Beppe Viola: differenze tra le versioni

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*Non è invecchiato, Beppeviola. Era in vantaggio sul gruppo, un uomo solo al comando, quasi un'altra corsa, o un'altra cosa, e non è più raggiungibile, neanche da quelli che hanno provato a mettersi nella sua scia, da [[Enzo Jannacci|Jannacci]] in poi, in giù, inoltre.
*Non è invecchiato, Beppeviola, morto il 17 ottobre 1982, dopo una telecronaca, infarto o ictus o giù di lì, non che facesse proprio una vita da atleta e neanche da santo, tra svapore e boeri, bianchini e scommesse, Rai e marchettificio, caffè e ammazzacaffè, nonché moglie e quattro figlie che poi ricordano quei quarti d'ora, quegli accompagnamenti, quelle carezze, quegli "ossignùr" da farti venire i brividi per tanto smisurato amore. Beppeviola campava come giornalista, se diciamo sportivo è solo per dare un valore a questo mestiere che non è lavoro, ma intanto scriveva canzoni, sceneggiature, rubriche, libri, testi per cabaret e per il futuro, buoni sempre, anche adesso, anche fra un secolo.
*Non è invecchiato, Beppeviola. Sono trent'anni che ha quella faccia lì, che al massimo sorride ma ti fa crepare dal ridere, che ti guarda di trequarti e non sai se prende in giro anche te o soltanto il resto del mondo, che si accende una sigaretta dimenticando di averne già una che si sta consumando morendo - lei, la sigaretta - di solitudine, che continua a scrivere di getto e a battere a macchina, che salta dal calcio all'ippica, da San Siro alla Bovisa, dalla pelota al biliardo, dal Derby ai derby.
*Quello che alla fine dell'anno scolastico si stupiva di essere stato respinto perché, dato il numero record di assenze, pretendeva di essere dato per disperso. Quello che correva allegramente il rischio di trasformare il fegato in una bottiglieria. Quello che diceva che i giardinetti di viale Argonne servivano a tenere insieme la nebbia fino all’alba e anche più in là.