Gino Strada: differenze tra le versioni

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inserita fonte intervista a "Rebus"
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*In fondo (ma non vorrei essere frainteso o accusato di snobbismo), essere un chirurgo di guerra è un gioco, come gli scacchi o il bridge, attività libere, non condizionate, senza secondi fini, che si praticano solo perché piacciono.
*Spero solo che si rafforzi la convinzione, in coloro che decideranno di leggere queste pagine, che le guerre, tutte le guerre sono un orrore. E che non ci si può voltare dall'altra parte, per non vedere le facce di quanti soffrono in silenzio.
*Non l'ha accettato Mohammed. E ha deciso di morire, anzi di uccidersi, a dodici anni, ragazzino afgano cresciuto come molti altri in mezzo alla violenza e alla miseria. Uno come tanti che hanno visto spesso morti e feriti tutt'intorno, villaggi squarciati dai bombardamenti che durano da decenni. Se la vita è questa, si sarà detto Mohammed, non ne vale la pena. E si lega un sacchetto al collo.
*Promettere costa poco, di dice, se poi non si mantiene l'impegno. E non farlo? Costa ancor mano, praticamente niente,basta girarsi dall'altra parte. Una promessa è un impegno, è il mettersi ancora in corsa, è il non sedersi su quel che si è fatto. Dà nuove responsabilità, obbliga a cercare, a trovare nuove energie.
*"Io non so niente di questa guerra, non è il mio paese né la mia cultura. Ma credo che voi due abbiate pagato abbastanza, l'uno paralizzato, l'altro senza una gamba. Non ci può essere guerra tra voi, non è più possibile, neanche fisicamente. Avete buoni motivi, tutti e due, per odiare la guerra. Non vi pare che sia la guerra il vero nemico?"
 
{{NDR|Gino Strada, ''Pappagalli verdi'', Feltrinelli, Milano, 2002.}}