Tom Regan: differenze tra le versioni

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*[...] difficile immaginare cosa possa voler dire mangiare senza mangiar carne. Ecco cosa ci succede: qui c'è la bistecca, qui c'è una patata al forno e qui c'è l'insalata. Tolta la bistecca, cosa ci resta? Una patata al forno con un po' di insalata. Non c'è da stupirsi se inizialmente i temporeggiatori pensano che diventare [[Vegetarianismo|vegetariani]] sia come fare un voto combinato di astinenza culinaria e povertà. Poi, col tempo, i temporeggiatori imparano che esiste una cucina tutta da scoprire che non fa uso di animali e che è contemporaneamente nutriente, varia e deliziosa, un menù di possibilità che comprende cibi che provengono da ogni parte del mondo. La vera sorpresa non consiste nel vecchio e solito cibo a cui rinunciamo, ma in quello nuovo e meraviglioso che scopriamo. Qualcosa che tutti noi dobbiamo imparare da soli, poiché nessuno ce lo insegna. (p. 138)
*Abitando in città, non possedevo una reale conoscenza diretta delle condizioni degli animali d'[[allevamento]] e, prima di leggere Gandhi, nessun interesse al riguardo. Dopo che venni sedotto dal pensiero di Gandhi, capii che dovevo rendere visibile l'invisibile; dovevo, per così dire, entrare nelle stalle e vedere cosa vi succedeva. (p. 139)
*Nelle settimane seguenti visitai altri [[Mattatoio|mattatoi]] più grandi e osservai centinaia di maiali e migliaia di polli mentre esalavano il loro ultimo respiro in enormi catene di smontaggio e di morte [...]. Le persone che lavoravano in questi posti effettivamente paragonavano quello che facevano a «catene di montaggio che girano al contrario». [...] Non dimenticherò mai queste carneficine, le cui proporzioni non avrei mai immaginato se non le avessi viste con i miei occhi. (p. 140)
*La maggior parte di questi animali, miliardi di animali, soffre ogni singolo minuto della propria esistenza. Sono fisicamente malati, minati da malattie croniche e debilitanti. Sono annientati psicologicamente, oppressi dal sommarsi di disorientamento e depressione. Visti da lontano, possono sembrare gli animali che abbiamo visto nelle figure dei libri della nostra infanzia. Visti dall'interno, nel loro presente, non sono altro che ombre tragiche e patetiche dei loro forti antenati. Tuttavia la pienezza del loro essere si conserva, in attesa di essere liberata [...]. (p. 140)
*I [[Bue|vitelli]] sono noti per la loro vitalità. Tutti noi abbiamo visto questi cuccioli pieni di vita scorrazzare in ampi pascoli, mentre i loro teneri muscoli si rafforzano per sostenere il loro peso in costante crescita. Per i vitelli allevati nei box non è così. Le condizioni della loro prigionia fanno sì che i loro muscoli rimangano atrofici, in modo che la loro carne conservi il grado di tenerezza che, secondo il «Journal», «soddisfa le richieste del consumatore».<!--<br />[...] I vitelli a carne bianca soffrono, sia fisicamente che psicologicamente. Fisicamente, perché la maggior parte di questi animali è costretta a sopportare il dolore e il disagio di articolazioni gonfie, disturbi digestivi e diarrea cronica. Psicologicamente, perché la loro solitaria prigionia ne determina una vita di degradante privazione. Nel corso di tutta la loro vita vengono loro negate la possibilità di essere allattati e di pascolare, di sgranchirsi le gambe e di assaporare l'aria fresca e la luce del sole.--> (p. 143)
*Le gabbie dei [[Visone|visoni]], che ospitano le madri con i loro piccoli, possono contenere fino a otto animali. Se si eccettuano le tracce lasciate dal loro passaggio, i visoni in libertà, che vivono su territori che possono raggiungere i quattro chilometri in lunghezza, vengono avvistati raramente. I visoni sono animali notturni che trascorrono la maggior parte del tempo in acqua: la loro reputazione di ottimi nuotatori è in effetti ben meritata. I visoni rinchiusi in gabbia sono come pesci fuor d'acqua. Per la maggior parte del giorno camminano avanti e indietro ininterrottamente entro i confini delle loro vite mutilate, confini definiti dal loro andirivieni ripetuto all'infinito all'interno di un mondo di reti metalliche.<br />[...] Imprigionati in un ambiente artificiale e privati della possibilità di esprimere il loro naturale desiderio di muoversi e nuotare, i visoni d'allevamento (ma vale lo stesso per tutti gli animali da pelliccia posti nelle medesime condizioni) manifestano segni di nevrosi (nel migliore dei casi) e di psicosi (nel peggiore). (pp. 166-167)
*Non può venire alcun bene dal male che facciamo. La [[vivisezione]] è quella sorta di male che non dovremmo mai commettere. (p. 257)