Corrado Augias: differenze tra le versioni

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*Privato del suo mantello teologico [[Gesù]] diventa una figura più affascinante, perché più drammatica, più fragile, una figura da amare, che si capisce molto meglio senza fede. [...] Noi ci limitiamo ad analizzare Gesù dal punto di vista storico, al pari di Alessandro Magno o Giulio Cesare, altre grandi figure che hanno cambiato il corso degli eventi: se davanti a questo la fede barcolla, povera [[fede]]. Si tratta comunque di reazioni che rivelano [[intolleranza]], come lo sono state quelle sul libro di Dan Brown, che pure dal punto di vista delle verità storica è facile da smontare, e questo non va affatto bene. (da [http://www.repubblica.it/2006/11/sezioni/spettacoli_e_cultura/libro-gesu/libro-gesu/libro-gesu.html ''I gesuiti contro il libro di Augias: "Attacco frontale alla fede cristiana"''], in ''repubblica.it'', 30 novembre 2006)
*Scrive molto, [[Giordano Bruno|Bruno]]. Ovunque si trovi nel suo eterno peregrinare entra ed esce dalle Università iscrivendosi a volte come allievo, altre come docente, e ovunque si segnala per la vivacità del temperamento e l'ingegno brillante. Né scrive solo di filosofia o sulla mnemotecnica. Scrive anche per il teatro, componendo Il Candelaio. Vi appare un mondo corrotto e violento del quale si ride, ma si ride con l'amarezza che qualche volta noi riserviamo alle satire politiche dei nostri tempi che ci fanno sorridere, ma ci fanno sorridere amaramente. (da ''Le fiamme e la ragione'', Promo Music, 2008)
 
==''Leggere''==
===[[Incipit]]===
Molti anni fa lessi una frase di [[Marcel Proust]] che mi parve subito molto bella ma, per dire la verità, anche un po' eccessiva. Era il periodo in cui, come scrive il poeta [[Giorgio Carponi]], la vita s'avverte in modo più intenso: "Oh, altezza/ mai più raggiunta dal fuoco del cuore". Le parole di Proust, allora, mi sembrarono troppo lontane da quel "fuoco del cuore". Dicevano: "Non esistono forse giorni della nostra infanzia che abbiamo vissuto intensamente quanto quelli che crediamo di aver perduto senza viverli, i giorni trascorsi in compagnia di un libro molto caro".
===Citazioni===
*I libri sono per loro natura strumenti democratici e critici: sono molti, spesso si contraddicono, consentono di scegliere e di ragionare. Anche per questo sono sempre stati avversati dal pensiero teocratico, censurati, proibiti, non di rado bruciati sul rogo insieme ai loro autori. (p. 45)
*Un giovane che voglia avere davanti a sé una ragionevole porzione di futuro dovrebbe dominare (dico "dominare", non balbettare) almeno tre livelli linguistici: il dialetto locale, quando c'è; la lingua nazionale; una lingua straniera. (p. 39)
*I romanzi di [[Victor Hugo|Hugo]] sono poderosi, zeppi di personaggi che balzano al vivo fuori della pagina, figurine di un presepio laico, di una rappresentazione profana sulla sacralità della vita terrena, l'infanzia, il male, la giustizia, l'amore, gli uomini di Dio. (p. 41)
*La lingua è una geniale convenzione, le [[parole]] significano qualcosa solo perché siamo tutti d'accordo che ciò debbano significare. (p. 11)
*La [[letteratura]] non ha messaggi né valori morali da proporre, e quando ne ha, si tratta di un genere di cattiva letteratura. Il suo solo compito è di rappresentare la contraddittoria esperienza del tutto e del nulla della vita, del suo valore e della sua assurdità. (p. 113)
*La vita contemporanea, all'apparenza così piena di luce (in tutti i sensi), contiene in realtà vaste zone d'ombra, dove solo la [[letteratura]] e le [[arte|arti]] sono in grado di penetrare; sicuramente non riusciranno a illuminarla per intero, tanto meno potranno cambiarne il connotato, ma possono aiutarci a percepirne l'estensione e la complessità, il che sarebbe già un risultato notevole. (p. 113)
*Noi siamo abituati a dare a parole come "[[silenzio]]" e "[[solitudine]]" un significato di malinconia, negativo. Nel caso della [[lettura]] non è così, al contrario quel silenzio e quella solitudine segnano la condizione orgogliosa dell'essere umano solo con i suoi pensieri, capace di dimenticare per qualche ora "ogni affanno". (p. 106)
 
==''I segreti di Roma''==
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==[[Incipit]] de ''Il disagio della libertà''==
Una domanda che ho sentito ripetutamente porre nelle conversazioni con amici stranieri è come mai gli italiani tengano così poco alla libertà da avervi più volte rinunciato nel corso della loro storia senza eccessive preoccupazioni. A prima vista la questione potrebbe sembrare fuori luogo. Proprio agli occhi di molti visitatori stranieri, il nostro appare come uno dei Paesi dove la libertà abbonda, in certi casi straripa.
 
==''Leggere''==
===[[Incipit]]===
Molti anni fa lessi una frase di [[Marcel Proust]] che mi parve subito molto bella ma, per dire la verità, anche un po' eccessiva. Era il periodo in cui, come scrive il poeta [[Giorgio Carponi]], la vita s'avverte in modo più intenso: "Oh, altezza/ mai più raggiunta dal fuoco del cuore". Le parole di Proust, allora, mi sembrarono troppo lontane da quel "fuoco del cuore". Dicevano: "Non esistono forse giorni della nostra infanzia che abbiamo vissuto intensamente quanto quelli che crediamo di aver perduto senza viverli, i giorni trascorsi in compagnia di un libro molto caro".
===Citazioni===
*I libri sono per loro natura strumenti democratici e critici: sono molti, spesso si contraddicono, consentono di scegliere e di ragionare. Anche per questo sono sempre stati avversati dal pensiero teocratico, censurati, proibiti, non di rado bruciati sul rogo insieme ai loro autori. (p. 45)
*Un giovane che voglia avere davanti a sé una ragionevole porzione di futuro dovrebbe dominare (dico "dominare", non balbettare) almeno tre livelli linguistici: il dialetto locale, quando c'è; la lingua nazionale; una lingua straniera. (p. 39)
*I romanzi di [[Victor Hugo|Hugo]] sono poderosi, zeppi di personaggi che balzano al vivo fuori della pagina, figurine di un presepio laico, di una rappresentazione profana sulla sacralità della vita terrena, l'infanzia, il male, la giustizia, l'amore, gli uomini di Dio. (p. 41)
*La lingua è una geniale convenzione, le [[parole]] significano qualcosa solo perché siamo tutti d'accordo che ciò debbano significare. (p. 11)
*La [[letteratura]] non ha messaggi né valori morali da proporre, e quando ne ha, si tratta di un genere di cattiva letteratura. Il suo solo compito è di rappresentare la contraddittoria esperienza del tutto e del nulla della vita, del suo valore e della sua assurdità. (p. 113)
*La vita contemporanea, all'apparenza così piena di luce (in tutti i sensi), contiene in realtà vaste zone d'ombra, dove solo la [[letteratura]] e le [[arte|arti]] sono in grado di penetrare; sicuramente non riusciranno a illuminarla per intero, tanto meno potranno cambiarne il connotato, ma possono aiutarci a percepirne l'estensione e la complessità, il che sarebbe già un risultato notevole. (p. 113)
*Noi siamo abituati a dare a parole come "[[silenzio]]" e "[[solitudine]]" un significato di malinconia, negativo. Nel caso della [[lettura]] non è così, al contrario quel silenzio e quella solitudine segnano la condizione orgogliosa dell'essere umano solo con i suoi pensieri, capace di dimenticare per qualche ora "ogni affanno". (p. 106)
 
==Citazioni su Corrado Augias==