Philip K. Dick: differenze tra le versioni

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*Sono solamente onesta. Dico semplicemente: "Un uomo è l'unico modo che ha lo sperma di produrre altro sperma." Questo è essere realisti. (da ''Labirinto di morte'', p. 91)
*Volevo solo dirti una cosa. Due, al massimo. Primo, che lui, sai di chi parlo, esiste davvero, c'è davvero. Anche se non come l'abbiamo pensato e ne abbiamo fatto esperienza finora... o come riusciremo mai a farlo. E secondo... non può aiutarci più di tanto. Forse un po'. Ma se ne sta a mani vuote; capisce, vuole aiutare. Ci prova, ma... non è così semplice, tutto lì. Non mi chiedere perché. Forse non lo sa nemmeno lui. Forse è perplesso anche lui. Persino dopo tutto il tempo che ha avuto per pensarci su. (da ''Le tre stimmate di Palmer Eldritch'')
 
==''Cacciatore di androidi''==
===[[Incipit]]===
====M. T Guasta====
Una minuscola e allegra vibrazione elettrica, trasmessa dalla soneria automatica e proveniente dall'organo degli umori, accanto al suo letto, svegliò Rick Deckard. Sorpreso (trovarsi sveglio senza preavviso lo sorprendeva sempre) si alzò dal letto, restò immobile un attimo nel suo variopinto pigiama e si stiracchiò.<br>
{{NDR|Philip K. Dick, ''Cacciatore di androidi'' (1968), traduzione di M. T Guasta, Editrice Nord, 1986. ISBN 8842908088}}
 
====Riccardo Duranti====
Una gioviale scossetta elettrica, trasmessa dalla sveglia automatica incorporata nel modulatore d'umore che si trovava vicino al letto, destò Rick Deckard. Sorpreso — lo sorprendeva sempre il trovarsi sveglio senza alcun preavviso — si alzò dal letto con indosso il pigiama multicolore e si stiracchiò.<br>
{{NDR|Philip K. Dick, ''Blade Runner''<ref>Anche con il titolo ''Ma gli androidi sognano pecore elettriche?''.</ref>, traduzione di Riccardo Duranti, Fanucci, 2008. ISBN 9788834714133}}
 
===Citazioni===
*''Kipple'', sono tutti gli oggetti inutili, come una bustina di fiammiferi dopo aver usato l'ultimo fiammifero, o una fascetta gommata, o il giornale omeopatico del giorno prima. Quando non c'è nessuno in giro, il kipple si riproduce. Per esempio, se vai a letto lasciando in giro del kipple, la mattina dopo, quando ti svegli, ce n'è il doppio. E diventa sempre di più. (J.R. Isidore, p. 63)
*Continuando a guidare tirò fuori i fogli spiegazzati e trovò la sua cosidetta età {{NDR|riferendosi ad un androide}}. Ventotto anni, lesse. A giudicare dalle apparenze, le quali, per gli androidi, erano l'unico criterio di valutazione possibile. (p. 92)
*Anche senza l'aiuto dell'organo Penfield, era raggiante di ottimismo. E di una rabbiosa, lieta anticipazione. (p. 92)
*– Non è vero. Anche gli animali... perfino le anguille, i topi, i serpenti, i ragni... sono sacri. <br/>– E allora, può essere, non ti pare? – gli disse Pris, continuando a fissarlo. – Come dici tu, anche gli animali sono protetti dalla legge. Tutto ciò che vive è protetto. Qualsiasi forma che si contorce, si attorciglia, si rintana, vola o brulica o depone uova... (dialogo tra J.R. Isidore e Pris, p. 153)
*Dovunque tu vada, ti sarà richiesto di fare cose che ritieni sbagliate. È una condizione costante della vita quella di essere costretti a violare la propria identità. Una volta o l'altra, ogni creatura vivente si trova costretta ad agire così. È l'ultima ombra, la disfatta della creazione. Questa è una maledizione che alimenta tutta la vita. Dappertutto nell'universo. (Mercer, p. 170)
*Cosa si prova ad avere un bambino? Cosa si prova a nascere? Noi non nasciamo, noi non cresciamo. Invece di morire per una malattia, o di vecchiaia, noi ci esauriamo, come le formiche. Ecco, come le formiche. Ecco cosa siamo. (Rachel, p. 184)
*Sembrava adesso più calma, ma si percepiva ancora una disperata tensione dentro di lei. Eppure, quel suo fuoco interiore, così oscuro e profondo, si era dileguato, la sua forza vitale era svanita, come aveva già visto in tanti altri androidi. La classica rassegnazione, una accettazione puramente meccanica e razionale di ciò che un organismo autentico, con due miliardi di anni di evoluzione e d'istinto di conservazione, non avrebbe mai potuto sopportare. (p. 190) <ref>Ci si riferisce all'atteggiamento passivo con il quale gli "androidi" prendevano coscienza della propria morte imminente ad opera dei "cacciatori di taglie"</ref>
*Per qualche motivo, questa notizia non lo sorprese; soltanto lo fece sentir peggio. Come se si fosse aggiunto dell'altro peso all'oppressione che lo schiacciava ormai da ogni parte. (p. 214)
*Sì, pensò, tutto deriva dal fatto che non ti ho ucciso, e che sono venuto a letto con te. Ad ogni modo, in questo non ti sei sbagliata: sono cambiato. Ma non nel modo che credevi tu. <br/>In modo molto peggiore, decise.<br/> Eppure non me ne importa molto. Non più. (p. 222)
*Ma a un androide non si può far niente, perché se ne strafregano.
*Si sentiva oppressa da un peso che la tagliava fuori dal futuro e le precludeva qualsiasi opportunità che avrebbe potuto in precedenza contenere.
 
==''La svastica sul sole''==
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*Gli uomini pratici non fanno ciò che Jeff e Kirsten hanno fatto; gli uomini pratici lottano contro questa spinta perché è una spinta [[romanticismo|romantica]], una debolezza. È passività appresa; è resa appresa. (sul [[suicidio]], pagina 133, p 629 della trilogia)
*Non si possono trovare difetti alla spinta verso la sopravvivenza. (p. 134, 630 della trilogia)
 
==''Cacciatore di androidi''==
===[[Incipit]]===
====M. T Guasta====
Una minuscola e allegra vibrazione elettrica, trasmessa dalla soneria automatica e proveniente dall'organo degli umori, accanto al suo letto, svegliò Rick Deckard. Sorpreso (trovarsi sveglio senza preavviso lo sorprendeva sempre) si alzò dal letto, restò immobile un attimo nel suo variopinto pigiama e si stiracchiò.<br>
{{NDR|Philip K. Dick, ''Cacciatore di androidi'' (1968), traduzione di M. T Guasta, Editrice Nord, 1986. ISBN 8842908088}}
 
====Riccardo Duranti====
Una gioviale scossetta elettrica, trasmessa dalla sveglia automatica incorporata nel modulatore d'umore che si trovava vicino al letto, destò Rick Deckard. Sorpreso — lo sorprendeva sempre il trovarsi sveglio senza alcun preavviso — si alzò dal letto con indosso il pigiama multicolore e si stiracchiò.<br>
{{NDR|Philip K. Dick, ''Blade Runner''<ref>Anche con il titolo ''Ma gli androidi sognano pecore elettriche?''.</ref>, traduzione di Riccardo Duranti, Fanucci, 2008. ISBN 9788834714133}}
 
===Citazioni===
*''Kipple'', sono tutti gli oggetti inutili, come una bustina di fiammiferi dopo aver usato l'ultimo fiammifero, o una fascetta gommata, o il giornale omeopatico del giorno prima. Quando non c'è nessuno in giro, il kipple si riproduce. Per esempio, se vai a letto lasciando in giro del kipple, la mattina dopo, quando ti svegli, ce n'è il doppio. E diventa sempre di più. (J.R. Isidore, p. 63)
*Continuando a guidare tirò fuori i fogli spiegazzati e trovò la sua cosidetta età {{NDR|riferendosi ad un androide}}. Ventotto anni, lesse. A giudicare dalle apparenze, le quali, per gli androidi, erano l'unico criterio di valutazione possibile. (p. 92)
*Anche senza l'aiuto dell'organo Penfield, era raggiante di ottimismo. E di una rabbiosa, lieta anticipazione. (p. 92)
*– Non è vero. Anche gli animali... perfino le anguille, i topi, i serpenti, i ragni... sono sacri. <br/>– E allora, può essere, non ti pare? – gli disse Pris, continuando a fissarlo. – Come dici tu, anche gli animali sono protetti dalla legge. Tutto ciò che vive è protetto. Qualsiasi forma che si contorce, si attorciglia, si rintana, vola o brulica o depone uova... (dialogo tra J.R. Isidore e Pris, p. 153)
*Dovunque tu vada, ti sarà richiesto di fare cose che ritieni sbagliate. È una condizione costante della vita quella di essere costretti a violare la propria identità. Una volta o l'altra, ogni creatura vivente si trova costretta ad agire così. È l'ultima ombra, la disfatta della creazione. Questa è una maledizione che alimenta tutta la vita. Dappertutto nell'universo. (Mercer, p. 170)
*Cosa si prova ad avere un bambino? Cosa si prova a nascere? Noi non nasciamo, noi non cresciamo. Invece di morire per una malattia, o di vecchiaia, noi ci esauriamo, come le formiche. Ecco, come le formiche. Ecco cosa siamo. (Rachel, p. 184)
*Sembrava adesso più calma, ma si percepiva ancora una disperata tensione dentro di lei. Eppure, quel suo fuoco interiore, così oscuro e profondo, si era dileguato, la sua forza vitale era svanita, come aveva già visto in tanti altri androidi. La classica rassegnazione, una accettazione puramente meccanica e razionale di ciò che un organismo autentico, con due miliardi di anni di evoluzione e d'istinto di conservazione, non avrebbe mai potuto sopportare. (p. 190) <ref>Ci si riferisce all'atteggiamento passivo con il quale gli "androidi" prendevano coscienza della propria morte imminente ad opera dei "cacciatori di taglie"</ref>
*Per qualche motivo, questa notizia non lo sorprese; soltanto lo fece sentir peggio. Come se si fosse aggiunto dell'altro peso all'oppressione che lo schiacciava ormai da ogni parte. (p. 214)
*Sì, pensò, tutto deriva dal fatto che non ti ho ucciso, e che sono venuto a letto con te. Ad ogni modo, in questo non ti sei sbagliata: sono cambiato. Ma non nel modo che credevi tu. <br/>In modo molto peggiore, decise.<br/> Eppure non me ne importa molto. Non più. (p. 222)
*Ma a un androide non si può far niente, perché se ne strafregano.
*Si sentiva oppressa da un peso che la tagliava fuori dal futuro e le precludeva qualsiasi opportunità che avrebbe potuto in precedenza contenere.
 
== ''Un oscuro scrutare'' ==