Kṣemarāja: differenze tra le versioni

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*L'attività del percepire (dell'"avere coscienza di") si estende senza eccezione ad ogni realtà, poiché non può darsi esistenza di alcunché nell'universo che non sia oggetto di [[coscienza]]. [...] Coscienza, che qui ha il significato di relazione con l'illimitata attività cognitiva, è lo stesso che libertà assoluta. Tale libertà è soltanto del supremo Śiva. (comm. a I.1; 1999)
*Permeata di questa triplice maculazione, la natura del multiforme conoscere, di cui si è detto, risulta così fondata su una erronea convinzione di limitatezza, sulla visione di una realtà conoscibile differenziata e su latenze karmiche buone o cattive. La Potenza che presiede a tale conoscere è la Mātṛkā – la 'madre sconosciuta' – formata dall'insieme dei fonemi da A a Kṣ, la generatrice del tutto. (comm. a I.4; 1999)
*Lo slancio della coscienza che è per sua natura espansione e consapevolezza riflessa, l'emergenza dell'intuizione suprema come un improvviso erompere: [[Bhairava]] non è altro che questo. (comm. a 1.5; 1999)
*Come uno che vede una cosa fuori dall'ordinario prova un senso di stupore, così il sentimento dello stupore, nel godere del contatto con le varie manifestazioni della realtà conoscibile, continuamente si produce in questo grande [[yoga|yogin]] con tutt'intera la ruota dei sensi, sempre più dispiegata, immota, pienamente dischiusa, in forza della penetrazione nella sua più intima natura, unità compatta di coscienza e di meraviglia (''camatkāra'') sempre nuova, estrema, straordinaria. (comm. a I.12; 1999)