Francesco Petrarca: differenze tra le versioni

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*La [[fatica]] perseverante e la continua applicazione sono il cibo del mio spirito; quando comincerò a riposare e a rallentare il mio lavoro, allora cesserò anche di vivere. (dalle ''Epistole'', a cura di Ugo Dotti, UTET, 1978)
*{{NDR|I [[libri]]}} Ora questi, ora quelli io interrogo, ed essi mi rispondono, e per me cantano e parlano; e chi mi svela i segreti della natura, chi mi dà ottimi consigli per la vita e per la morte, chi narra le sue e le altrui chiare imprese, richiamandomi alla mente le antiche età. E v'è chi con festose parole allontana da me la tristezza e scherzando riconduce il riso sulle mie labbra; altri m'insegnano a sopportar tutto, a non desiderar nulla, a conoscer me stesso, maestri di pace, di guerra, d'agricoltura, d'eloquenza, di navigazione; essi mi sollevano quando sono abbattuto dalla sventura, mi frenano quando insuperbisco nella felicità, e mi ricordano che tutto ha un fine, che i giorni corron veloci e che la vita fugge. E di tanti doni, piccolo è il premio che mi chiedono: di aver libero accesso alla mia casa e di viver con me, dacché la nemica fortuna ha lasciato loro nel mondo rari rifugi e pochi e pavidi amici. (da ''Rime, trionfi, e poesie latine'', a cura di Ferdinando Neri, Ricciardi, 1951)
*''QuemQuegli una uxorcui non castigatè castigo sufficiente una [[moglie]], dignusè estdegno pluribus.''di (daaverne parecchie.<ref>Da ''De remediis utriusque fortune''); citato in [[Giuseppe Fumagalli]], ''L'ape latina'', Hoepli, 1987.</ref>
:''Quem una uxor non castigat, dignus est pluribus.''
:Quegli cui non è castigo sufficiente una moglie, è degno di averne parecchie.<ref>Citato in Giuseppe Fumagalli, ''L'ape latina'', Hoepli, 1987.</ref>
*{{NDR|[[Napoli]]}}, per molti rispetti eccellente, ha questo oscuro e vergognoso e inveterato malanno, che il girar di notte vi è non meno pauroso e pericoloso che tra folti boschi, essendo le vie percorse da nobili giovani armati, la cui sfrenatezza né la paterna educazione né l'autorità dei magistrati né la maestà e gli ordini del re seppero mai contenere. (da ''Familiarum rerum libri''; in Francesco Petrarca, ''Opere'', vol. I, Sansoni, 1990)
*Sento qualcosa di insoddisfatto nel mio cuore, sempre.