Mario Rigoni Stern: differenze tra le versioni

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*{{NDR|Sul [[K2 (caso)|caso K2]]}} Come la gran parte degli italiani non avevo ancora la televisione e fu dalla radio, la mia prima fonte di informazioni, che seppi di Compagnoni e Lacedelli. Fui felicissimo, anche se dopo aver girato l'Europa scossa dalla guerra come soldato e come prigioniero il mio nazionalismo poteva dirsi affievolito. Era una bella impresa e tanto mi bastava. Tuttavia, ripensandoci, una punta di orgoglio nazionalista era emersa in me. Finalmente gli italiani tornavano a farsi sentire! Poi ho seguito sui giornali l'altalena delle polemiche fino al recente documento dei tre saggi voluto dal CAI, e sono sinceramente contento che Bonatti abbia ottenuto quanto da tempo andava chiedendo. (dall'edizione speciale supplemento a ''[http://www.passionemontagna.it/Edicola/LoScarpone/062004.htm Lo scarpone]'' n. 6 giugno 2004)
*Non ho mai ucciso per uccidere. Ho ucciso per tornare a casa, e per salvare i miei compagni. (dall'intervista al programma di Rai Tre ''Che tempo che fa'', 2006)
 
*Un Nongiorno horicevetti maiuna uccisolettera perda San Pietroburgo (allora si chiamava Leningrado): di un uomo che, avendo letto il mio libro tradotto in russo, mi scriveva: "so chi mi ha sparato la notte del 26 uccideregennaio. HoQuando uccisogli perAlpini tornareruppero l'accerchiamento a casaNikolajewka. In quella notte ci siamo sparati, ema per salvarefortuna isiamo tutti e mieidue compagnivivi". (dall'intervista al programma di Rai Tre ''Che tempo che fa'', 2006)
 
* Un giorno ricevetti una lettera da San Pietroburgo (allora si chiamava Leningrado): di un uomo che, avendo letto il mio libro tradotto in russo, mi scriveva: "so chi mi ha sparato la notte del 26 gennaio. Quando gli Alpini ruppero l'accerchiamento a Nikolajewka. In quella notte ci siamo sparati, ma per fortuna siamo tutti e due vivi". (dall'intervista al programma di Rai Tre ''Che tempo che fa'', 2006)
 
== ''Il sergente nella neve'' ==
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* Qualcuno mi mette in mano un rasoio di sicurezza e un piccolo specchio. Guardo queste cose nelle mie mani e poi mi guardo nello specchio. E questo sarei io: Rigoni Mario di GioBatta, [...]. Una crosta di terra sul viso, la barba come fili di paglia, i baffi sporchi di muco, gli occhi gialli, i capelli incollati sulla testa dal passamontagna, un pidocchio che cammina sul collo. Mi sorrido.
 
==''SentieriL'ultima sottopartita laa nevecarte''==
===[[Incipit]]===
Allora, nel 1938, non erano molti quelli che nell'imminente e prevedibile [[Seconda guerra mondiale]] vedevano l'orribile catastrofe nella quale sarebbero precipitati.
Ormai il Lager era lontano. Nemmeno piú ci pensava, anche se erano passati pochi giorni. Ora stava risalendo le montagne verso il confine; camminava di notte, e di gior­no se ne stava rintanato lungo il fiume come un animale notturno. Nascosto dentro i cespugli, ogni tanto chiude­va gli occhi e si lasciava prendere da un sonno leggero e bastava il frullo di un'ala a risvegliarlo. Per nutrirsi stac­cava dai rami degli alberi del bosco germogli di peccio, fo­glie tenerissime di faggio e di acero appena nate, racco­glieva e portava alla bocca i germogli di mirtillo, di lam­pone e di rosa canina. Masticava lentamente assaporando i diversi gusti che erano pur sempre piú buoni e graditi del­la brodaglia che passava il Terzo Reich.
 
===Citazioni===
* Per spirito d'avventura e perché mi ero innamorato di una ragazza di [[Venezia]] che veniva quassù a villeggiare, nell'estate del 1938 feci domanda di essere arruolato nei Corpi Reali Equipaggi Marittimi. Non avevo mai visto il [[mare]] se non dall'alto delle mie montagne, lontanissimo; il mare che conoscevo era quello dei romanzi di [[Emilio Salgari|Salgari]], di [[Jules Verne|Verne]], di [[Joseph Conrad|Conrad]]. (p. 6)
*Attraversò [[Thiene]]. Non pensò di fermarsi alla stazio­ne per chiedere se il trenino a cremagliera funzionasse an­cora. Ma poi come avrebbe potuto pagare il biglietto ? Era anche convinto, chissà perché, che solamente a piedi, con le sue gambe, poteva arrivare. E andava. (parte I, cap. 1, p. 25)
* Iniziò allora la fine dell'era fascista, non dal 25 luglio 1943, ma con la resistenza dei poveri soldati greci, con la nostra cacciata dalla loro terra quando stupidamente li aggredimmo. Anche se poi, in primavera, le cose ebbero altro esito finale, questo fatto restava. Proprio che eravamo stati i più esposti e i più sacrificati non ce ne rendevamo conto, tanto quello che per anni ci avevano insegnato a scuola, o predicato, si era radicato nella nostra mente e aveva reso ottusa la [[ragione]]. (p. 50)
*I [[Ricordo|ricordi]] sono come il vino che decanta dentro la bottiglia: rimangono limpidi e il torbido resta sul fondo. Non bisogna agitarla, la bottiglia. (parte II, cap. 5, p. 93)
 
===[[Explicit]]===
Questa mattina, con il primo sole, sono uscito a fare una breve passeggiata con il cane Sirio. Con dieci giorni di anticipo ho ascoltato il canto del cuculo. È un buon segnale e il cuore si è rallegrato.
Lassú la montagna è silenziosa e deserta. Lungo la mu­lattiera che gli austriaci costruirono per giungere nei pres­si dell'Ortigara, dove un giorno raccolsi la punta ferrata del Bergstock che è qui sulla libreria, ora non passa piú nessuno. La neve che in questi giorni è caduta abbondan­te ha cancellato i sentieri dei pastori, le aie dei carbonai, le trincee della Grande guerra, le avventure dei [[caccia]]to­ri. E sotto quella neve vivono i miei ricordi.
 
==''L'ultimaSentieri partitasotto ala carteneve''==
===[[Incipit]]===
Ormai il Lager era lontano. Nemmeno piú ci pensava, anche se erano passati pochi giorni. Ora stava risalendo le montagne verso il confine; camminava di notte, e di gior­no se ne stava rintanato lungo il fiume come un animale notturno. Nascosto dentro i cespugli, ogni tanto chiude­va gli occhi e si lasciava prendere da un sonno leggero e bastava il frullo di un'ala a risvegliarlo. Per nutrirsi stac­cava dai rami degli alberi del bosco germogli di peccio, fo­glie tenerissime di faggio e di acero appena nate, racco­glieva e portava alla bocca i germogli di mirtillo, di lam­pone e di rosa canina. Masticava lentamente assaporando i diversi gusti che erano pur sempre piú buoni e graditi del­la brodaglia che passava il Terzo Reich.
Allora, nel 1938, non erano molti quelli che nell'imminente e prevedibile [[Seconda guerra mondiale]] vedevano l'orribile catastrofe nella quale sarebbero precipitati.
 
===Citazioni===
*Attraversò [[Thiene]]. Non pensò di fermarsi alla stazio­ne per chiedere se il trenino a cremagliera funzionasse an­cora. Ma poi come avrebbe potuto pagare il biglietto ? Era anche convinto, chissà perché, che solamente a piedi, con le sue gambe, poteva arrivare. E andava. (parte I, cap. 1, p. 25)
* Per spirito d'avventura e perché mi ero innamorato di una ragazza di [[Venezia]] che veniva quassù a villeggiare, nell'estate del 1938 feci domanda di essere arruolato nei Corpi Reali Equipaggi Marittimi. Non avevo mai visto il [[mare]] se non dall'alto delle mie montagne, lontanissimo; il mare che conoscevo era quello dei romanzi di [[Emilio Salgari|Salgari]], di [[Jules Verne|Verne]], di [[Joseph Conrad|Conrad]]. (p. 6)
*I [[Ricordo|ricordi]] sono come il vino che decanta dentro la bottiglia: rimangono limpidi e il torbido resta sul fondo. Non bisogna agitarla, la bottiglia. (parte II, cap. 5, p. 93)
* Iniziò allora la fine dell'era fascista, non dal 25 luglio 1943, ma con la resistenza dei poveri soldati greci, con la nostra cacciata dalla loro terra quando stupidamente li aggredimmo. Anche se poi, in primavera, le cose ebbero altro esito finale, questo fatto restava. Proprio che eravamo stati i più esposti e i più sacrificati non ce ne rendevamo conto, tanto quello che per anni ci avevano insegnato a scuola, o predicato, si era radicato nella nostra mente e aveva reso ottusa la [[ragione]]. (p. 50)
 
===[[Explicit]]===
Lassú la montagna è silenziosa e deserta. Lungo la mu­lattiera che gli austriaci costruirono per giungere nei pres­si dell'Ortigara, dove un giorno raccolsi la punta ferrata del Bergstock che è qui sulla libreria, ora non passa piú nessuno. La neve che in questi giorni è caduta abbondan­te ha cancellato i sentieri dei pastori, le aie dei carbonai, le trincee della Grande guerra, le avventure dei [[caccia]]to­ri. E sotto quella neve vivono i miei ricordi.
Questa mattina, con il primo sole, sono uscito a fare una breve passeggiata con il cane Sirio. Con dieci giorni di anticipo ho ascoltato il canto del cuculo. È un buon segnale e il cuore si è rallegrato.
 
==Bibliografia==