Giovanni Giraldi: differenze tra le versioni

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* [[Hegel]] ha ragione. La sua verità è amara. Ma lo Spirito non è blando. Se esso ci dà il tempo di godere dei nostri libri, e di pascerci in questi giardini di fiori eternamente aperti ed odorosi, non lo fa perché esso sia clemente, né perché ci usi riguardi, né perché ci riconosca qualche diritto. Noi abbiamo solo da accettare questo privilegio, pronti a vedercelo ritirare; perché siamo sempre cianfrusaglie. (''Note di estetica'', p. 573)
* L'autore del libro è una cosa; e il libro è un'altra cosa. Se il libro vale, esso è Spirito. L'autore non sarà mai altro che lo strumento dello Spirito. Ad opera finita, lo si può ''perdere'' senza rammarico. In ogni caso, son due cose diverse. Omero: chi era costui? (''Note di estetica'', p. 574)
* Per qualche tempo, Barel - che trovò il suo nome alcuni anni più tardi - era una immagine di me; ma, nel seguito, non lo fu più. (''Note di estetica'', pp. 574-575)
* Certamente, io sono consenziente in tutto con Barel, ma di «consenso estetico». Se parla bene, se la sua forma è definitiva, ecco il mio consenso estetico. Non condivido sempre il suo pensiero; molte volte sono d'accordo anche sul pensiero; ma sempre sono d'accordo quando la forma è valida. Consenso estetico e consenso teoretico. (''Note di estetica'', p. 576)
* La poesia esprime lo stato d'animo d'un momento – che potrebbe durare un'ora o una vita intera –; mentre in un libro di filosofia si scrivono cose che si presume siano vere per tutti e per sempre. (''Note di estetica'', p. 576)
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==''Gesù''==
* Gesù, diventato Cristo, è ancora fortemente giudaico; quando diventò il Logos, nel Ternarium trinitario, fu reso decisamente platonico; Gesù Cristo darà reso oggetto di volontà d'ortodossia; le dommatiche lo chiuderanno entro formule che vogliono essere «esclusive», ed escludenti; le teologie cercheranno, qualche volta, di rompere la scorza delle definizioni dommatiche, ma sempre saranno tenute a questa o a quella ortodossia. Gesù, diventato Cristo, aveva diritto di essere lasciato libero da restrizioni umane; tanto valeva lasciarlo nella sua sfera umana soltanto (come Gesù). Noi siamo davanti alla necessità di riprendere il filo là dove le dommatiche lo hanno tagliato; Gesù, traslato nella sfera del divino, non può fermarsi ad essere il Cristo; e neanche il Logos; egli deve essere il veramente libero da ogni condizionamento, deve essere Gesù Libero, Iesoūs Eléutheros. Le teologie e le dommatiche non diventano superflue; esse hanno svolto un grande ruolo nel passato; possono averne altro nell'avvenire; non siamo che alla preistoria del Cristianesimo; la storia di Gesù riparte oggi; per ripartire senza condizionamenti basta esser coerenti col significato della sua traslazione nel non-umano. Chiediamo la liberazione di Gesù. Se Egli resta solo il Cristo, non è ancora interamente libero. Cadranno le vigenti dommatiche? I dizionari teologici diventeranno glossari di archeologia e di filologia? Ma di cosa vi preoccupate, o uomini di poca fede...! Gesù non vale più dei vostri dizionari e dei vostri concilii? (in ''Sistematica'' NN. 156-157, p. 13-14)
* Gli apologisti non sanno ancor quello che fanno. Non sono paghdi avere la certezza; altro ambiscono - in sovrappiù. Se sanno di posseder l'infinito, perché smaniano di ottenere anche i dintorni? La certezza (grazia) deve essere modesta, silenziosa; il credente non deve discettare, ma pregare e tacere: il silenzio migliore, quello autenticamente religioso, tace anche son se stesso. (in ''Sistematica'' NN. 156-157, p. 216)
* La morte del crocefisso ormai la negano teologi vari, che tuttavia non negano la sua resurrezione. (in ''Sistematica'' NN. 156-157, p. 220)
* Noi vediamo Maria donna dal dorso ritto, non altezzosa, ma doverosamente superba, conscia di sé; se avesse devalorizzata se stessa, avrebbe, con ciò, de valorizzato Colui che l’aveva eletta tra tutte le donne. È probabile che una donna siffatta dovesse anche ispirare un senso di rispettoso imbarazzo; di donne simili abbiamo avuto l’occasione di far conoscenza nella vita: donne in abito sempre scuro, dal sorriso parco, dal portamento eretto, lo sguardo severo anche se non cipiglioso, non superbe ma donne superbiose. La immagine della oleografia solita non si addice a colei che parlava in quel modo, ad una donna che si sapeva al centro di una palingenesi, madre del futuro re di Israele. L’oleografia la fa silenziosa, recettiva, in perpetuo di quello che le diceva Gesù. No. Queste donne qui, mosse da eccitazioni religiose, spesso parlano con occhi semichiusi, quasi fossero in stato di veggenza, sì, parlano, e parlano molto; una donna ebrea di quel tipo lì parla come un sacerdote, o come un dotto scriba, citando versetti biblici; lei legge e rilegge i salmi, le profezie, e ci vede dentro, sempre meglio configurata, se stessa, e quel figlio, che le somiglia tanto, e che lei riplasma sulla immagine di se stessa. (in ''Sistematica'' NN. 156-157, p. 70)
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*Giovanni Giraldi, ''Bàrel''. ''I. Apocalisse grande'' (1965); ''II. La cerca di Bàrel'' (1971); ''III. La morte degli dèi'' (1977); in volume unico, Edizioni Pergamena, Milano 2011 (1998).
*Giovanni Giraldi, ''Faust mediterraneo'', Edizioni Pergamena, Milano 2007.
*Giovanni Giraldi, ''Sistematica. Quaderni di filosofia filologia politica religione scienza'', Edizioni Pergamena, Milano dal 1968 - in attività.
:*''Sistematica'' NN. 130-131, 2005; riproduce anche il testo di ''Autobiografia come filosofia'' (Milano 1980) e pagine integrative (1981 e ss.)
:*''Sistematica'' NN. 156-157, 2012; riproduce il testo di ''Gesù'', Milano 2012.