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* «Tu butti fuori certi peti piú puzzolenti dei miei, cadavere. Non so perché tutti ti compiangano. Cosa ti manca? Prima ti muovevi, ora il tuo movimento passa ai vermi che tu nutri. Crescevi unghie e capelli: ora colerai liquame che farà crescere piú alte nel sole le erbe del prato. Diventerai erba, poi latte delle mucche che mangeranno l’erba, sangue di bambino che ha bevuto il latte, e così via. Vedi che sei piú bravo a vivere tu di me, o cadavere?» ([[Il cavaliere inesistente]], pag. 64)
* Contro a tutte le regole imperiali d’etichetta, Carlomagno s’andava a mettere a tavola prima dell’ora, quando ancora non c’erano altri commensali. Si siede e comincia a spiluzzicare pane o formaggio o olive o peperoncini, insomma tutto quel che è già in tavola. Non solo, ma si serve con le mani. Spesso il potere assoluto fa perdere ogni freno anche ai sovrani piú temperanti e genera l’arbitrio. ([[Il cavaliere inesistente]], pag. 80)
* S’era messo a capo d’una banda di ragazzi cattolici che saccheggiavano le campagne attorno; e non solo spogliavano gli alberi da frutta, ma entravano anche nelle case e nei pollai. E bestemmiavano più forte e più sovente perfino di Mastro Pietrochiodo: sapevano tutte le bestemmie cattoliche e ugonotte, e se le scambiavano tra loro. <br> - Ma faccio anche tanti altri peccati, - mi spiegò, dico falsa testimonianza, mi dimentico di dar acqua ai fagioli, non rispetto il padre e la madre, torno a casa la sera tardi. Adesso voglio fare tutti i peccati che ci sono; anche quelli che dicono che non sono abbastanza grande per capire. <br> - Tutti i peccati? - io gli dissi. - Anche ammazzare? <br> Si strinse nelle spalle: - Ammazzare adesso non mi conviene e non mi serve. <br> - Mio zio ammazza e fa ammazzare per gusto, dicono, - feci io, pervaverper aver qualcosa da parte mia da contrapporre a Esaù. <br> Esaù sputò. <br> - Un gusto da scemi, - disse. ([[Il visconte dimezzato]] p. 95)
 
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