Luciano Canfora: differenze tra le versioni

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* È una necessità fondamentale, per [i sistemi democratici], la esteriorità o "macchina della [[politica]]": perché la forza risiede altrove ma deve restare il più possibile retroscenica; e ciò riesce meglio soprattutto se la "macchina" che è sulla scena mobilita al massimo l'attenzione e le passioni. (p. 61)
 
* […] il più forte dei retroscenici [[poteri forti]] si è rivelato quello – visibilissimo - che plasma la ''forma mentis'' (e la parola stessa) dei cittadini. Un potere che, nonostante si serva di strumenti concreti e tangibili e per il possesso dei quali talvolta si versa sangue, è nel suo esplicarsi impalpabile; penetra dovunque come il gas, e crea (questo sì!) "l'uomo nuovo": cioè il suddito-[[consumatore]]-arrampicatore frustrato, invano proteso a desiderare e a mirare modelli di vita inarrivabili, che finiscono col costituire la totalità delle sue aspirazioni. È lì la forma "sublime", e quasi inaffondabile, di ''potere''; ma anche - conviene non dimenticarlo - la limitazione massima della parola nell'età che a tutti promette il massimo di libertà di parola. (p. 62 sg.)
 
* Ormai la parola pubblica è morta, sostituita da un potentissimo [[Televisione|elettrodomestico]]. Chi lo possiede - per dirla con De Gasperi - «vince le elezioni». (p. 73)
 
* La [[pubblicità]] è […] la più politica e la più ideologica e in assoluto la più efficace mediatrice di "valori". (p. 78)
 
* Nota [[Eric Hobsbawm|Hobsbawm]] - e questo gli sembra l'argomento principale -, «l'unica cosa assolutamente certa» è che anche l'impero americano «sarà transitorio come tutti gli altri imperi».<ref>[[Eric Hobsbawm|E.J.Hobsbawm]], ''Imperialismi'', Rizzoli, Milano, 2007, pp.60 e 62. ISBN 9788817015998</ref> A sostegno di questa profezia, lo storico inglese adduce l'argomento già adoperato da [[Giovanni Paolo II]] nel giorno stesso in cui scattava l'attacco all'Iraq (aprile 2003), ma censurato da tutta la stampa e dai notiziari di maggiore ascolto, in Italia e all'estero: che cioè «tutti gli imperi precedenti sono caduti». La censura [è] inflitta a un pontefice un tempo prediletto in Occidente, e a giudicare dal libro di [[Carl Bernstein]] (''Sua Santità''), interlocutore diretto della Cia al tempo di Solidarność.<ref>[[Carl Bernstein|Bernstein]], [[Marco Politi|Politi]], ''Sua Santità'', Rizzoli, Milano, 1996, cit. pp. 266-303, specie 278-280. ISBN 9788817330251</ref> (p. 91 sg.)
 
* [G]iunto davanti al Colosseo - simbolo omicida dell'imperialismo dell'antica Roma - [[Giovanni Paolo II]] si fermò, e parlò col consueto vigore profetico potenziato dal suo esotico italiano, e disse additando l'orribile edificio: «Anche l'impero romano alla fine cadde!». Da poche ore le bombe "intelligenti" di Bush avevano incominciato a devastare Bagdad. L'allusione era inequivocabile. E l'imbarazzo fu tale che soltanto un notiziario radio alquanto antelucano diede conto di queste parole, laddove i giornali - grandi, meno grandi, piccoli - cancellarono la frase. (p. 92)
 
* Emblematica la nullità, sul piano militare, dell'11 settembre, e significativa al contrario la capacità dimostrata dagli Usa di sfruttare politicamente il panico derivatone. (p. 94)