Ivo Andrić: differenze tra le versioni

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{{Nobel|la letteratura '''(1961)'''}}
[[Immagine:Andric Ivo.jpg|thumb|right|Ivo Andrić]]
'''Ivo Andrić''' (1892 – 1975), scrittore serbo-croato,e premiodiplomatico Nobel per la letteraturajugoslavo.
 
==''Il cortile maledetto''==
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*Come sempre in ogni sventura, i primi giorni nel Cortile Maledetto furono i peggiori e i più difficili. Sopra tutto le notti erano insopportabili. Per difendersi dalle baruffe, dai litigi e dalle turpi scene notturne, fra' Pietro scelse un angolo isolato di una ampia cella, dietro un grande camino rotto, e qui si rifugiò con quelle poche robe che aveva recato con sé; qui c'erano già due bulgari, pure "di passaggio" e destinati all'esilio. Accolsero fra' Pietro senza molte parole, ma bene. Ad ogni modo furono contenti che quel posto venisse occupato da quell'uomo tranquillo della Bosnia, vestito come uno di città, del quale non sapevano né chiedevano nulla, ma intuivano che era "di passaggio" come loro, e che per lui come per loro, era penoso vivere in mezzo a quel turpe e pericoloso assembramento.
*Ćamil è un uomo di "sangue misto", raccontava Haim, di padre turco e di madre greca. La madre fu una nota bellezza. Smirne, la città delle belle greche, non aveva mai viso simile corpo, un tale portamento e degli occhi così azzurri. La sposarono a diciassette anni con un greco, ricchissimo. (Haim menzionò un lungo cognome greco, pronunciandolo nella stessa maniera come si pronuncia il nome di una dinastia assai nota.) Ebbero una sola figlioletta. Quando la bambina aveva otto anni, il ricco greco morì improvvisamente. I genitori di lui cercarono di imbrogliare la giovane vedova per toglierle il più possibile dell'eredità. La donna si difese e per questo fece un viaggio persino ad Atene, per salvare almeno i beni che aveva là. [...] Molti Greci chiesero in sposa la bella e infelice vedova, ma ella li respinse tutti uno dopo l'altro, disgustata dai suoi genitori e dai suoi connazionali. Solo dopo qualche anno, tra la comune meraviglia, sposò un Turco.
*E fu il racconto, in forma nuova e solenne, dell'antica storia dei due [[fratelli]]. (Da quando esiste il mondo e il tempo, sempre si ripete sulla terra il caso di due fratelli rivali. Uno dei due, il più vecchio, è più saggio, più forte, più vicino al mondo e alla vita reale e a tutto ciò che unisce e muove la maggior parte della gente, un uomo cui tutto riesce facile, che sa in ogni momento cosa occorre o non occorre fare e cosa si può o non si può pretendere dagli altri e da se stesso. L'altro invece incarna proprio il tipo opposto: un uomo dalla vita breve, disgraziato, che sbaglia ad ogni passo, un uomo le cui aspirazioni vanno sempre oltre ciò che è lecito. Questi, in conflitto con il fratello maggiore – e il conflitto è inevitabile – perde già fin dal principio la partita.)<br>I due fratelli si trovarono di fronte, quando nel 1481, un giorno di maggio, in una spedizione di guerra, improvvisamente morì il sultano Maometto II il Conquistatore: [...]
 
== ''Il ponte sulla Drina'' ==
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*E così, tra il cielo il fiume e le montagne, una generazione dopo l'altra imparava a non compiangere troppo ciò che la torbida acqua si portava via; ché la vita è un miracolo impenetrabile perché si fa e disfà incessantemente, eppure dura e sta salda, come il Ponte sulla Drina. (cap VI)
*Il mio defunto padre sentì una volta da šeh-Dedija e raccontò poi a me quand'ero bambino, da che cosa deriva il ponte e come venne eretto il primo ponte del mondo. Quando Allah il potente ebbe creato questo mondo, la terra era piana e liscia come una bellissima padella di smalto. Ciò dispiaceva al demonio, che invidiava all'uomo quel dono di Dio. E mentre essa era ancora quale era uscita dalle mani divine, umida e molle come una scodella non cotta, egli si avvicinò di soppiatto e con le unghie graffiò il volto della terra di Dio quanto più profondamente poté. Così, come narra la storia, nacquero profondi fiumi e abissi che separano una regione dall'altra. [...] Si dispiacque Allah quando vide che cosa aveva fatto quel maledetto; ma poiché non poteva tornare all'opera che il demonio con le sue mani aveva contaminato, inviò i suoi [[angelo|angeli]] affinché aiutassero e confortassero gli uomini. Quando gli angeli si accorsero che [...] al di sopra di quei punti spiegarono le loro ali e la gente cominciò a passare su di esse. Per questo, dopo la fontana, la più grande buona azione è costruire un ponte. (cap. XVI)
*Coloro che detengono il potere, infatti, dovendo opprimere per governare, sono condannati ad agire sensatamente; e se, trascinati dalla passione o costretti dagli avversari, oltrepassano i limiti della ragionevolezza, scendono su una strada lubrica, e con ciò stesso, da soli segnano l'inizio della loro rovina. Coloro che sono oppressi e sfruttati, invece, si servono facilmente sia del senno che della stoltezza, poiché questi sono soltanto due diversi tipi della loro arma nella perenne lotta contro l'oppressore, che a volte è subdola, a volte aperta. (cap. V)
 
==''Racconti di Sarajevo''==
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*In un posto insolito, in un'ora insolita, anche il discorso diventa insolito, come in un sogno. (p. 28)
*Io so che l'[[odio]] come l'[[ira]] hanno la loro funzione nello sviluppo della società, perché l'odio dà la forza e l'ira sprona al mutamento. (p. 30)
*I [[vizio|vizi]] dovunque generano l'odio, perché consumano e non creano, ma nei paesi come la [[Bosnia]], anche le virtù spesso parlano e si esprimono attraverso l'odio. (p. 31)
*Fra le diverse [[religione|religioni]] le distanze sono talvolta così grandi che solo l'odio ogni tanto riesce a superarle. (p. 32)
 
==[[Incipit]] di alcune opere==
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==Altri progetti==
{{interprogetto|w|cat}}
 
===Opere===
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{{Pedia|Racconti di Sarajevo|''Racconti di Sarajevo''|(1946)}}
 
[[Categoria{{DEFAULTSORT:Scrittori serbi|Andric, Ivo]]}}
[[Categoria:Premi Nobel|Andric, IvoDiplomatici]]
[[Categoria:Scrittori croatiJugoslavi]]
[[Categoria:Premi Nobel]]
[[Categoria:Scrittori]]
 
[[bs:Ivo Andrić]]