Gustavo Zagrebelsky: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Gustavo Zagrebelsky==
* «Assolutamente». Un avverbio e un aggettivo apparentemente innocenti, da qualche tempo, condiscono i nostri discorsi e in modo così pervasivo che non ce ne accorgiamo «assolutamente» più: per l´appunto, assolutamente e assoluto. Tutto è assolutamente, tutto è assoluto. Facciamoci caso. È perfino superfluo esemplificare: tutto ciò che si fa e si dice è sotto il segno dell'assoluto. Neppure più il «sì» e il «no» si sottraggono alla dittatura dell'assoluto: «assolutamente sì», «assolutamente no» (da ''Sulla lingua del tempo presente'')
*La Costituzione, ciò che ci siamo dati nel momento in cui eravamo sobri, a valere per i momenti in cui siamo sbronzi. (da ''Valori e diritti: dietro ai conflitti della politica'', ne ''la Repubblica'' del 22 febbraio 2008, aforisma originario di Jon Elster, professore di scienze sociali a New York)
*Un grande giurista del secolo scorso, cattolico per giunta, ha scritto che evocare il diritto naturale nelle nostre [[società]], dove convivono valori, concezioni della [[vita]] e del [[bene]] comune diverse, significa lanciare un grido di [[guerra]] civile. [...] Questo incitamento, per quanto nobili a taluno possano sembrarne le motivazioni, è sovversivo; è l'espressione della pretesa di chi ha l'ardire di porsi unilateralmente al di sopra delle leggi e della Costituzione. (da ''Le false risposte del diritto naturale'', ne ''la Repubblica'' del 4 aprile 2007)
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===[[Incipit]]===
«Una parola ha detto l'Eterno, due ne ho udite: il potere appartiene a Lui». Queste parole del Salmo 62 chiariscono come meglio non si potrebbe il senso delle pagine che seguono e il titolo sotto il quale sono raccolte. <br />''Contro'' l'etica della [[verità]] significa ''a favore'' di un'etica del [[dubbio]]. Al di là delle apparenze, il dubbio non è affatto il contrario della verità. È incontestabile che chi crede nella verità può dubitare, anzi: dubitarne. Chi crede che le cose umane siano inafferrabili, non dubita affatto, ma sospende necessariamente ogni giudizio. È questa, nella storia della filosofia, l'''epoché'' di Pirrone e del pirronismo. L'astensione dall'affermare di ogni cosa ch'essa sia vera o falsa, buona o cattiva, giusta o ingiusta, bella o brutta significa che tutto è indifferente a questo genere di giudizi. Come forma estrema di scetticismo, è incompatibile così con il dubbio. Il dubbio, infatti, al contrario del radicale scetticismo, presuppone l'afferrabilità delle cose umane, ma, insieme, l'insicurezza di averle afferrate veramente, cioè la consapevolezza del carattere necessariamente fallibile o mai completamente perfetto della conoscenza umana, cioè ancora la coscienza che la profondità delle cose, pur se sondabile, è però inesauribile.
 
===Citazioni===
*''Contro'' l'etica della [[verità]] significa ''a favore'' di un'etica del [[dubbio]]. Al di là delle apparenze, il dubbio non è affatto il contrario della verità. In certo senso, ne è la ri-affermazione, un omaggio alla verità. È incontestabile che solo chi crede nella verità può dubitare, anzi: dubitarne. (p. VII)
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==''La felicità della democrazia''==
 
*Direi che oggi la destra considera la democrazia italiana insufficiente, perché non consente al potere legittimato dal voto di farsi potere supremo, in nome nella "unione sacra" rappresentata dal suffragio popolare. La sinistra invece, se fosse possibile considerarla unitariamente, considera la nostra democrazia debole per ragioni esattamente opposte, vale a dire perché si lascia troppo facilmente deformare a vantaggio del vincitore delle elezioni. I bilanciamenti, i controlli, le garanzie di fronte allo strapotere legittimato dal voto stentano a dispiegarsi come dovrebbero. Insomma, la democrazia italiana non soddisfa chi le chiede troppo, mentre delude chi già crede che abbia concesso molto più del dovuto al più forte. {{NDR|Gustavo Zagrebelsky ed [[Ezio Mauro]], La felicità della democrazia, Editori Laterza, 2011, pag. 155}}
 
*Va bene! Diciamo che siamo in democrazia perché ci sono le elezioni. Ma bastano perché sia una democrazia che ci piace? {{NDR|Gustavo Zagrebelsky ed [[Ezio Mauro]], La felicità della democrazia, Editori Laterza, 2011, pag. 172}}
 
==''Sulla lingua del tempo presente''==
* «Assolutamente». Un avverbio e un aggettivo apparentemente innocenti, da qualche tempo, condiscono i nostri discorsi e in modo così pervasivo che non ce ne accorgiamo «assolutamente» più: per l´appunto, assolutamente e assoluto. Tutto è assolutamente, tutto è assoluto. Facciamoci caso. È perfino superfluo esemplificare: tutto ciò che si fa e si dice è sotto il segno dell'assoluto. Neppure più il «sì» e il «no» si sottraggono alla dittatura dell'assoluto: «assolutamente sì», «assolutamente no»
 
==Bibliografia==