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<div class="NavHead" align="center" style="background-color:#ccccff;">[[Milan Kundera]] (24)</div>
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* Chi pensa che i regimi comunisti dell'Europa Centrale siano esclusivamente opera di criminali, si lascia sfuggire una verità fondamentale: i regimi criminali non furono creati da criminali ma da entusiasti, convinti di aver scoperto l'unica strada per il paradiso. Essi difesero con coraggio quella strada, giustiziando per questo molte persone. In seguito, fu chiaro che il paradiso non esisteva e che gli entusiasti erano quindi degli assassini. Allora tutti cominciarono a inveire contro i comunisti: Siete responsabili delle sventure del paese (è impoverito e ridotto in rovina), della perdita della sua indipendenza (è caduto in mano alla Russia), degli assassinii giudiziari. Coloro che venivano accusati rispondevano: Noi non sapevamo! Siamo stati ingannati Noi ci credevamo! Nel profondo del cuore siamo innocenti! La discussione si riduceva a questa domanda: Davvero loro non sapevano? Oppure facevano solo finta di non aver saputo nulla? Tomas seguiva la discussione (così come la seguivano tutti i dieci milioni di cechi) e si diceva che tra i comunisti c'era sicuramente chi non era del tutto all'oscuro (dovevano pur sempre aver sentito parlare degli orrori che erano stati commessi e che venivano ancora commessi nella Russia postrivoluzionaria). Ma era probabile che la maggior parte di loro non ne sapesse davvero nulla. E si disse che la questione fondamentale non era: Sapevamo o non sapevamo?, bensì: Si è innocenti solo per il fatto che non si sa? Un imbecille seduto sul trono è sollevato da ogni responsabilità solo per il fatto che è un imbecille? Ammettiamo pure che un procuratore ceco che all'inizio degli Anni Cinquanta chiedeva la pena di morte per un innocente sia stato ingannato dalla polizia segreta russa e dal proprio governo. Ma ora che sappiamo tutti che le accuse erano assurde e i giustiziati innocenti, com'è possibile che quello stesso procuratore difenda la purezza della propria anima e si batta il petto: La mai coscienza è senza macchia, io non sapevo, io ci credevo. La sua irrimediabile colpa non risiede proprio in quel 'Io non sapevo! Io ci credevo!'? Fu allora che a Tomas tornò in mente la storia di Edipo: Edipo non sapeva di dormire con la propria madre ma, quando capì ciò che era accaduto, non si sentì innocente. Non poté sopportare la vista delle sventure che aveva causato con la propria ignoranza, si cavò gli occhi e, cieco, partì da Tebe. Tomas sentiva le grida dei comunisti che difendevano la loro purezza interiore e diceva tra sé: Per colpa della vostra incoscienza la nostra terra ha perso, forse per secoli, la sua libertà e voi gridate che vi sentite innocenti? Come potete ancora guardarvi intorno? Come potete non provare raccapriccio? Siete o non siete capaci di vedere? Se aveste gli occhi, dovreste trafiggerveli e andarvene da Tebe! ([[L'insostenibile leggerezza dell'essere]])
* All'estero l'influenza nefasta esercitata dalla sua memoria è venuta meno? Sì; perché laggiù Josef non aveva motivi né occasioni di occuparsi dei ricordi legati a un paese i cui non abitava più; è la legge della memoria masochistica: via via che brandelli della sua vita sprofondano nell'oblio, l'uomo si sbarazza di ciò che non gli piace e si sente più libero, più leggero. Ma, soprattutto, all'estero Josef si è innamorato e l'amore è l'esaltazione del tempo presente. Questo attaccamento al presente ha messo in fuga i ricordi, l'ha protetto dalla loro interferenza; non che la sua memoria sia diventata meno malevola: semplicemente, trascurata e tenuta a distanza, ha perso ogni potere su di lui ([[L'ignoranza]])
* Per quanto tremenda possa essere, una dittatura fascista sparirà insieme al suo dittatore, sicché la gente può continuare a sperare. Il comunismo invece, sostenuto dall'immensa civiltà russa, è, per una Polonia, per un'Ungheria (non parliamo dell'Estonia!), un tunnel senza fine. I dittatori sono mortali, la Russia è eterna. La sventura dei paesi da cui veniamo consiste nel fatto che non esiste la speranza. ([[L'ignoranza]])
* In greco, «ritorno» si dice ''nóstos''. ''Álgos'' significa «sofferenza». La nostalgia è dunque la sofferenza provocata dal desiderio inappagato di ritornare. Per questa nozione fondamentale la maggioranza degli europei può utilizzare una parola di origine greca (''nostalgia, nostalgie''), poi altre parole che hanno radici nella lingua nazionale: gli spagnoli dicono ''añoranza'', i portoghesi ''saudade''. In ciascuna lingua queste parole hanno una diversa sfumatura semantica. Spesso indicano escusivamente la tristezza provocata dall'impossibilità di ritornare in patria. Rimpianto della propria terra. Rimpianto del paese natio. Il che, in inglese, si dice ''homesickness''. O, in tedesco, ''Heimweh''. In olandese: ''heimwee''. Ma è una riduzione spaziale di questa grande nozione. Una delle più antiche lingue europee, l'islandese, distingue i due termini: ''söknudur'': «nostalgia» in senso lato; e ''heimfra'': «rimpianto della propria terra». Per questa nozione i cechi, accanto alla parola «nostalgia» presa dal greco, hanno un sostantivo tutto loro: ''stesk'', e un verbo tutto loro; la più commovente frase d'amore ceca: ''stýská se mi po tobě'': «ho nostalgia di te»; «non posso sopportare il dolore della tua assenza». In spagnolo, ''añoranza'' viene dal verbo ''añorar'' («provare nostalgia»), che viene dal catalano ''enyorar'', a sia volta derivato dal latino ''ignorare''. Alla luce di questa etimologia, la nostalgia appare come la sofferenza dell'ignoranza. ([[L'ignoranza]])
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