Tom Regan: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
Riga 12:
*Senza rispetto per i diritti della persona, non c'è rispetto per la persona titolare di questi diritti. (p. 79)
*Da un punto di vista morale, una ragazzina geniale capace di suonare [[Fryderyk Chopin|Chopin]] con una mano legata dietro la schiena, non ha «più valore» di un bambino con gravi handicap mentali che non saprà mai né cos'è un piano né chi fosse Chopin. Da un punto di vista morale, non possiamo dividere il mondo mettendo gli Einstein «in alto» e gli «inferiori» tipo ''[[I Simpson]]'' «in basso». I meno dotati non vivono per servire gli interessi dei più dotati. I primi non sono mere cose al confronto dei secondi, non devono essere usati come mezzi per raggiungere i fini di altri. Da un punto di vista morale, ognuno di noi è uguale perché ognuno di noi è ugualmente un qualcuno, non un qualcosa, è soggetto-di-una-vita e non una vita senza soggetto. (p. 90)
*Quanto avevo appreso sui diritti umani si rivelò immediatamente rilevante per la mia riflessione sui diritti animali. La possibilità che gli animali abbiano diritti dipende dalla risposta alla domanda: «Gli animali sono soggetti-di-una-vita?». Questo è ciò che dobbiamo chiederci circa gli animali in quanto questa è la stessa domanda che dobbiamo porci circa noi stessi. (p. 92)
*Dobbiamo svuotare le [[Gabbia|gabbie]], non renderle più grandi. (p. 103)
*Rebekah Harp, un'insegnante di sostegno di Jacksonville in Florida [...], aveva sempre mangiato [[carne]]. Poi, qualche anno fa, le accadde qualcosa di decisivo. Ecco come descrive la sua esperienza: «Mi stavo gustando una bistecca in un bel ristorante e mi misi a guardare la gente che stava cenando con me. Quando richiamo alla mente questo episodio, mi appare sempre come se fosse proiettato al rallentatore, come una scena di un film di [[Oliver Stone]]. Il rumore dei coltelli che affondavano nella carne si intensificava progressivamente e i rivoli di sangue e grasso che si raccoglievano nei piatti mi fecero star male. Un'immagine di mucche terrorizzate in attesa della macellazione mi attraversò la mente – e quello fu l'ultimo pezzo di carne che mangiai. Quelle mucche non erano diverse dai miei cani o dai miei gatti, quindi come potevo giustificare il cibarsi di animali?». (p. 137)