Milan Kundera: differenze tra le versioni

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Aggiunte cit. 'L'insostenibile leggerezza dell'essere' pag. 10, 16, 21, 26
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*Subito all'inizio della Genesi è scritto che dio creò l'uomo per affidargli il dominio sugli uccelli, i pesci e gli animali. Naturalmente la Genesi è stata redatta da un uomo e non da un cavallo. Non esiste alcuna certezza che dio abbia affidato davvero all'uomo il dominio sulle altre creature. È invece più probabile che l'uomo si sia inventato dio per santificare il dominio che egli ha usurpato sulla mucca e sul cavallo. Sì, il diritto di uccidere un cervo od una mucca è l'unica cosa sulla quale l'intera umanità sia fraternamente concorde, anche nel corso delle guerre più sanguinose.
*La luce rossastra del tramonto illumina ogni cosa con il fascino della [[nostalgia]]: anche la ghigliottina.
*Ciò che distingue una persona che ha studiato da un'autodidatta non è la quantità di conoscenza, ma il grado di vitalità e di coscienza di sé. (p. 26)
*Desiderava fare qualcosa che non lasciasse possibilità di ritorno. Desiderava distruggere brutalmente tutto il passato dei suoi ultimi sette anni. Era la [[vertigine]]. L'ottenebrante, irresistibile desiderio di cadere. La vertigine potremmo anche chiamarla ebbrezza della debolezza. Ci si rende conto della propria debolezza e invece di resisterle, ci si vuole abbandonare a essa. Ci si ubriaca della propria [[debolezza]], si vuole essere ancor più deboli, si vuole cadere in mezzo alla strada, davanti a tutti, si vuole stare in basso, ancora più in basso.
*Forse non siamo capaci di amare proprio perché desideriamo essere amati, vale a dire vogliamo qualcosa (l'amore) dall'altro invece di avvicinarci a lui senza pretese e volere solo la sua semplice presenza.
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*Basta innamorarsi follemente e sentire il brontolio del proprio intestino, perché l'unità di corpo e [[anima]], questa lirica illusione dell'età della [[scienza]], svanisca di colpo.
*L'[[amore]] non si manifesta col [[desiderio]] di fare l'amore (desiderio che si applica a una quantità infinita di donne) ma col desiderio di dormire insieme (desiderio che si applica ad un'unica donna).
*Nelle lingue derivate dal latino la parola compassione significa: non possiamo guardare con indifferenze le sofferenze altrui; oppure: partecipiamo al dolore di chi soffre. E' per questo che la parola compassione generalmente ispira diffidenza: designa un sentimento ritenuto mediocre, di second'ordine, che non ha molto a che vedere con l'amore.<br/> Nelle lingue che formano la parola compassione non dalla radice sofferenza (passio) bensi dal sostantivo "sentimento", la parola viene usata con significato quasi identico. Avere compassione (co-sentimento) significa vivere insieme a qualcuno la sua disgrazia, ma anche provare insieme a lui qualsiasi altro sentimento: gioia, angoscia, felicità, dolore.<br/>Nella gerarchia dei sentimenti è il sentimento supremo. (p. 10)
*Tereza sa che il momento in cui nasce l'amore si presenta così: la donna non resiste alla voce che chiama all'aperto la sua anima spaventata; l'uomo non resiste alla donna la cui anima presta orecchio alla sua voce.
*La mia superba [[indifferenza]] è un mantello che mi permette di muovermi davanti a te con assoluta libertà ed assoluta impudicizia.
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*E si disse che la questione fondamentale non era: Sapevano o non sapevano?, bensì: Si è innocenti solo per il fatto che non si sa? Un imbecille seduto sul trono è sollevato da ogni responsabilità solo per il fatto che è un imbecille?
*I personaggi non nascono da un corpo materno come gli esseri umani, bensì da una situazione, da una frase, da una metafora, contenente come in un guscio una possibilità umana fondamentale che l'autore pensa nessuno abbia mai scoperto o sulla quale ritiene nessuno abbia mai detto qualcosa di essenziale.
*E se la maternità è l'incarnazione del Sacrificio, allora il destino di figlia è la Colpa che non si potrà mai espiare? (p. 21)
*Quando parla il cuore non sta bene che la ragione trovi da obiettare. Nel regno del kitsch impera la dittatura del cuore. I sentimenti suscitati dal kitsch devono essere, ovviamente, tali da poter essere condivisi da una grande quantità di persone. Per questo il kitsch non può dipendere da una situazione insolita, ma è collegato alle immagini fondamentali che le persone hanno inculcate nelle memoria: la figlia ingrata, il padre abbandonato, i bambini che corrono sul prato, la patria tradita, il ricordo del primo amore. Il kitsch fa spuntare, una dietro l'altra, due lacrime di commozione. La prima lacrima dice: Come sono belli i bambini che corrono sul prato! La seconda lacrima dice: Com'è bello essere commossi insieme a tutta l'umanità alla vista dei bambini che corrono sul prato. [...] Il vero antagonista del kitsch totalitario è l'uomo che pone delle domande. Una domanda è come un coltello che squarcia la tela di un fondale dipinto per permetterci di dare un'occhiata a ciò che si nasconde dietro.
*Civetteria: è una promessa di coito non garantita.
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*Chi desidera abbandonare il posto dove vive non è felice.
*Già allora quelle parole avevano messo addosso a Tomas una strana malinconia. Si era infatti reso conto all'improvviso che era soltanto un caso se Tereza amava lui e non l'amico Z. E che, oltre al suo amore realizzato per Tomas, esisteva nel regno delle possibilità un numero infinito di amori non realizzati per altri uomini. Tutti noi consideriamo impensabile che l'amore della nostra vita possa essere qualcosa di leggero, qualcosa che non ha peso, riteniamo che il nostro amore sia qualcosa che doveva necessariamente essere, che senza di esso la nostra vita non sarebbe stata la nostra vita. Ci sembra che Beethoven, in persona, torvo e scapigliato, suoni al nostro grande amore il suo «Es Muss sein!». Tomas ripensava ora a quell'osservazione di Tereza sull'amico Z., e constatò che della storia d'amore della sua vita non risuonava nessun «Es Muss sein!», bensì un «Es könnte auch anders sein»: poteva benissimo essere altrimenti.
*La pesantezza, la necessità e il valore sono tre concetti intimamente legati tra loro: solo ciò che è necessario è pesante, solo ciò che pesa ha valore. (p. 16)
*Sì, se si cerca l'infinito, basta chiudere gli occhi!
*Vivere nella verità.
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*Come riconoscere l'istante in cui la sofferenza sarebbe stata inutile? Come stabilire l'istante in cui vivere non sarebbe più valso la pena?
*La tristezza era la forma e la felicità il contenuto.
*Non certo la necessità, bensì il caso è pieno di magia. Se l'amore deve essere indimenticabile, fin dal primo istante devono posarsi su di esso le coincidenze. (p. 24)
*Davanti c'era sempre un mondo perfettamente realistico e un pò più in là, come dietro alla tela strappata di uno scenario, si vedeva qualcos'altro, qualcosa di misterioso o di astratto. Tacque, poi aggiunse: "Davanti c'era la menzogna comprensibile, e dietro, l'incomprensibile verità". (p. 30)
*Era la verità: l'euforia generale era durata soltanto i primi sette giorni dell'occupazione. I rappresentanti della nazione ceca erano stati portati via dall'esercito russo come criminali, nessuno sapeva dove fossero, tutti tremavano per la loro vita, e l'odio verso i russi stordiva la gente come alcol. Era l'ebbra festa dell'odio. Le città ceche erano coperte da migliaia di manifesti dipinti a mano con scritte di scherno, epigrammi, poesie, caricature di Brežnev e del suo esercito del quale tutti ridevano come di un circo di analfabeti. Nessuna festa, però, può durare in eterno.<ref>Citato in [http://www.engramma.it/eOS/index.php?id_articolo=64 Engramma.it], articolo 64</ref>
*Chi pensa che i regimi comunisti dell'Europa Centrale siano esclusivamente opera di criminali, si lascia sfuggire una verità fondamentale: i regimi criminali non furono creati da criminali ma da entusiasti, convinti di aver scoperto l'unica strada per il paradiso. Essi difesero con coraggio quella strada, giustiziando per questo molte persone. In seguito, fu chiaro che il paradiso non esisteva e che gli entusiasti erano quindi degli assassini. Allora tutti cominciarono a inveire contro i comunisti: Siete responsabili delle sventure del paese (è impoverito e ridotto in rovina), della perdita della sua indipendenza (è caduto in mano alla Russia), degli assassinii giudiziari Coloro che venivano accusati rispondevano: Noi non sapevamo! Siamo stati ingannati Noi ci credevamo! Nel profondo del cuore siamo innocenti! La discussione si riduceva a questa domanda: Davvero loro non sapevano? Oppure facevano solo finta di non aver saputo nulla? Tomas seguiva la discussione (così come la seguivano tutti i dieci milioni di cechi) e si diceva che tra i comunisti c'era sicuramente chi non era del tutto all'oscuro (dovevano pur sempre aver sentito parlare degli orrori che erano stati commessi e che venivano ancora commessi nella Russia postrivoluzionaria). Ma era probabile che la maggior parte di loro non ne sapesse davvero nulla. E si disse che la questione fondamentale non era: Sapevamo o non sapevamo?, bensì: Si è innocenti solo per il fatto che non si sa? Un imbecille seduto sul trono è sollevato da ogni responsabilità solo per il fatto che è un imbecille? Ammettiamo pure che un procuratore ceco che all'inizio degli Anni Cinquanta chiedeva la pena di morte per un innocente sia stato ingannato dalla polizia segreta russa e dal proprio governo. Ma ora che sappiamo tutti che le accuse erano assurde e i giustiziati innocenti, com'è possibile che quello stesso procuratore difenda la purezza della propria anima e si batta il petto: La mai coscienza è senza macchia, io non sapevo, io ci credevo. La sua irrimediabile colpa non risiede proprio in quel 'Io non sapevo! Io ci credevo!'? Fu allora che a Tomas tornò in mente la storia di Edipo: Edipo non sapeva di dormire con la propria madre ma, quando capì ciò che era accaduto, non si sentì innocente. Non poté sopportare la vista delle sventure che aveva causato con la propria ignoranza, si cavò gli occhi e, cieco, partì da Tebe. Tomas sentiva le grida dei comunisti che difendevano la loro purezza interiore e diceva tra sé: Per colpa della vostra incoscienza la nostra terra ha perso, forse per secoli, la sua libertà e voi gridate che vi sentite innocenti? Come potete ancora guardarvi intorno? Come potete non provare raccapriccio? Siete o non siete capaci di vedere? Se aveste gli occhi, dovreste trafiggerveli e andarvene da Tebe!