Giuseppe Rensi: differenze tra le versioni

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*Credere che la propria vita spirituale possa totalmente e permanentemente fondersi con quella di un altro (amico, amante, moglie, figlio) è una delle grande illusioni da cui alla fine ci si risveglia. Il nostro vero e proprio fondo è incomunicabile, impartecipabile. Anche di fronte alle persone che più amiamo l'ego più intimo non ha finestre. Né esso di dà totalmente all'altro, né l'altro si dà ad esso, lo penetra, vi si confonde. Non è soltanto vero che l'uomo muore sempre [[solitudine|solo]], perché nessuno lo accompagna, né lo può accompagnare, nella morte. Ma vero è altresì che, anche nella vita, l'uomo è in ciò che ha di più suo sempre solo con sé stesso, sempre solo. Ciascuno ha un mondo esclusivamente suo. Quello che è per davvero il suo mondo è suo soltanto.
*Il nostro fondamentale egoismo, il fatto che noi amiamo più noi stessi che qualunque altra persona, padre, madre, figli, il fatto che l'universo è per ognuno di noi il nostro io e che in fondo quando c'è questo c'è tutto e ci basta, è mostrato dalla rarità del suicidio per la morte di persone «amate». Ci consoliamo della morte di tutti, tanto è vero che continuiamo a vivere. Se veramente non ci consolassimo, se non amassimo ancora di più noi stessi, alla morte delle persone amate non vorremmo più vivere. Ama solo chi attesta il suo amore non volendo sopravvivere – chi si suicida.
*Prova del nostro fondamentale egoismo è la seguente. Osserva bene, perché, veramente e soprattutto, ti colpisca, ti abbatta, ti renda triste, la notizia della morte d'una persona conoscente o amica. Se guardi attentamente fino in fondo di te stesso, scoprirai che per tre quarti l'impressione dolorosa che ne ricevi, ciò che «ti serra il cuore», deriva dal fatto che quella morte ti ridà ancora una volta, in un momento forse in cui non ci pensavi, il ricordo ed il monito che morirai anche tu. Ciò che principalmente ti affligge nella [[morte]] altrui è la rinnovata visione della certezza della tua.
*Pare impossibile come, soltanto da ciò che egli stesso scorge ora quali errori e sciocchezze molte azioni che ha compiuto nel passato e che allora gli sembravano belle e brillanti, non s'accorga che molte azioni che fa nel presente, e che gli sembrano belle e brillanti come allora gli sembravano quelle, sono altrettanto errori e sciocchezze quanto adesso risulta a lui stesso che quelle lo erano.
*La vecchiaia non è altro che il crescere del bisogno del riposo, e la morte il suo diventare continuo, permanente, assoluto.