Eschilo: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Eschilo==
*Colui il quale canta al dio un canto di speranza, vedrà compiersi il suo vôto. (citato in [[Gabriele D'Annunzio]], ''Il fuoco'', BMM, 1959)
*Fatti coraggio: il colmo della sventura non durerà a lungo. (''Frammenti'', 352)
*In [[guerra]], la verità è la prima vittima. (citato in ''[[Call of Duty 4: Modern Warfare]]'')
 
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*Aiuta un uomo contro la sua volontà e sarà come se lo uccidessi.
*Chi detiene un [[potere]] appena conquistato è sempre inesorabile.
*Fatti coraggio: il colmo della sventura non durerà a lungo.
*È nel carattere di pochi uomini onorare senza [[Invidia|invidia]] un amico che ha fatto fortuna.
*Il bronzo è lo [[specchio]] del volto, il [[vino]] quello della [[mente]].
*Il [[tempo]] con il suo trascorrere insegna tutte le cose.
*La bocca di Dio non conosce la falsità, ma supera ogni parola.
*La cosa peggiore per i potenti è che non possono fidarsi degli amici.
Line 21 ⟶ 20:
*Preferisco essere ignorante che avere la conoscenza del male.
*Quando uno si dà da fare anche il dio lo assiste.
*So come gli uomini in esilio si nutrano con sogni di speranza.
*Solo quando la vita di un uomo arriva alla fine in prosperità si può dire che quell'uomo è felice.
*Una buona fortuna è un dio tra gli [[Uomo|uomini]], è più di una divinità stessa.
*Zeus, causa prima, primo motore; Quali cose sarebbero state fatte dai mortali senza Zeus?
 
==''Persiani''==
===[[Incipit]]===
====Ettore Romagnoli====
<poem>'''Coro''': Lasciati a guardia della patria terra
E delle immense sue dovizie siamo,
Come i più vecchi: e al fido incarco, ei stesso
Il Re, Serse di Dario, in Grecia i Persi
A guerregiar traendo, eletti c'ebbe.
Ma un non so qual presagio infausto in cuore,
Circa il tornar dell'opulenti squadre
E del Re nostro, omai ci angoscia. Intero
Iva con esso il fior dell'Asia; e indarno.</poem>
 
====Claudio Cesare Secchi====
'''Coro''': Noi siamo i Fedeli dei Persiani partiti per la [[terra]] greca, i custodi della doviziosa reggia, ricca di molto [[oro]], che lo stesso signore e [[re]] Serse, [[figlio]] di Dario, scelse come i più degni per l'età a sorvegliare il [[paese]] durante la sua assenza.
 
====Franco Ferrari====
'''Coro''': Noi dei Persiani partiti<br>per l'ellenica terra siamo detti i Fedeli,<br>e dei sontuosi degli aurati<br>palazzi i custodi, noi che in omaggio alla<br>nostra dignità<br>di propria scelta il sovrano, il re Serse<br>figlio di Dario<br>estese a vegliare su questo paese.
 
===Citazioni===
*Umane sventure certo possono agli umani toccare; e molte sventure ai mortali vengon dal [[mare]] e molte poi dalla [[terra]], se il [[tempo]] di [[vita]] in là si prolunghi. (1963, p. 76)
*'''Ombra''': [...] Io tornerò giù, nel buio sotterraneo. E a voi, o vegliardi, addio: pure in mezzo alle sventure date gioia al vostro cuore, giorno dopo giorno. [[Ricchezza]] non giova ai morti. (2006, p. 123)
 
==''Prometeo incatenato''==
===[[Incipit]]===
<poem>'''Potere''': Agli estremi confini eccoci giunti
già della terra, in un deserto impervio
tramite de la Scizia. Ed ora, Efesto,
compier tu devi gli ordini che il padre
a te commise: a queste rupi eccelse
entro catene adamantine stringere
quest'empio, in ceppi che non mai si frangano:
ch'esso il tuo fiore, il folgorio del fuoco
padre d'ogni arte, t'involò, lo diede
ai mortali. Ai Celesti ora la pena
paghi di questa frodolenza, e apprenda
a rispettar la signoria di Giove,
a desister dal troppo amor degli uomini.</poem>
{{NDR|Eschilo, ''Prometeo incatenato'', traduzione di Ettore Romagnoli}}
 
===Citazioni===
*Tutto quanto il futuro io conosco perfettamente fin d'ora, né mi giungerà inatteso alcun dolore. Bisogna sopportare il meglio possibile la porzione di sorte che ci è assegnata, sapendo che invincibile è la forza della [[necessità]]. (vv. 101-5<ref name=gal>Citato in [[Umberto Galimberti]], ''Psiche e techne. L'uomo nell'età della tecnica'', Feltrinelli, Milano, 1999.</ref>)
*La tecnica è di gran lunga più debole della necessità. (v. 514<ref name=gal/>)
:''Téchne d'anánkes asthenéstera makrô''.
*'''Coro''': Chi governa la necessità?<br />'''Prometeo''': Le Moire che tessono il filo e le Erinni dalla memoria implacabile.<br />'''Coro''': E Zeus è più debole [''athenésteros''] di loro?<br />'''Prometeo''': Anche Zeus non può sfuggire a ciò che è destinato [''peproménen'']. (vv. 515-518<ref name=gal/>)
*O venerata maestà di mia madre, o etere che volgi la luce, spalancato su tutti, vedete voi l'ingiustizia che soffro. {{da controllare|traduttore?}}
*Tutto è fissato, tranne che per chi comanda agli dèi: libero infatti è nessuno all'infuori di Zeus. {{da controllare|traduttore?}}
*Non di forza e di violenza c'è bisogno, ma il primo per conoscenza sarà re. (citato in ''[[Joseph L. Mankiewicz]]'', a cura di Alberto Morsiani, Il Castoro Cinema, 1991. Ed. 2005.)
 
==''Sette contro Tebe''==
===[[Incipit]]===
====Ettore Romagnoli====
<poem>'''Eteocle''': Cittadini cadmei, chi su la poppa
de la città volge la barra, e regge
lo stato, senza mai sopire il ciglio,
parole acconce deve dir: ché quando
ridon gli eventi ella è mercé dei Numi;
ma se poi, deh!, non sia, male ne incolga,
per la città solo sarebbe Eteocle
con preludii d'obbrobrio altosonanti
e con querele decantato – Giove
che detto è salutar, salute arrechi
alla città di Cadmo. – Or tutti voi,
e quei che al fiore dell'età non giunge,
e quei che lo mirò vizzo negli anni,
riscotendo nei membri ogni vigore,
volgendo alla piú acconcia opra la cura,
date soccorso a Tebe, ed agli altari
dei patri Numi, che non mai d'onore
sien privi, e ai figli, e a questa terra madre,
carissima nutrice.</poem>
{{NDR|Eschilo, ''Sette contro Tebe'', traduzione di Ettore Romagnoli}}
 
====Franco Ferrari====
'''Eteocle''': Cittadini di Cadmo, deve dire ciò che il momento esige colui che alla proppa della città veglia sul bene comune e il timone dirige senza mai assopire le palpebre al sonno. Se ci andrà bene, ne sarà causa un dio; ma se all'inverso – oh non accada! – sorte nemica ci toccherà, Eteocle soltanto per tutta la città da mormorio avverso di preludi e da singhiozzi celebrato sarà: ma Zeus distornatore veramente distornatore sia di questi mali alla città dei Cadmei.
 
===Citazioni===
*Mai nella sventura e neppure nell'agognata prosperità mi sia dato di coabitare con la razza delle donne. Perché la [[donna]], se impera, non è che impudenza impraticabile, e se teme è iattura ancor più grande per case e città. (2006, pp. 157 e 159)
*Il [[bene]] pubblico è interesse dell'uomo: guai se decide la [[donna]]. (2006, p. 159)
*Non riuscirai a sottrarti ai mali che gli dei ti danno.
: Θεῶν διδόντων ούκ ἂν ἐκφύγοις κακά.
 
==''Supplici''==
===[[Incipit]]===
====Ettore Romagnoli====
<poem>'''Coro''': Protettore dei supplici, Giove,
volgi l'occhio benevolo a questa
nostra schiera, che giunge per mare
dalle foci e le sabbie del Nilo.
La divina contrada finitima
della Siria fuggiamo; né bando
contro noi per delitto di sangue
decretava la nostra città.
Ma spontanee fuggiamo da sposi
consanguinei, schiviam l'abominio
d'empie nozze coi figli d'Egitto.</poem>
{{NDR|Eschilo, ''Supplici'', traduzione di Ettore Romagnoli}}
 
====Franco Ferrari====
'''Coro''': Zeus supplicante osservi con mente propizia<br>questo nostro stuolo salpato su navi<br>dalle bocche sabbiose del Nilo.<br>Lasciammo la terra di Zeus<br>che con la Siria confina e fuggimmo esuli <br>non perché condannate da pubblico voto<br>per colpa di sangue<br>ma perché ripudiamo uomini della nostra stirpe<br>e abominiamo il connubio e l'empio progetto<br>dei figli di [[Egitto]].
 
====Felice Bellotti====
Giove signor di chi pregando viene,<br>
or con benigno ciglio<br>
riguardi noi, dalle minute arene<br>
qua del Nilo approdanti. La divina<br>
terra a'Sirii vicina,<br>
non dannate ad esiglio<br>
per cruento delitto<br>
lasciammo, no; ma per fuggir le sozze<br>
de'congiunti con noi figli d'Egitto<br>
abbominande nozze. <br>
Danao di noi padre, consiglio, e duce,<br>
ben librando trascelse infra due mali<br>
il più decoro a sopportar: per l'onda<br>
del mar fuggirsen ratto,<br>
e al suol d'Argo arrivar, donde i natali<br>
nostra schiatta deduce,<br>
poi che in grembo all'Argiva Io furibonda<br>
originò dal tatto<br>
e dall'aura di Giove. A quali or noi<br>
più venir ne potremmo amiche prode,<br>
in man l'ulivo in lane bende avvolto?<br>
 
===Citazioni===
*Non conviene che il debole abbia lingua audace. (2006, p. 245)
 
==''Agamennone''==
Line 207 ⟶ 76:
 
</poem>
{{NDR|Eschilo, ''L'Orestiade: Agamennone'', traduzione di Pier Paolo Pasolini, Istituto Nazionale del Dramma Antico, 1960}}
 
====Domenico Ricci====
Line 262 ⟶ 131:
così si attua la violenza d'amore <br>
degli dei al tribunale dei cieli. <br>
{{NDR|Eschilo, ''L'Orestiade: Agamennone'', traduzione di Pier Paolo Pasolini, Istituto Nazionale del Dramma Antico, 1960}}
 
*'''Cassandra''' (''rivolgendosi al Capo coro''):
<poem>Aiuto, aiuto!
Line 294 ⟶ 162:
Tutto si compirà. E tu, pieno di dolore,
vedrai che ho detto soltanto la verità.</poem>
{{NDR|Eschilo, ''L'Orestiade: Agamennone'', traduzione di Pier Paolo Pasolini, Istituto Nazionale del Dramma Antico, 1960}}
*Solo quando la vita di un uomo arriva alla fine in prosperità si può dire che quell'uomo è felice. (928-9)
:Όλβισαι δέ χρή / βίον τελευτήσαντ' έν εύεστοί φίλη.
*So come gli uomini in esilio si nutrano con sogni di speranza. (1668)
:... φεύγοντας άνδρας έλπίδας σιτουμένους.
 
==''Coefore''==
Line 322 ⟶ 194:
dei morti, non ti ho dato l'ultimo addio,
quando ti hanno trasportato fuori dalla casa...</poem>
{{NDR|Echilo, ''L'Orestiade: Coefore'', traduzione di Pier Paolo Pasolini, Istituto Nazionale del Dramma antico, 1960 }}
 
===Citazioni===
Line 329 ⟶ 201:
*[...] è la fatica dell'uomo che nutre l'ozio alle donne. (2004, p. 103)
*Nessun mortale trascorrerà mai<br>vita incolume da pene. (2004, p. 108)
*Una buona fortuna è un dio tra gli [[Uomo|uomini]], è più di una divinità stessa. (59-60)
:Τό δ'εύτυχείν / τόδ'έν βροτοίς θεός τε xαί θεού πλέον.
 
==''Eumenidi''==
Line 362 ⟶ 236:
egli venne qui, alle tranquille rive ateniesi,
e prese possesso, qui, di questa sede.</poem>
{{NDR|Eschilo, ''L'Orestiade: Eumenidi'', traduzione di Pier Paolo Pasolini, Istituto Nazionale del Dramma Antico, 1960}}
 
===Citazioni===
*Chi spontaneamente, senz'esservi costretto,<br>si comporta con giustizia, non sarà infelice,<br>né mai lo coglierà totale rovina. (2004, p. 134)
 
==''Persiani''==
===[[Incipit]]===
====Ettore Romagnoli====
<poem>'''Coro''': Lasciati a guardia della patria terra
E delle immense sue dovizie siamo,
Come i più vecchi: e al fido incarco, ei stesso
Il Re, Serse di Dario, in Grecia i Persi
A guerregiar traendo, eletti c'ebbe.
Ma un non so qual presagio infausto in cuore,
Circa il tornar dell'opulenti squadre
E del Re nostro, omai ci angoscia. Intero
Iva con esso il fior dell'Asia; e indarno.</poem>
 
====Claudio Cesare Secchi====
'''Coro''': Noi siamo i Fedeli dei Persiani partiti per la [[terra]] greca, i custodi della doviziosa reggia, ricca di molto [[oro]], che lo stesso signore e [[re]] Serse, [[figlio]] di Dario, scelse come i più degni per l'età a sorvegliare il [[paese]] durante la sua assenza.
 
====Franco Ferrari====
'''Coro''': Noi dei Persiani partiti<br>per l'ellenica terra siamo detti i Fedeli,<br>e dei sontuosi degli aurati<br>palazzi i custodi, noi che in omaggio alla<br>nostra dignità<br>di propria scelta il sovrano, il re Serse<br>figlio di Dario<br>estese a vegliare su questo paese.
 
===Citazioni===
*Umane sventure certo possono agli umani toccare; e molte sventure ai mortali vengon dal [[mare]] e molte poi dalla [[terra]], se il [[tempo]] di [[vita]] in là si prolunghi. (1963, p. 76)
*'''Ombra''': [...] Io tornerò giù, nel buio sotterraneo. E a voi, o vegliardi, addio: pure in mezzo alle sventure date gioia al vostro cuore, giorno dopo giorno. [[Ricchezza]] non giova ai morti. (2006, p. 123)
 
==''Prometeo incatenato''==
===[[Incipit]]===
====Ettore Romagnoli====
<poem>'''Potere''': Agli estremi confini eccoci giunti
già della terra, in un deserto impervio
tramite de la Scizia. Ed ora, Efesto,
compier tu devi gli ordini che il padre
a te commise: a queste rupi eccelse
entro catene adamantine stringere
quest'empio, in ceppi che non mai si frangano:
ch'esso il tuo fiore, il folgorio del fuoco
padre d'ogni arte, t'involò, lo diede
ai mortali. Ai Celesti ora la pena
paghi di questa frodolenza, e apprenda
a rispettar la signoria di Giove,
a desister dal troppo amor degli uomini.</poem>
{{NDR|Eschilo, ''Prometeo incatenato'', traduzione di Ettore Romagnoli}}
 
====Guido Paduano====
'''Potere''': Eccoci giunti ai confini della terra, nelle lande deserte della Scizia. Efesto, a te spetta mettere in pratica le istruzioni che ti ha dato il padre, e incatenare il condannato a una roccia in alto, con catene d'acciaio che non si possono spezzare. Il tuo vanto, la fiamma del fuoco che è fondamento di ogni arte, lui l'ha rubato e donato ai mortali: deve scontare questa colpa verso gli dei, e imparare ad accettare il governo di Zeus, e cessare la sua benevolenza verso gli uomini.<br>
{{NDR|Eschilo, ''Prometeo'', traduzione di Guido Paduano, INDA, 2012}}
 
===Citazioni===
*Tutto quanto il futuro io conosco perfettamente fin d'ora, né mi giungerà inatteso alcun dolore. Bisogna sopportare il meglio possibile la porzione di sorte che ci è assegnata, sapendo che invincibile è la forza della [[necessità]]. (vv. 101-5<ref name=gal>Citato in [[Umberto Galimberti]], ''Psiche e techne. L'uomo nell'età della tecnica'', Feltrinelli, Milano, 1999.</ref>)
*La tecnica è di gran lunga più debole della necessità. (v. 514<ref name=gal/>)
:''Téchne d'anánkes asthenéstera makrô''.
*'''Coro''': Chi governa la necessità?<br />'''Prometeo''': Le Moire che tessono il filo e le Erinni dalla memoria implacabile.<br />'''Coro''': E Zeus è più debole [''athenésteros''] di loro?<br />'''Prometeo''': Anche Zeus non può sfuggire a ciò che è destinato [''peproménen'']. (vv. 515-518<ref name=gal/>)
*Il [[tempo]] con il suo trascorrere insegna tutte le cose. (982)
:Έxδιδάσxει πάνθ' ό γηράσxων χρόνος.
*O venerata maestà di mia madre, o etere che volgi la luce, spalancato su tutti, vedete voi l'ingiustizia che soffro. {{da controllare|traduttore?}}
*Tutto è fissato, tranne che per chi comanda agli dèi: libero infatti è nessuno all'infuori di Zeus. {{da controllare|traduttore?}}
*Non di forza e di violenza c'è bisogno, ma il primo per conoscenza sarà re. (citato in ''[[Joseph L. Mankiewicz]]'', a cura di Alberto Morsiani, Il Castoro Cinema, 1991. Ed. 2005.)
 
==''Sette contro Tebe''==
===[[Incipit]]===
====Ettore Romagnoli====
<poem>'''Eteocle''': Cittadini cadmei, chi su la poppa
de la città volge la barra, e regge
lo stato, senza mai sopire il ciglio,
parole acconce deve dir: ché quando
ridon gli eventi ella è mercé dei Numi;
ma se poi, deh!, non sia, male ne incolga,
per la città solo sarebbe Eteocle
con preludii d'obbrobrio altosonanti
e con querele decantato – Giove
che detto è salutar, salute arrechi
alla città di Cadmo. – Or tutti voi,
e quei che al fiore dell'età non giunge,
e quei che lo mirò vizzo negli anni,
riscotendo nei membri ogni vigore,
volgendo alla piú acconcia opra la cura,
date soccorso a Tebe, ed agli altari
dei patri Numi, che non mai d'onore
sien privi, e ai figli, e a questa terra madre,
carissima nutrice.</poem>
{{NDR|Eschilo, ''Sette contro Tebe'', traduzione di Ettore Romagnoli}}
 
====Franco Ferrari====
'''Eteocle''': Cittadini di Cadmo, deve dire ciò che il momento esige colui che alla proppa della città veglia sul bene comune e il timone dirige senza mai assopire le palpebre al sonno. Se ci andrà bene, ne sarà causa un dio; ma se all'inverso – oh non accada! – sorte nemica ci toccherà, Eteocle soltanto per tutta la città da mormorio avverso di preludi e da singhiozzi celebrato sarà: ma Zeus distornatore veramente distornatore sia di questi mali alla città dei Cadmei.
 
===Citazioni===
*Mai nella sventura e neppure nell'agognata prosperità mi sia dato di coabitare con la razza delle donne. Perché la [[donna]], se impera, non è che impudenza impraticabile, e se teme è iattura ancor più grande per case e città. (2006, pp. 157 e 159)
*Il [[bene]] pubblico è interesse dell'uomo: guai se decide la [[donna]]. (2006, p. 159)
*Non riuscirai a sottrarti ai mali che gli dei ti danno.
: Θεῶν διδόντων ούκ ἂν ἐκφύγοις κακά.
 
==''Supplici''==
===[[Incipit]]===
====Ettore Romagnoli====
<poem>'''Coro''': Protettore dei supplici, Giove,
volgi l'occhio benevolo a questa
nostra schiera, che giunge per mare
dalle foci e le sabbie del Nilo.
La divina contrada finitima
della Siria fuggiamo; né bando
contro noi per delitto di sangue
decretava la nostra città.
Ma spontanee fuggiamo da sposi
consanguinei, schiviam l'abominio
d'empie nozze coi figli d'Egitto.</poem>
{{NDR|Eschilo, ''Supplici'', traduzione di Ettore Romagnoli}}
 
====Franco Ferrari====
'''Coro''': Zeus supplicante osservi con mente propizia<br>questo nostro stuolo salpato su navi<br>dalle bocche sabbiose del Nilo.<br>Lasciammo la terra di Zeus<br>che con la Siria confina e fuggimmo esuli <br>non perché condannate da pubblico voto<br>per colpa di sangue<br>ma perché ripudiamo uomini della nostra stirpe<br>e abominiamo il connubio e l'empio progetto<br>dei figli di [[Egitto]].
 
====Felice Bellotti====
Giove signor di chi pregando viene,<br>
or con benigno ciglio<br>
riguardi noi, dalle minute arene<br>
qua del Nilo approdanti. La divina<br>
terra a'Sirii vicina,<br>
non dannate ad esiglio<br>
per cruento delitto<br>
lasciammo, no; ma per fuggir le sozze<br>
de'congiunti con noi figli d'Egitto<br>
abbominande nozze. <br>
Danao di noi padre, consiglio, e duce,<br>
ben librando trascelse infra due mali<br>
il più decoro a sopportar: per l'onda<br>
del mar fuggirsen ratto,<br>
e al suol d'Argo arrivar, donde i natali<br>
nostra schiatta deduce,<br>
poi che in grembo all'Argiva Io furibonda<br>
originò dal tatto<br>
e dall'aura di Giove. A quali or noi<br>
più venir ne potremmo amiche prode,<br>
in man l'ulivo in lane bende avvolto?<br>
 
===Citazioni===
*Non conviene che il debole abbia lingua audace. (2006, p. 245)
 
==Note==
Line 379 ⟶ 387:
*Eschilo, ''Persiani'', traduzione di Claudio Cesare Secchi, Carlo Signorelli, Milano, 1963.
*Eschilo, ''Persiani'', traduzione e introduzione di Franco Ferrari, BUR, Milano, 2006.
*Eschilo, ''Prometeo'', traduzione di Guido Paduano, INDA, 2012.
*Eschilo, ''Prometeo incatenato'', traduzione di C. Carena, Einaudi, Torino, 1995.
*Eschilo, ''Sette contro Tebe'', traduzione e introduzione di Franco Ferrari, BUR, Milano, 2006.
Line 387 ⟶ 396:
*[[Euripide]]
 
== Altri progetti ==
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===Opere===