Henry Furst: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
mNessun oggetto della modifica
→‎Il meglio di Henry Furst: inserisco due citazioni
Riga 2:
 
==''Il meglio di Henry Furst''==
*La scomparsa dalla nostra sfera di un uomo veramente grande rende sempre più precaria la concezione comune della vita e della morte. Se [[George Bernard Shaw|Shaw]] è morto, noi che cosa siamo? Questi grandi uomini, «eroi» come li chiamava [[Thomas Carlyle|Carlyle]], sono talmente vitali che andandosene non perdono nulla e anzi sembra che portino via con sé un lembo della vita. (da ''L'inesauribile Bernard Shaw'', p. 112)
*La moglie del re Sciah-riar, durante la notte, appena finiva di raccontare una favola, subito ne iniziava un'altra; ebbene Sainte-Beuve è la Shahrazàd della letteratura moderna. (da ''Sainte-Beuve'', p. 166)
*Forse gli uomini di oggi non vibrano più per un Tito che rinuncia all'impero per la donna amata, ma soltanto per il gaudente che rinuncia all'impero per una consorte di terza mano. <br/> Io sto con [[Jean Racine|Racine]]; la nostra epoca si conservi le sue rivistine a fumetti, che vendono tanti milioni di esemplari da regalare villini a tutti i redattori. Tra i romanzieri unanimisti e ''Grand Hotel'', preferisco semmai ''Grand hotel''. Ma resto con Racine. Se siamo di fronte, veramente, a un nuovo Medioevo, non c'è da sgomentarsi troppo. Ogni Medioevo termina. E Racine resterà. (da ''Racine'', p.201)
Line 10 ⟶ 11:
*Gli elementi della felicità sono dati a tutti sotto forme diverse. Beato colui che sa combinarli, misero colui che resta inerme e disperato davanti alle vuote convenzioni degli uomini. (da ''Schede sparse'', p.378)
*I due filosofi sono immortali, e ciascuno dei due ha i suoi pregi. Preferiamo sceglierci [[Aristotele|Aristotele]] come guida nella vita, e [[Platone|Platone]] come ispiratore dei nostri sogni. Ma sarebbe una triste vita quella in cui fossimo costretti a rinunciare all'uno o all'altro. (da ''Schede sparse'', p. 379)
*La grande ricchezza dell'individualismo in Italia dove «un Marcel diventa ogni villan», rende difficile a un italiano accettare la gloria dei suoi compagni. Di [[Giorgio Vasari|Vasari ]] ve n'è uno solo. (da ''Italia madre di grandi uomini'', ''New York Times' Book Review, 25 febbraio 1933'', p. 417 )
 
==Bibliografia==