Karl Rahner: differenze tra le versioni

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raggruppo e amplio ''La fatica di credere''
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==Citazioni di Karl Rahner==
*L'[[uomo]] abita sulla riva del mare infinito del [[mistero]].<ref>Citato in [[Rosino Gibellini]], ''La teologia del XX secolo'', Queriniana, Brescia, 1999, p. 244. ISBN 88-399-0369-0</ref>
*Se uno veramente non riesce più a sopportare la propria vita, cioè se a motivo delle condizioni fisiologiche e psicologiche in cui si trova non è più in grado di disporre in modo realmente libero di se stesso, e in tale situazione egli stesso [[suicidio|pone termine]] alla propria vita, costui va a finire nelle mani del Dio misericordioso. In ogni generazione della mia parentela mi è capitato di assistere a qualche conclusione apparentemente arbitraria della vita. Una volta ho dato sepoltura ecclesiastica a un parente prossimo che era morto così, e trovo che ciò è senz'altro conforme allo spirito della religione e della Chiesa.<ref>Da ''La fatica di credere'', Edizioni Paoline, 1986, p. 117. ISBN 88-215-1057-3</ref>
 
==''Dimensioni politiche del cristianesimo''==
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*Il cristiano deve, in ultima analisi, prendere la propria decisione davanti alla [[croce cristiana|croce di Cristo]]. Qui sta la sua salvezza, qui appare con chiarezza ai suoi occhi il senso della sua esistenza. Ma sulla croce, come dice [[Paolo di Tarso|san Paolo]], Dio vince mediante l'impotenza e la follia di Colui che vi muore sopra, benché Paolo fosse incrollabilmente convinto che con il Crocefisso è giunto il regno definitivo di Dio. Il cristiano deve prendere le sue decisioni secondo i criteri proclamati da Gesù nel [[discorso della montagna]]. Deve abbracciare la follia della croce, che è richiesta come vera sapienza del cristiano. San Paolo afferma (in maniera ancor più radicale) che la potenza di Dio si manifesta nella debolezza. (da ''Le armi atomiche e il cristiano'', 1982; p. 124)
*È un vero [[pacifismo|pacifista]] chi è capace di cambiare opinione, perché solo così si può sperare di poter riappacificare ''avversari'' che sostenevano pareri diversi. È pacifista solo chi è capace di rimetterci, dando ragione al suo cosiddetto avversario e terminando una discussione diverso da come è entrato. È pacifista chi riesce a lodare almeno una volta il sostenitore di opinioni e di decisioni contro le quali egli è convinto in coscienza del proprio dovere di resistenza e opposizione. È pacifista chi tratta con pazienza e cortesia anche chi gli dà sui nervi. Siamo pacifisti solo quando non disprezziamo gli atteggiamenti e gli sforzi degli altri con grossolani e declassanti giudizi facili da evitare; quando abbandoniamo il nostro modo di pensare fatto di luoghi comuni; quando cerchiamo di scoprire, dietro le parole, il concetto sul quale siamo forse dello stesso parere. Siamo pacifisti solo se confrontiamo ''noi stessi'' con gli ideali ''degli altri'', secondo le possibilità reali; quando non difendiamo il nostro prestigio sociale e combattiamo in modo leale e corretto, anche se questa correttezza dovesse diminuire le possibilità della nostra vittoria.<br />Serviamo la [[pace]] solo se abbiamo davvero capito che possiamo assumerci delle responsabilità anche esitando o tacendo, se stimiamo i [[politica|politici]] solo quando si dimostrano veri uomini in tutte le situazioni e non banali rappresentanti del nostro egoismo e quando sospettiamo dei politici che ci danno troppo ragione, confermando la nostra opinione. Avremo la beatitudine promessa dal Vangelo agli operatori di pace, quando combatteremo per la libertà nostra e per quella degli altri, e impareremo, piano piano, a sentire nostra l'ingiustizia commessa non solo verso noi stessi, ma anche verso gli altri.<br /Ci sono anche piccole virtù quotidiane del pacifista. È cortese verso chi gli è subordinato e non è servile davanti a quelli più potenti di lui. Mette di fronte al suo errore chi ha mancato, ma sa tacere di fronte agli altri. Non si considera troppo importante ed insostituibile; sa che in tutti noi l'autodifesa tende a prendere il sopravvento sull'autocritica; sa anche di poter delegare la responsabilità e non crede sempre di fare tutto meglio degli altri. Sa che a volte è meglio che l'altro faccia bene qualcosa che lui stesso avrebbe fatto meglio, perché la libertà dell'altro, che è veramente la cosa più importante, può svilupparsi solo quando gli si permette di fare bene ciò che sa fare. Il pacifista non si fa costringere ad accettare alternative primitive; tenta di formulare gli argomenti del suo avversario nel modo migliore e più convincente di quanto lui stesso non sia riuscito a fare, perché il pacifista non cerca la misera vittoria su un avversario che ha già ridotto ad un fantoccio. Cerca, invece, di superare i propri pregiudizi là dove riconosce che si tratta di parzialità emotiva, perché sa che siamo ancora fin troppo ottusi dove crediamo di essere aperti. Il pacifista cerca di convincersi sempre che l'altro non è sciocco o cattivo solo per il fatto che sostiene un'altra opinione; si rende conto, infatti, che le possibilità di essere sciocchi o cattivi, e quindi egoisti, sono regolarmente presenti in tutti gli uomini. (Da ''La pace come impegno'', 1968; pp. 138-139)
 
==''La fatica di credere''==
*«Cristianesimo anonimo» significa questo: chiunque segue la propria coscienza, sia che ritenga di dover essere cristiano oppure non-cristiano, sia che ritenga di dover essere ateo oppure credente, un tale individuo è accetto e accettato da Dio e può conseguire quella vita eterna che nella nostra fede cristiana noi confessiamo come fine di tutti gli uomini. In altre parole: la grazia e la giustificazione, l'unione e la comunione con Dio, la possibilità di raggiungere la vita eterna, tutto ciò incontra un ostacolo solo nella cattiva coscienza di un uomo. (pp. 86-87)
*[...] certamente in molti casi possiamo trovarci d'accordo con i [[marxisti]]. Che i poveri debbano essere trattati in maniera più decente; che non sia lecito opprimere i deboli; che in America Latina vi siano tremende ingiustizie sociali: su questi e simili dati, cristiani e marxisti possono benissimo trovarsi d'accordo. Là dove la povera gente viene sfruttata, il marxista e il cristiano devono lottare insieme per l'eliminazione di un simile sfruttamento. (p. 89)
*Se uno veramente non riesce più a sopportare la propria vita, cioè se a motivo delle condizioni fisiologiche e psicologiche in cui si trova non è più in grado di disporre in modo realmente libero di se stesso, e in tale situazione egli stesso [[suicidio|pone termine]] alla propria vita, costui va a finire nelle mani del Dio misericordioso. In ogni generazione della mia parentela mi è capitato di assistere a qualche conclusione apparentemente arbitraria della vita. Una volta ho dato sepoltura ecclesiastica a un parente prossimo che era morto così, e trovo che ciò è senz'altro conforme allo spirito della religione e della Chiesa.<ref>Da ''La fatica di credere'', Edizioni Paoline, 1986, (p. 117. ISBN 88-215-1057-3</ref>)
*Io penso che ad ogni cristiano e a se stessi bisogna pur dire: «Non hai il diritto di toglierti la vita!». Bisogna dire a se stessi: «Devi conservare la tua vita fino al termine disposto da Dio, ti piaccia o meno. Devi saper venire a capo delle tue difficoltà psichiche». Ma se poi la cosa va a finire in modo diverso, la situazione da giudicare è totalmente diversa rispetto a quando io mi trovo attivamente e responsabilmente di fronte al problema di come possa disporre della mia vita. (pp. 117-118)
 
==''Maria: meditazioni''==
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==Bibliografia==
*Karl Rahner, ''Dimensioni politiche del cristianesimo: Testi scelti e commentati da Herbert Vorgrimler'', traduzione di Martina Radig, Città Nuova, Roma, 1992. ISBN 88-311-7266-2 ([http://books.google.it/books?id=xgMcxBaWjMEC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false Anteprima su Google Libri])
*Karl Rahner, ''La fatica di credere: Meinold Krauss a colloquio con Karl Rahner'', versione integrale dal tedesco di Antonio Carrozzini, a cura di Piergiorgio Beretta, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo, 1986. ISBN 88-215-1057-3
*Karl Rahner, ''Maria: meditazioni'', traduzione di R. Sartori e G. Pirola, Morcelliana, 1968.
*Karl Rahner, ''Tu sei il silenzio'', traduzione di C. Negri, Queriniana, Brescia, 2002.