Gianni Clerici: differenze tra le versioni

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* Il suo nome, tradotto, significa Orso e Roccaforte, e rende bene l'idea di un difensore inattaccabile, se non da geni della rete, quali McEnroe, o il nostro [[Adriano Panatta|Panatta]]. [[Bjorn Borg|Bjorn]] fu il primo ad usare racchette composite, legno mescolato a plastica, con uno scheletro di grafite. Pesantissime, oltre le 14 once, che gli consentirono di sviluppare per primo un movimento rotatorio sul diritto, mentre il rovescio gli fu gentilmente offerto dalla pratica giovanile dell'hockey su ghiaccio. Atleta capace di emergere in qualsiasi altro sport, Borg dominò dal 1975 all'81, vincendo non solo 6 Roland Garros, ma 5 Wimbledon, con sbalorditivo adattamento dei suoi gesti a prati. La fine della sua carriera fu causata, al di là di sfortunate scelte umane, dall'arrivo di McEnroe, che lo scoraggiò nella finale di Wimbledon 1981.<ref name=agassi/>
* Il Federer di oggi è infatti praticamente ingiocabile. Per cominciare, il suo campo pare più stretto degli abituali otto metri e ventitré, perché il fenomeno posa i piedini negli immediati dintorni della linea di fondo, e si rifiuta recisamente quanto serenamente di indietreggiare. Lì piazzato, Roger ribatte tutto quanto l' avversario tenti di inviargli con gesti che, se non proprio mezze volate, son trequarti di volata. Un po' alla [[John McEnroe|McEnroe]], se permettete, ma ad una velocità quasi doppia. Il suo lavoro di avambraccio ricorda quello di Sugar Ray Robinson, quello di ginocchia il miglior Tomba su un paletto: non sono certo iperboli, ma pallide similitudini. Oltre alla sublime qualità del gesto, il Federer di oggi possiede, im massimo grado, le caratteristiche del killer, sportivo, beninteso. Gioca al massimo delle possibilità non appena il punto diviene – come ben dice il Tommasi – pesante. Si supera, insomma, negli scambi decisivi.<ref>Da ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2004/06/28/federer-un-artista-wimbledon.html "Federer, un artista a Wimbledon"]'', ''la Repubblica'', 28 giugno 2004.</ref>
* {{NDR|Su [[John McEnroe]]}} Il più creativo dei contemporanei, in grado di prescindere dalla muscolarità dilagante dei nostri tempi. Mancino, capace di scoraggiare [[Ivan Lendl|Lendl]], di sfruttare al meglio l'erba di [[Torneo di Wimbledon|Wimbledon]] (tre titoli) e l'atmosfera di [[New York]] (quattro titoli). Mostro di talento, di egocentrismo.<ref name=agassi/>
* Il [[Torneo di Wimbledon|torneo]] che tutti i giovani tennisti sognano di vincere, ma che per un inglese e qualcosa più di un sogno.<ref>Da ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/07/02/quando-wimbledon-canto-con-la-wade-la.html Quando Wimbledon cantò con la Wade la ragazza che conquistò anche la Regina]'', ''la Repubblica'', 2 luglio 2007.</ref>
* {{NDR|Su [[Jimmy Connors]]}} La sua grande annata fu il 1974, quando una squalifica della Federazione Internazionale gli impedì, forse, un successo a Parigi che l'avrebbe ammesso al poker del Grand Slam. Precursore, se non inventore, del rovescio bimane, mai si arrese alla superiorità di [[Bjorn Borg|Borg]], né, come l'Orso si fu ritirato, a quella di Mac. Non meno antisportivo di [[John McEnroe|Mac]], non meno disonesto nel carpire punti, riuscì ad incendiare come nessuno, eccettuato [[Andre Agassi|Agassi]], il pubblico del nuovo Flushing Meadows, inaugurato nel 1978.<ref name=agassi/>
* {{NDR|Sulla partita più lunga di sempre, Mahut-Isner}} L'incontro odierno è stato, tecnicamente, ancora più modesto, tra un americano che già tendeva al record causa la statura, due metri e sei centimetri, la più alta nella storia del gioco. A nome [[John Isner]], sfuggito al basket ma non a una laurea in economia nell'università della Georgia. Evidentemente noto per la sua battuta, Isner, n. 19 del mondo, contava certamente di venire a capo con minor fatica del francese Nicolas Mahut, un ex ragazzo prodigio, vincitore di Wimbledon Junior dieci anni fa, e poi smarritosi, sino a scivolare all'attuale n. 148, ed essere costretto a qualificarsi. Ma il talento sciupato doveva aver lasciato qualche briciola nel francese, meno imponente di Isner col suo metro e novanta, e tuttavia in grado di tenere botta, e addirittura rifiutarsi, alla fine, di lasciare il campo.<ref>Da ''[http://www.repubblica.it/sport/tennis/2010/06/24/news/record_durata-5106586/ Il match che non vuole finire, dieci ore, il record più folle]'', ''la Repubblica'', 24 giugno 2010.</ref>
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* Quante sere non abbiamo passate insieme, nell'aria buia di una discoteca, e le ore delle partite si facevano più vicine. L'angoscia che provavo, da ex-giocatore, da amico, non sembrava neanche sfiorare [[Nicola Pietrangeli|Nicola]].<ref>Citato in Pietro Farro, ''Il tennis è un grattacielo: storie in punta di racchetta'', Effepi Libri, 2005, [http://books.google.it/books?id=3-DJBgQ1NQsC&pg=PA18 pg 18], ISBN 88-6002-001-8.</ref>
* Questa deliziosa rappresentazione ci sarebbe stata offerta da un giovanotto che avrebbe potuto scegliere il suo destino non su un court, ma su un palcoscenico, uno che, ancor prima di diventare campione, attore è nato. Nell'annuale show che i tennisti offrono ad un pubblico di addetti ai lavori, il mercoledì di ogni anno, Djokovic era stato la star, un imitatore che, volendo, sarebbe potuto divenire un protagonista alla [[Teo Teocoli|Teocoli]], alla [[Maurizio Crozza|Crozza]]. Persino i bersagli delle sue imitazioni, Nadal, Federer, erano stati costretti a divertirsi, di fronte ai propri difetti ingigantiti.<ref>Da ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/04/25/irresistibile-djokovic-il-tennis-piu-bello-murray.html Irresistibile Djokovic è il tennis più bello, Murray si fa da parte]'', ''la Repubblica'', 25 aprile 2008.</ref>
* Questa isola, tanto lontana e dissimile dalla nostra piccola Europa, detiene un curioso primato. Wimbledon è infatti, senza dubbio alcuno, la capitale mondiale del tennis. Masse di fedeli vi accorrono, in devoti atteggiamenti . E tuttavia, fin da lontano 1936, dall'addio di [[Fred Perry]], il Papa non appartiene alla stirpe dei padri fondatori.<ref>Da ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2004/07/01/la-parabola-di-henman-eroe-che.html La parabola di Henman, l'eroe che non arriva mai]'', ''la Repubblica'', 1 luglio 2004.</ref>
* «Se Cochet – è stato scritto – fu l' inventore di se stesso, e Borotra il regista di se stesso, Lacoste fu il suo stesso allenatore». Un allenatore raffinatissimo, severo sino alla crudeltà, addirittura maniaco.<ref>Da ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/08/10/lacoste-il-coccodrillo-dandy-che-invento-il.html Lacoste, il coccodrillo dandy che inventò il tennis totale]'', ''la Repubblica'', 10 agosto 2008.</ref>
* Se fossi un po più gay di quello che sono, mi farebbe piacere essere accarezzato dalla volée di McEnroe.<ref name=ubitennis>Da ''[http://it.justin.tv/ubaldoscanagatta/b/307836794 "Diretta Ubitennis"]'', 7 febbraio 2012, minuto 54:22.</ref>