Clive Barker: differenze tra le versioni

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nuova citazione, da una molto più ampia prefazione al suo romanzo Imagica
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Un'altro argomento che mi piacerebbe affrontare sono le motivazioni che mi hanno spinto a scrivere questo romanzo. Certo non esiste una risposta esaustiva, ma ve ne darò una traccia. Prima di tutto sono interessato alla nozione di dimensioni parallele, e come queste possono influenzarci. Non ho dubbi che la realtà che viviamo sia una di tante; che un passo successivo potrebbe portarci in un luogo pienamente altro. Forse anche le nostre vite si stanno svolgendo in queste altre dimensioni, cambiate di poco o di molto. O forse questi luoghi sono irriconoscibili: regni di spiriti, paesi meravigliosi o infernali. Forse tutti insieme. Imagica è il tentativo di creare una narrazione che esplori queste possibilità.
E' anche un libro su Cristo. Le persone sono sempre sorprese di scoprire che la figura di Gesù sia di tale importanza per me. Leggendo Schiavi dell'Inferno o alcune storie da Libri di Sangue mi si prende per un pagano che vede la Cristianità come una graziosapittoresca distrazione dagli affari della vita reale fatta di sofferenza e morte. C'è del vero. E' certo che trovo il gergo ipocrita e i dogmi derisori delle religioni organizzate, grotteschi e sovente disumani. Francamente il Vaticano, per esempio, si preoccupa più della sua autorità che del pianeta e il gregge che vi pascola sopra. Ma la mitologia che è ancora chiaramente visibile sotto la secolare incrostazione di giochi di potere e rituali -la storia di Gesù crocifisso e risorto; il guaritore sciamano che camminava sulle acque e resuscitò Lazzaro- mi trascina come ogni storia che ho sempre ascoltato. Ho trovato Cristo in Dioniso o Coyote, attraverso l'arte, Blake me lo ha rappresentato; così ha fatto Bellini e Gerard Hopkins e altri cinquanta, ogni artista la sua interpretazione. E già dal principio io volevo trovare un modo di scrivere di Gesù per mio conto; per infondere la sua presenza in una storia di mia propria invenzione. E' stato faticoso. Gran parte del genere fantastico ha tratto ispirazione dal mondo pre-Cristiano, richiamandosi alle Fate, o Atlantide, o sognando di creature Celtiche crepuscolari che non hanno mai sentito parlare di Comunione. Non c'è nulla di sbagliato, chiaro, ma questo mi fa sospettare che questi autori non hanno arbitrariamente rinnegato le loro radici Cristiane senza causa di sconforto. Non avendo avuto nessuna educazione religiosa, non nutro di queste frustrazioni: mi sento trascinato dalla figura di Cristo tanto quanto Pan o Shiva, perché la storia e le immagini mi illuminano e mi arricchiscono.
Cristo è, dopo tutto, la figura centrale della mitologia Occidentale. Io volevo sentire che il pantheon creato da me potesse ospitarlo, che le mie invenzioni non fossero troppo fragili per soffrire il peso della sua presenza.
Sono ulteriormente motivato dal desiderio di strappare questo più complesso e contraddittorio mistero dalle mani viscide degli uomini che lo hanno preteso per se stessi negli anni recenti, specialmente qui in America. I Falwell e i Robertson, che, declamando pietà e seminando odio, usano la Bibbia per congiurare contro la nostra auto-rivelazione. Gesù non appartiene a loro. E mi ferisce che molte persone fervide di immaginazione siano così persuase da questi usurpatori che voltano le spalle al corpo del misticismo occidentale invece che reclamare Cristo per loro stessi. Dissi in un intervista che il Papa, o Falwell, o mille altri, possono annunciare che Dio parla con loro, li istruisce, mostra loro il Grande Piano, ma che il Creatore parla con me in modo altrettanto forte e potente attraverso le immagini e le idee che Lui, Lei o Esso ha seminato nella mia immaginazione.