Carlo Lapucci: differenze tra le versioni

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Creata pagina con ''''Carlo Lapucci''' ( – vivente), scrittore italiano. {{intestazione|Citato in Beatrice Manetti, ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/09/03/p...'
 
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{{intestazione|Citato in Beatrice Manetti, ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/09/03/proverbi-il-cosmo-in-due-parole.html Proverbi, il cosmo in due parole ]'', ''la Repubblica'', 3 settembre 2006.}}
*Il primo tentativo di offrire all'Italia unita un corpo di proverbi nasce proprio a Firenze, e dalla stessa casa editrice che oggi ha pubblicato il mio Dizionario: è la raccolta di [[Giuseppe Giusti]] curata dal [[Gino Capponi|Capponi]] nel 1853. Una raccolta di proverbi in gran parte toscani, ma siccome nell'Ottocento il toscano equivaleva all'italiano, il suo repertorio è stato usato a lungo come un repertorio dei proverbi italiani.
*I proverbi italiani, in definitiva, sono i [[proverbi toscani]] accolti e condivisi dai parlanti.
*Il [[proverbio]] era legato in larga parte alla civiltà agricola: sparita quella, le sue metafore diventano incomprensibili. I giovani, che non sanno più cosa sia la fermentazione del vino o la differenza tra un gallo e una gallina, non li capiscono. Però è proprio quando una cosa sta morendo che incuriosisce di più. Se incontrano un proverbio, i ragazzi si fermano e chiedono spiegazioni. Ne sono attratti, un po' perché la metafora è l'aspetto creativo della lingua, un po' perché la sua sintesi e la sua ricchezza espressiva sono in perfetta sintonia con il modo di comunicare di oggi. È lo stesso meccanismo che riempie i diari dei ragazzi di aforismi o di frasi celebri del cinema.
*In Toscana il proverbio era usato di continuo. Pensi a quel verso della "''Commedia''" che dice "''poca favilla gran fiamma seconda''": [[Dante Alighieri|Dante]] trova un proverbio all'interno della sua lingua, lo formalizza e alla fine soppianta quello che c'era prima. Anche [[Francesco Petrarca|Petrarca]] è un grande utilizzatore di proverbi, e la cosa non sorprende. Entrambi vivevano ancora a diretto contatto con la cultura popolare, prima che l'Umanesimo e il Rinascimento chiudessero la cultura dentro le stanze del principe