Lucio Anneo Seneca il Vecchio: differenze tra le versioni

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==''Suasoriae''==
*Che io muoia nella patria che tante volte ho salvato!<ref>Queste sono le [[ultime parole]] di Cicerone, che, vedendosi costretto a non poter fuggire, a causa del mare in tempesta, da Gaeta, viene colto dal desiderio di farla finita.</ref><ref name="Mazzocato">Traduzione di Gian Domenico Mazzocato in Tito Livio, ''Storia di Roma dalla fondazione'', Newton & Compton, Roma, 1997, vol. 6. ISBN 978-88-8183-773-1</ref> ('''[[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]]''')
:''Moriar in patria saepe servata.'' (VI, 17)
 
*{{NDR|Su [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]]}} Il capo reciso fu posto da Antonio proprio in quel luogo {{NDR|i Rostri}} dove aveva parlato in quello stesso anno contro di lui.<ref>Il capo è di Cicerone, che venne precedentemente sgozzato. Cicerone aveva pronunciato i suoi discorsi contro Antonio ai Rostri: le "Filippiche". Per punirlo Antonio gli fece tagliare oltre che il capo anche le mani, che vennero esposte proprio ai Rostri. La gente, per le lacrime, a fatica alzava gli occhi perché vedeva le sue membra mozzate.</ref><ref name="Mazzocato" />
:''Ita relatum caput ad Antonium'' […] ''ubi ille, ubi eo ipso anno adversus Antonium.'' (VI, 17)
 
*{{NDR|Su [[Cicerone]]}} La sua [[eloquenza]] era stata tanto degna di ammirazione quanto mai era accaduto a voce umana!<ref name="Mazzocato" />
:''[Q]uanta nulla umquam umana vox, cum admiratione eloquentiae auditus fuerat.'' (VI, 17)
 
*{{NDR|Su [[Cicerone]]}} Il suo [[ingegno]] gli propiziò abbondanza di opere e di riconoscimenti.<ref name="Mazzocato" />
:''Ingenium et operibus et praemiis operum felix.'' (VI, 22)