Apuleio: differenze tra le versioni

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*[[Talete]] di Mileto fu senza dubbio il più importante tra quei sette uomini famosi per la loro sapienza – e infatti tra i Greci fu il primo scopritore della geometria, l'osservatore sicurissimo della natura, lo studioso dottissimo delle stelle: con poche linee scoprì cose grandissime, la durata delle stagioni, il soffiare dei venti, il cammino delle stelle, il prodigioso risuonare del tuono, il corso obliquo delle costellazioni, l'annuale ritorno del sole; fu lui a scoprire il crescere della luna che nasce, il diminuire di quella che cala e gli ostacoli di quella che s'inabissa. (da ''Florida'', 18)
 
==[[Incipit]] de ''LeIl metamorfosimondo''==
Il mondo nel suo insieme si compone del cielo, della terra, e delle cose che per la loro natura appartengono a entrambi. O, in questi altri termini: il mondo è un cosmo, cioè un insieme ''ordinato e ornato'' per virtù divina e costodito<!--sic--> dagli dèi. La terra, genitrice e nutrice di tutti i viventi, ne occupa fermamente il centro.<br>
{{NDR|citato in [[Fruttero & Lucentini]], ''Íncipit'', Mondadori, 1993}}
 
==''Le metamorfosi''==
===[[Incipit]]===
====Marina Cavalli====
E ora intreccerò per te in un solo racconto alcune novelle del genere milesio, e se mi presterai il tuo benevolo orecchio te lo accarezzerò col divertente mormorio della mia storia, perché tu non disdegni di dare un'occhiata a questo papiro egizio, vergato con l'arguzia di una penna nilotica. Ammirerai creature e destini umani tramutati in forme diverse, e poi di nuovo riportati alla loro natura, con alterna vicenda.<br />
Cominciamo. Ma tu dirai: "Chi è costui?". <br />
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{{NDR|Apuleio, ''Metamorfosi (L'asino d'oro)'', traduzione di Marina Cavalli, Mondadori.}}
 
====Lara Nicolini====
E adesso io intreccerò per te favole diverse, in questo stile milesio, e accarezzerò le tue orecchie benevole con un dolce sussurrare – sempre che a te non dispiaccia dare un'occhiatina a un papiro egiziano scritto con la finezza propria di una cannuccia del Nilo – e allora resterai a bocca aperta, davanti a figure e sorti di uomini che si mutano in immagini diverse e che poi ritornano di nuovo nella forma precedente, scambiandosi tra loro. Cominciamo... «E questo chi è?» Te lo dico in due parole: l'Imetto in Attica, l'Istmo di Corinto, il Tenaro a Sparta, queste terre fortunate, celebrate in eterno in libri ancor più fortunati, ecco la mia antica stirpe; e lì, ragazzo alle prime armi, imparai la lingua greca. Più tardi, a Roma, pur se estraneo alla cultura dei Quiriti, mi diedi a coltivare la lingua locale, con enormi sforzi e senza la guida di nessun maestro. E perciò chiedo scusa in anticipo se, da rozzo parlatore quale sono, incapperò in qualche parola esotica e straniera; d'altra parte, anche questi cambiamenti di lingua ben si accordano con lo stile a cui sono dedito, un vero e proprio gioco di volteggio. Diamo inizio a una favola di origine greca. Sta' ben attento, lettore: ti divertirai.
 
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===[[Incipit]]===
Io ero ben certo e tenevo per vero. Claudio Massimo e voi che fate parte del consiglio, che un vecchio rinomato per la sua sconsideratezza come Sicinio Emiliano avrebbe riempito di soli insulti, in mancanza di fatti criminosi, l'accusa che egli ti ha avanzato contro di me prima di meditarsela per suo conto. Ora si può ben incolpare un innocente qualsiasi ma non si può condannare se non chi è colpevole. Io confido soprattutto in questo e mi rallegro per gli dèi del cielo che mi sian toccati la possibilità e i mezzi di difender la filosofia presso la gente inesperta e di discolparmi avendo te come giudice.
 
===Citazioni===
*Il [[pudore]] [...] è come un vestito: quanto più è consumato tanto minor cura se ne ha. (p. 190)
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*Chi di noi ha meno bisogni è più simile a un [[Dèi|dio]]. (p. 204)
*Non bisogna [...] star a guardare dove uno è [[Nascita|nato]], ma come egli è costumato, né si deve considerare in quale frontiera ma in quale maniera uno ha iniziato la sua vita. (p. 205)
 
===Citazioni sull'opera===
*Era (Apuleio) realmente un mago? Miracoli egli non ne operava, se non nel mondo fantastico del suo romanzo [...], ma in quanto neoplatonico credeva a un mondo intermedio fra gli dei e gli uomini, mondo di demoni, che molto influivano sulla vita umana. Non superstizioso né bigotto, Apuleio apparisce in questa sua ''Apologia'' sostanzialmente come un mistico, fervido prodotto del suolo africano. ([[Francesco Della Corte]])