediolatino. San Fratello è stata la più tipica e la più chiusa di queste colonie. Paese di pastori, di carbonai e di contadini, che aveva la sua ragione di vita nel ricco bosco adiacente al paese, il bosco della Miraglia, che fa parte del Parco dei Nebrodi, ricco di faggi, cerri, querce. La fine del mondo contadino degli anni Cinquanta, Sessanta, ha fatto crollare l’economial'economia di San Fratello e costretto molti dei suoi abitanti ad emigrare. Emigrare dove? In Lombardia naturalmente, come in una sorta di richiamo ancestrale. C’èC'è stata una trafila migratoria in Val Ceresio, nei paesi soprattutto di Saltrio e Viggiù.
* {{NDR|Parlando delle proprie scelte lessicali}} Non sono però parole inventate, ma reperite, ritrovate. Le trovo nella mia memoria, nel mio partrimonio linguistico, ma sono frutto anche di mie ricerche, di miei scavi storico-lessicali. Sin dal primo libro sono partito da una estremità linguistica, mi sono collocato, come narrante, in un'isola linguistica, in una colonia lombarda di Sicilia, [[San Fratello]], dove si parla un antico dialetto, il gallo-italico. È quella stessa particolarità storico-linguistica avvertita da [[Leonardo Sciascia|Sciascia]].