Giacomo Biffi: differenze tra le versioni

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== Citazioni ==
*{{NDR|Su [[Gilbert Keith Chesterton]]}} Si è fatto da solo. È semplicemente andato alla scuola della sua schietta umanità e ha ricercato la verità con assoluta onestà intellettuale, usando effettivamente di quella ragione che i razionalisti si limitavano a venerare. Questo è stato sufficiente a condurlo "a casa", cioè all'antica fede e alla saggezza dei padri. (citato in Paolo Gulisano, ''Tolkien. Il mito e la grazia'', Ancora, p. 60)
*Il Natale è una verità: la verità di Dio che sorprendentemente ci ama ed è venuto a farsi uno di noi. Dio ormai non ci lascia più; per questo oggi esplode la gioia, che dalla capanna di Betlemme raggiunge gli estremi confini dell'universo. Non siamo più soli: i compagni, gli amici, i parenti ci possono abbandonare. Ma il Dio che ha tanto amato il mondo da dare il suo unico Figlio, unito personalmente per sempre alla nostra natura di creature fragili e dolenti, non ci abbandonerà mai alle nostre tristezze, alla nostra inquietudine, al nostro peccato. Non è una fiaba, è una notizia, cioè l'informazione su un fatto avvenuto; non è un bel sogno, è una realtà ancora più bella di ciò che desidereremmo sognare. Nessun uomo ormai può sfuggire al suo Creatore, che lo insegue, lo vuol raggiungere e legare a sè. Non possiamo sfuggirgli, perché il suo amore corre più veloce di noi. Ti inganni, se credi di poter schivare sino alla fine il Signore che è venuto a cercarti. Egli non ti darà pace; ti tormenterà, per portarti a essere sul serio felice; forse disporrà sulla tua via le sconfitte e le delusioni, per farti partecipe della sua definitiva vittoria. Questa è la verità del Natale. Capirlo, inebriarcene, lasciarci trvare da colui che è venuto a cercarci sino a farsi uomo: è l'augurio natalizio più genuino e più bello. (da ''La meraviglia dell'evento cristiano'', pp. 269-270; citato in ''Il settimanale di Padre Pio'', anno V, n. 51, p. 19)
*Il Natale non è soltanto il racconto di ciò che è stato; è percezione di ciò che è. Non è soltanto percezione di un episodio circoscritto e databile; è assaporamento di un'attualità perenne e universalmente efficace, è esultanza per una ricchezza che ci viene donata. Basterebbe a convincercene l'annotazione che il Natale in fondo è un compleanno. Ora i compleanni si fanno per gli uomini vivi. Per i morti - anche se sono grandissimi e famosissimi - si ricordano al massimo i centenari. Dunque celebrare il Natale ogni anno vuol dire esprimere la certezza che Gesù di Nazareth - quel bambino nato duemila anni fa in una stalla - è una persona viva: è veramente, realmente, fisicamente vivo; è ancora principio per noi di salvezza; è ancora il centro di ogni nostra esistenza e della storia intera. (da ''La meraviglia dell'evento cristiano'', pp. 269-270; citato in ''Il settimanale di Padre Pio'', anno V, n. 51, p. 19)