Luciano Canfora: differenze tra le versioni

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+4 ''La natura del potere''
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*Quello che ai protagonisti non fu chiaro, per lo meno non a tutti, fu che procedure di esportazione ''manu militari'' di un modello politico-sociale (considerato irrinunciabile e perciò meritevole persino di un disastroso crollo d'immagine) ''non si possono ripetere più volte''. O si determina la scelta di strade nuove, cioè un mutamento più lungo e diluito nel tempo ma pur sempre un mutamento, o, altrimenti, la replica del meccanismo «repressione/ripristino puro e semplice dell'ordine» diventa la premessa per la fine. Com'è infatti accaduto, un decennio più tardi, con l'abbattimento di Dubček. (cap. III, p. 45)
*Il mondo islamico dispone di un fattore di mobilitazione ridivenuto irresistibile: il fanatismo religioso; o meglio il collante religioso come alimento della contrapposizione e resistenza contro l'Occidente. <br>Se oggi esso è, al di là degli eccessi retorici con cui se ne parla, il principale «pericolo» per la ''pax americana'', ciò dipende, in ultima analisi, dalla scelta – perseguita per mezzo secolo – di ''far fallire comunque la diffusione del «modello sovietico» nel mondo arabo-islamico'', di impedire la sua espansione oltre i confini dell'ormai laicizzata «Asia sovietica». (cap. V, 7, p. 77)
 
==''La natura del potere''==
* Il problema vero è che il ''[[tiranno]]'' è una invenzione, una creazione politico-letteraria. (p. 52)
 
* È una necessità fondamentale, per [i sistemi democratici], la esteriorità o "macchina della [[politica]]": perché la forza risiede altrove ma deve restare il più possibile retroscenica; e ciò riesce meglio soprattutto se la "macchina" che è sulla scena mobilita al massimo l'attenzione e le passioni. (p. 61)
 
* […] il più forte dei retroscenici [[poteri forti]] si è rivelato quello – visibilissimo - che plasma la ''forma mentis'' (e la parola stessa) dei cittadini. Un potere che, nonostante si serva di strumenti concreti e tangibili e per il possesso dei quali talvolta si versa sangue, è nel suo esplicarsi impalpabile; penetra dovunque come il gas, e crea (questo sì!) "l'uomo nuovo": cioè il suddito-[[consumatore]]-arrampicatore frustrato, invano proteso a desiderare e a mirare modelli di vita inarrivabili, che finiscono col costituire la totalità delle sue aspirazioni. È lì la forma "sublime", e quasi inaffondabile, di ''potere''; ma anche - conviene non dimenticarlo - la limitazione massima della parola nell'età che a tutti promette il massimo di libertà di parola. (p. 62 sg.)
 
* Ormai la parola pubblica è morta, sostituita da un potentissimo [[Televisione|elettrodomestico]]. Chi lo possiede - per dirla con De Gasperi - «vince le elezioni». (p. 73)
 
==Note==