Dolindo Ruotolo: differenze tra le versioni

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*O luce eterna, a Te dunque io vengo, e nelle tue parole vedo le verità che trascendono tutte le altre; le vedo, le accetto, le adoro, le assorbo nella mia vita, ne formo la mia norma, il mio carattere, la ragione e la guida di ogni mia azione, il pascolo della mente, la fiamma del cuore, la beatitudine nell'esilio, la felicità svelata nella Patria eterna. (p. 1606)
*Il cielo con tutta la sua creazione è come il telescopio che ci fa scorgere Dio: non lo ingrandisce, non lo può ingrandire al nostro sguardo, perché Egli è infinito, ma può farci intravedere la sua grandezza, può farci contemplare un raggio della sua potenza, un fulgore della sua sapienza, un caldo riflesso dell'infinita fiamma del suo amore. (p. 1615)
*Ed anche se ascendo nel cielo sidereo, che cosa è questo di fronte a Te, mio Dio? E se pur la mia mente giunge in alto e, quasi cherubino dalle ali spiegate, si protende verso i confini del cielo, che cosa ha visto della creazione, e che cosa ha potuto intuire di Te, mio Dio? (p. 1616)
*Gli angeli estatici ammirarono l'opera del Verbo di Dio, e cantarono lodi di amore; videro lontano, su quei mari di splendore, quello che Egli sarebbe stato incarnandosi, videro nella luce profetica la sua umana natura, fulgente della natura divina nell'unità della stessa Persona del Verbo per cui tutto in quel momento era fatto, e si sentirono invitati ad adorare. (p. 1620)
*L'anima mia si raccoglie e t'adora, o Verbo di Dio, poiché tutte queste meraviglie cantano le tue lodi, e per Te glorificano il Padre. Tu sei il cielo ideale dell'anima, Tu la fonte perenne d'acqua viva che la disseta, Tu il fiore spuntato dalla verga della radice di Iesse. Tu il sole che illumina la vita nostra, e la luce che ne rischiara le tenebre, Tu l'Agnello immolato per la salute di tutti, Tu l'Adamo novello, che formi la generazione dei giusti, riformi l'uomo come lo vuole Dio, e lo conduci all'eterna beatitudine. Tu sei il mio Redentore, e come potrei rendere vana in me l'opera tua? (p. 1621)