Andrea Scanzi: differenze tra le versioni

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*Ogni arte ha bisogno del Male, ogni teatro insegue il Cattivo. Eccolo, al suo massimo "splendore": [[Ivan Lendl]]. Il Tiranno cecoslovacco è stato il Memento Mori del tennis. La quintessenza della cattiveria, del sadismo. Dell'antipatia. Brutto come una scena tagliata di Pino Quartullo (ammesso che ne esistano), soleva farsi il bagno nella segatura e spulciarsi scimmiescamente le sopracciglia prima di servire. Indossava polsini ascellari, il volto era scavato dall'odio, lo sguardo quello di un collezionista di bulbi.<ref name=meno/>
*{{NDR|Su [[Mats Wilander]]}} Pallettaro, pallettaro, pallettaro. Lento, soporifero, meditabondo. Tic tac, tic tac, tic tac. Ronf. Un Borg senza Borg. Uccise Leconte a suon di prime palle. Devastò l'estetica lungo tutto l'arco della sua carriera. Sembrava imperturbabile. Poi la vita gli chiese pegno, andò tutto in cortocircuito (come per Borg) e addio.<ref name=meno/>
*Per questo il più convincente {{NDR|al Concerto del Primo Maggio 2012}} è stato [[Caparezza]], un pazzo di talento che declina la protesta in salsa obliquamente allegra.<ref>Da ''[http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/05/03/basta-discorsi-primo-maggio/216711/ Basta discorsi al Primo Maggio]'', ''Il Fatto Quotidiano.it'', 3 maggio 2012.</ref>
*Poi lo vidi a Melbourne 2008. Oh, amici miei, se non l'avete visto o non lo ricordate nella semifinale con Nadal, vuol dire che avete sempre fatto l'amore solo su Second Life e ad occhi chiusi. Vuol dire che non sapete niente di tennis. [[Jo-Wilfried Tsonga|Tsonga]], quel giorno, fu folgore e tuono, incendiò e devastò, visse e generò redenzione. Uno scintillio di bellezza, di carisma, di veemenza agonistica, come non se ne vedevano da decenni.<ref>Da ''[http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=241&ID_articolo=415&ID_sezione=523 Il giorno che tornammo a sorridere (Tsonga signoreggia e soverchia)]'', ''La Stampa'', 30 giugno 2011.</ref>
*Quanto a Federer, lodi e peana. Definitivamente schumacheriano, totalitario e imperturbabile nel correre da solo. Quindicesimo slam, record su record e tanti altri vassalli da spennare. Direte: ma lui che colpa ha? Nessuna, al di là di quella stitica frigidità passionale. Non è certo colpa sua se è troppo più forte degli altri, né – più ancora – se gli altri si accontentano di esserci. Preferendo, al morso, un imprecisato quanto sterile abbaiare. Senza mai smettere di scodinzolare al Padrone.<ref>Da ''[http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=241&ID_articolo=160&ID_sezione=523 Wimbledon finale: Un vassallo è per sempre]'', ''La Stampa'', 5 luglio 2009.</ref>