Jason Collins: differenze tra le versioni

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*Sto iniziando a capire l'enigma che chiamo me stesso. Non voglio lasciare che la mia razza o il orientamento sessuale mi definiscano. Non voglio essere etichettato e non voglio che le etichette imposte da altri mi definiscano. In campo però ho accettato l'unica etichetta che penso mi definisca meglio delle altre: un professionista tra i professionisti. Me la sono guadagnata giocando senza paura e sacrificandomi per i compagni.
*Voglio andare contro uno stereotipo gay e sono certo che molti giocatori saranno scioccati dal fatto che un giocatore come me sia gay. Ma sono sempre stato uno duro in campo, fin dai tempi del liceo. Sono così duro per dimostrare che essere gay non significa essere morbido? Chi lo sa. Le mie motivazioni, come il mio contributo, non è misurabile dalle statistiche, di cui onestamente non mi importa. Per me conta vincere.
*La preoccupazione maggiore su un giocatore gay è il suo comportamento nello spogliatoio. Credetemi, ho fatto tantissime docce nei miei 12 anni di carriera: il mio comportamento non è mai stato un problema e non lo sarà ora. Sono un veterano e mi sono guadagnato il diritto di essere ascoltato. Dimostrerò che i giocatori gay non sono diversi dagli etero. Non ho mai parlato tanto, ma ho fatto sentire la mia voce quando qualcosa non mi sembrava giusto. Non ho mai cercato la fama.
*Il mio coming out non servirà a cancellare completamente il pregiudizio, ma è un buon punto di partenza. Parlerò con qualsiasi giocatore si sentirà a disagio dalla mia dichiarazione. Essere gay non è una scelta.