Luciano Canfora: differenze tra le versioni

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==''La natura del potere''==
===[[Incipit]]===
L'idea che "il potere" stia, da qualche parte, remoto, invisibile, inattingibile ma influentissimo, e quella, opposta, secondo cui esso è, invece, incarnato dai quotidianamente visibili e imperversanti "potenti" (che ogni giorno ci ricordano, o forse ci rinfacciano, di averli eletti) hanno, ancorché contrastanti, entrambe larga diffusione. E curiosamente vengono fatte proprie, non di rado, dalle medesime persone, magari in momenti diversi ma neanche tanto distanti. Curiosa ma indicativa oscillazione tra diagnosi opposte, eppur credute entrambe vere.
 
===Citazioni===
* Il problema vero è che il ''[[tiranno]]'' è una invenzione, una creazione politico-letteraria. (p. 52)
 
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* Ormai la parola pubblica è morta, sostituita da un potentissimo [[Televisione|elettrodomestico]]. Chi lo possiede - per dirla con De Gasperi - «vince le elezioni». (p. 73)
 
* La [[pubblicità]] è […] la più politica e la più ideologica e in assoluto la più efficace mediatrice di "valori". (p. 78)
 
* Nota [[Eric Hobsbawm|Hobsbawm]] - e questo gli sembra l'argomento principale -, «l'unica cosa assolutamente certa» è che anche l'impero americano «sarà transitorio come tutti gli altri imperi».<ref>[[Eric Hobsbawm|E.J.Hobsbawm]], ''Imperialismi'', Rizzoli, Milano, 2007, pp.60 e 62. ISBN 9788817015998</ref> A sostegno di questa profezia, lo storico inglese adduce l'argomento già adoperato da [[Giovanni Paolo II]] nel giorno stesso in cui scattava l'attacco all'Iraq (aprile 2003), ma censurato da tutta la stampa e dai notiziari di maggiore ascolto, in Italia e all'estero: che cioè «tutti gli imperi precedenti sono caduti». La censura [è] inflitta a un pontefice un tempo prediletto in Occidente, e a giudicare dal libro di [[Carl Bernstein]] (''Sua Santità''), interlocutore diretto della Cia al tempo di Solidarność.<ref>[[Carl Bernstein|Bernstein]], [[Marco Politi|Politi]], ''Sua Santità'', Rizzoli, Milano, 1996, cit. pp. 266-303, specie 278-280. ISBN 9788817330251</ref> (p. 91 sg.)
 
* [G]iunto davanti al Colosseo - simbolo omicida dell'imperialismo dell'antica Roma - [[Giovanni Paolo II]] si fermò, e parlò col consueto vigore profetico potenziato dal suo esotico italiano, e disse additando l'orribile edificio: «Anche l'impero romano alla fine cadde!». Da poche ore le bombe "intelligenti" di Bush avevano incominciato a devastare Bagdad. L'allusione era inequivocabile. E l'imbarazzo fu tale che soltanto un notiziario radio alquanto antelucano diede conto di queste parole, laddove i giornali - grandi, meno grandi, piccoli - cancellarono la frase. (p. 92)
 
* Emblematica la nullità, sul piano militare, dell'11 settembre, e significativa al contrario la capacità dimostrata dagli Usa di sfruttare politicamente il panico derivatone. (p. 94)
 
===[[Explicit]]===
Quando si spegnerà il "fondamentalismo occidentalista" che oggi domina la parte più forte e aggressiva dell'Occidente si ricomincerà a comprendere che le differenti parti del pianeta potranno convivere solo se sarà loro consentito di vivere ''iuxta propria principia''.<ref>Presente anche nell'articolo di Luciano Canfora, ''[http://archiviostorico.corriere.it/2007/marzo/22/ultimo_Impero_co_9_070322065.shtml L'ultimo Impero]'', ''Corriere della Sera'', 22 marzo 2007, p. 51</ref>
 
==Note==