Stefano Rodotà: differenze tra le versioni
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[[Immagine:Stefano_Rodotà_Trento_2007.jpg|thumb|right|Stefano Rodotà a Palazzo Geremia a Trento per il Festival dell'Economia 2007]]
'''Stefano Rodotà''' (1933 – vivente), giurista e uomo politico italiano.
* Proprio sul terreno delle libertà e dei diritti, infatti, l'innovazione costituzionale è grande, così come è profondo il mutamento degli strumenti che devono garantirne l'attuazione. Non vi è soltanto una restaurazione piena dei diritti di libertà, e un allargamento del loro catalogo. Cambia radicalmente la scala dei valori di riferimento, dalla quale scompare proprio quello storicamente fondativo, la proprietà, trasferita nella parte dei rapporti economici, spogliata dell'attributo della inviolabilità, posta in relazione con l'interesse sociale (art. 42.). (da ''La libertà e i diritti'', in ''Storia dello Stato italiano dall'unità a oggi'', Donzelli Editore, Roma, 1995, p. 350)▼
==Citazioni di Stefano Rodotà==
* [...] questa inarrestabile pubblicizzazione degli spazi privati, questa continua esposizione a sguardi ignoti e indesiderati, incide sui comportamenti individuali e sociali. Sapersi scrutati riduce la spontaneità e la [[libertà]]. Riducendosi gli spazi liberi dal controllo, si è spinti a chiudersi in casa, e a difendere sempre più ferocemente quest'ultimo spazio privato, peraltro sempre meno al riparo da tecniche di sorveglianza sempre più sofisticate. Ma se libertà e spontaneità saranno confinate nei nostri spazi rigorosamente privati, saremo portati a considerare lontano e ostile tutto quel che sta nel mondo esterno. Qui può essere il germe di nuovi conflitti, e dunque di una permanente e più radicale insicurezza, che contraddice il più forte argomento addotto per legittimare la sorveglianza, appunto la sua vocazione a produrre [[sicurezza]]. (dalla relazione 2002 del Garante; citato in ''[http://punto-informatico.it/p.aspx?i=299399&p=5 Rodotà: il corpo umano è una password]'', ''Punto informatico'', 21 maggio 2003)▼
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*Di fronte a tutto questo dobbiamo davvero ripetere che le parole sono pietre. Suscitano umori, li fanno sedimentare, li trasformano in consenso, ne fanno la componente profonda di un modello culturale inevitabilmente destinato ad influenzare le dinamiche politiche. Parliamo chiaro. Una ventata razzista e forcaiola sta attraversando l'Italia, e rischia di consolidarsi. [...] La reazione può essere quella di chi alza le mani, si arrende culturalmente e politicamente e si consegna al modello messo a punto dagli altri, con un esercizio che vuol essere realista e, invece, è suicida? [...] Se si pensa che vi sono emergenze che devono essere fronteggiate con forte spirito politico, e il degrado culturale lo è al massimo grado, bisogna essere chiari e necessariamente polemici. (da ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/04/28/il-linguaggio-dei-vincitori.036il.html Il linguaggio dei vincitori]'', ''la Repubblica'', 28 aprile 2008)
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*Nella vecchia idea di [[privacy]] io alzavo un muro e dicevo: questo nessuno lo deve sapere perché voglio vivere liberamente, senza stigmatizzazioni sociali. Si pensava cioè soltanto alle informazioni "in uscita". Ora ci sono anche quelle "in entrata". Qui l'esempio più clamoroso arriva dalla genetica: io non voglio sapere che a 40 anni mi verrà una terribile malattia come la [[malattia di Huntington|corea di Huntington]] e ne ho tutto il diritto. Al tempo stesso ci sarà qualcuno molto interessato a questa notizia: un assicuratore o un datore di lavoro. E io devo essere tutelato.<ref>Citato in Teresa Serrao, ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/05/14/diritto-di-privacy.html Diritto di privacy]'', ''la Repubblica'', 14 maggio 1995.</ref>
==''La vita e le regole''==
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*La cura non deve marcare una distanza, non deve far emergere una estraneità, ma consentire il raggiungimento di una possibile pienezza di vita, come vuole la percezione che ormai abbiamo della salute, non più standard, ma vissuta. (p. 246)
*Non si può dare fondamento costituzionale alla pretesa di considerare la vita indisponibile da parte della stessa persona. Si può ben dire che il riconoscimento della persona e della sua dignità esclude la possibilità di espropriarla del potere di decisione di fronte alla fine dell'esistenza, sancendo una sorta di estraneità dalla vita dell'intero tempo che ci porta verso il morire. (p. 255)
==Note==
<references/>
==Bibliografia==
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