Gran Sasso: differenze tra le versioni

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*Questo monte è veramente il più alto e il più horrido di tutti i monti d'[[Italia]]. Dico che vi son tali precipitii che passano cinque miglia, dove son possono andar huomeni né animali, se non uccelli ([[Francesco De Marchi]] - ingegnere e militare bolognese del secolo XVI)
*Fra gli altri animali, in tal monte (il monte Corno) e nel più alto e né vicini, ove sono più balze erte v'è il camoscio o camorza, cioè la capra selvaggia detta da' paesani camoscio, o scamorzio. È simile alla capra, però un poco più grossa, ha il color rossardo o di creta. Le corna sono ritorte in avanti, nel che è diverso dalle capre comuni. ([[Antonio Ludovico Antinori]] - arcivescovo e storiografo del 1700)
*Colledara è un villaggetto di poche case, posto sopra una delle più verdi e più ridenti colline che allietano la Valle di [[Monte Corno]], o Gran Sasso d'Italia, dal lato che guarda l'[[Adriatico]]. Da quella parte, il Gran Sasso si mostra più maginificamente elevato e superbo. La sua altezza non è grande (2914 m), se lo si paragona, per esempio, a quella della più ardue cime delle [[Alpi]]; ma io non ho mai visto un monte che più faccia pompa della sua statura, e che avegli nell'animo più intensamente il senso della maestà e del sublime. L'altezza di altri monti famosi che io ho veduti, è ordinariamente preparata da molte colline e da potenti contrafforti, per modo che spesso le più ardite cime sembrano a primo sguardo poco elevate e al tutto indegne della loro fama. Ai piedi del Gran Sasso... dalla parte di [[Teramo]] e di [[Colledara]], non si ha un'altezza maggiore di otto o novecento metri. Perciò si possono vedere, al di sopra della breve zona boscosa, circa duemila metri di nudo sasso, di color ferrigno, elevarsi impetuosi verso il cielo. La forma del monte è quasi quella di una mitra episcopale; ma a me non piace di paragonarlo a un oggetto senza vita: egli è vivo, e vede e sente; si leva gigante a capo della Valle, come il signore di essa, e, con l'ardua punta, scopre, dicono, fin la remota riva della [[Dalmazia]]. E par che si alzi sui piedi, e aderga la testa e le spalle per vegliare da lungi sull'antico e glorioso mare d'Italia, o meglio, per scoprire altri suoi fratelli lontani, soli degni dei suoi sguardi e del suo amore. Sembra a volte di vedergli gonfiare l'immenso petto roccioso dalla soddisfazione intima piena peer il proprio sublime aspetto, per l'aria purissima che gli è dato di godere, e per le mirabili cose che può perennemente scoprire e ammirare. Molti vedono nel suo dentato superbo profilo l'immagine di [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]], di quest'anima sublime, che, lasciate le misere forme umane, dov'era imprigionata, erra di vetta in vetta per trovare, nell'eternità delle rocce e dei dirupi, una forma che sia degna d'incarnare tutta la sua innata grandezza. ([[Fedele Romani]], ''Colledara'', [[Firenze]], Bemporad, 1907)
*Dovunque si sente lo spazio. Lo sguardo, appena trova un varco, subito va lontano, con l'immediatezza di un corpo sommerso che viene a galla, fino al Gran Sasso ed al [[Sirente]] dominanti la vasta vallata. ([[Guido Piovene]]) (''Viaggio in Italia'', Mondadori, [[Milano]], 1957)
*A mano a mano che salivamo, se ci guardavamo indietro, la nostra vista si allargava sull'intiero altipiano e scopriva, in tutto il suo splendore, la mole grandiosa del Gran Sasso. ([[Ignazio Silone]], in ''La terra e la gente in [[Abruzzo]]'', Electa, [[Milano]], 1963)