Silvio Ceccato: differenze tra le versioni

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===Citazioni===
*La maggior [[forza]] dell'[[uomo]] a tutte le età è che egli si dia un [[futuro]]. E felice chi riesce a prospettarselo e se lo conquista passo passo, e per questo futuro se ne fa i meriti, che sono la salute conservata, lo studio condotto con convinzione, e simili. (p. 30)
*Il [[giovinezza|giovane]] diffida del futuro anche perché nella pluralità delle voci dell'[[etica]] non saprebbe quale scegliere e perché nell'esplosione dell'automazione non riesce a concepirsi se non nell'altenativa del [[tempo]] occupato lavorativamente e del tempo vuoto lavorativamente. (p. 31)
*La diffidenza costituisce forse il maggior attentato alla società e così alla [[gioia]] di un convivere, convergere. Ma vi ci si rifugia spesso per sfuggire alla tristezza di una confidenza che si riveli malriposta, tradita. (p. 35)
*[...] chi parla di giusto ed ingiusto, chi invoca giustizia, rimane per lo più interdetto se gli si chiede che cosa intende dire con quella parola. [[Eutifronte]], nel dialogo platonico, sentenzia: «È giusto e pio quello che faccio io!». Credo però che l'espressione più illuminante si trovi nelle [[Parola|parole]] del [[poeta]]: «Umano sei, non giusto». (p. 37)
*L'[[invidia|invidioso]] è destinato a non godere mai. (p. 54)
*A volte l'uomo si stupisce sentendo per la prima volta il richiamo di un vecchio detto siciliano: «La bara non ha le tasche».
*Una ricetta sicura di [[infelicità]]? Il sommarsi di due «rimedi». (p. 62)
* La differenza tra l'uomo della strada e lo scienziato è dunque questa, che se l'uno riprova lo fa per una immediata necessità, curiosità accidentale, diletto, mentre l'altro lo fa di mestiere. (p. 84)