Rita Levi-Montalcini: differenze tra le versioni

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*Il fatto che l'attività svolta in modo così imperfetto sia stata e sia tuttora per me fonte inesauribile di gioia, mi fa ritenere che l'[[imperfezione]] nell'eseguire il compito che ci siamo prefissi o ci è stato assegnato, sia più consona alla natura umana così imperfetta che non la perfezione. (pag. 18)
*I processi evolutivi che nei discendenti di «[[Lucy]]», una nostra antenata vissuta tre milioni e mezzo di anni fa, hanno trasformato quell'ominide di sesso femminile, alto un metro e cinque centimetri e dal teschio non più grande di una noce di cocco, nell'[[Homo Sapiens]], non si sono attuati in base a un piano prestabilito, ma a mutazioni casuali. (pag. 18)
*La [[creatività]] del cervello dell'Homo Sapiens si esprime elaborando congegni meccanici semplici e perfetti, così rispondenti allo scopo da non richiedere modifiche, o congegni più rozzi e imperfetti che, per la loro stessa imperfezione, si prestano a essere ristrutturati. (pag. 19)
*Nel secolo scorso e nei primi decenni del Novecento, nelle società più progredite [...] [[Donna|due cromosomi X]] rappresentavano una barriera insormontabile per entrare alle scuole superiori e poter realizzare i propri talenti. (pag. 43)
*La scelta della professione medica maturata in quegli anni era infatti più consona al mio temperamento e alle mie attitudini. Nell'autunno del 1930 entrai per la prima volta nel lugubre e solenne anfiteatro dell'Istituto anatomico della facoltà di medicina a Torino, che ha sede nel viale alberato di corso Massimo d'Azeglio. (pag. 59)
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*Era tale l'entusiasmo generato in me dalla scoperta che ogni mio pensiero, di giorno e di notte, era fisso su questo fenomeno. (pag. 214)
*Dopo tanti anni di lontananza, sentivo vivo il desiderio di ricongiungermi con la mamma e Paola, con Gino, Nina e le loro famiglie. (pag. 232)
*Tutte e due, fin dall'adolescenza, abbiamo scartato l'idea di farci una famiglia, considerando questo impegno difficilmente compatibile con la dedizione a tempo pieno alle attività da noi scelte. Né io né lei lo abbiamo mai rammaricato. (pag. 234)
*A Roma la mansione per me più difficile fu provvedere di persona all'amministrazione dei fondi e a tenere in ordine la corrispondenza. A St.Louis questi compiti erano svolti dall'amministrazione del Dipartimento e da una segretaria. (pagp. 247)
*Il problema più delicato al mio rientro in Italia fu adattarmi al clima di ossequio tributato dagli inservienti e dai giovani laureati a me come ad altri anziani. Abituata da tanti anni al cordiale «Hi Doc» dei tecnici e degli studenti americani, m'imbarazzava il cerimoniale che, all'inizio degli anni Sessanta, regolava ancora i rapporti tra subalterni e superiori. (pag. 247)
*Con sollievo mi resi subito conto che i giovani italiani, meno preoccupati dei loro coetanei americani del futuro, e desiderosi soprattutto di cimentarsi ai banchi di un laboratorio, accettavano senza esitazione anche una modesta e precaria retribuzione. (pag. 248)
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*Il NGF offre una conferma del concetto così lucidamente espresso da [[Medawar]], e cioè della difficoltà di prevedere all'inizio di una ricerca quale sarà la sua evoluzione e il contributo che apporterà in quel campo di investigazione e in quelli contigui. (pag. 284)
*L'intera storia del NGF è paragonabile alla scoperta di un continente sommerso rivelato dalla sua sommità emergente. (pag. 285)
*Ora che il NGF è entrato nella maggiore età e la fase più avventurosa e pittoresca della sua vita è trascorsa, la sua biografa, che ha avuto il privilegio di portarlo alla conoscenza della comunità scientifica, lo affida alle giovani leve. (pag. 285)
*Il percorso del Nerve Growth Factor nei primi tre decenni offre un modello esemplare dell'alternarsi di momenti rivoluzionari e di altri, molto più estesi in termini temporali, di scienza normale. (pag. 287)
*La saga del NGF prospettata con la dovuta umiltà come paradigmatica del decorso a tappe successive delle ricerche scientifiche ha seguito un percorso tortuoso non programmato e imperfetto. Come tale avvalora il concetto che l'[[imperfezione]] e non la perfezione sono alla base dell'operato umano. (pag. 289)