Leonardo Vittorio Arena: differenze tra le versioni

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*Se si volesse compendiare l'essenza del [[Buddhismo]] in una frase, non potrebbe essere che questa: tutto ciò che è transeunte è doloroso.<br />In effetti, dopotutto la sofferenza (''dukkha'') non è altro che la transitorietà. (p. 27)
*La Dottrina (''Dhamma'') consente di attingere una condizione in cui la sofferenza non possa più attecchire, poiché si abbraccia l'eternità. Il ''[[Nirvana|nibbàna]]'', la liberazione, non è altro che questo stato imperituro, sottratto al divenire delle cose. (p. 27)
*Dopotutto, il ''nibbàna'' non è un concetto: ecco perché il tentativo di illustrarlo attraverso il linguaggio e la logica si presta a vari equivoci. Alcuni buddhisti lo intendono alla lettera: come uno stato di «estinzione», paragonabile allo spegnimento di una fiamma. Eppure il Buddha criticò sovente i fautori dell'interpretazione nichilista: il ''nibbàna'' non va concepito come un puro nulla. [...] esso non designa l'abisso d'un vuoto, né una dimensione mondana assimilabile a quelle esistenti: si può dire, semplicemente, che il dolore vi è definitivamente eliminato. (pp. 72-73)
*Rivolgendosi ad Ànanda, {{NDR|Il Buddha}} consigliò ai bhikkhu di essere un'isola (''dìpa'') o un rifugio per se stessi. Dopo la sua scomparsa, il loro unico sostegno o baluardo sarebbe stato il Dhamma. I suoi legittimi successori si sarebbero rivelati, in definitiva, soltanto coloro che fossero riusciti a prendere rifugio nel Dhamma, cioè in se stessi. (p. 75)
*Il Maestro ha voluto provocare il nostro spirito critico, affinché, studiando la sua dottrina, potessimo scandagliare noi stessi. [...] Nel Grande Veicolo si colse l'esigenza di un siffatto orientamento. Per esempio, un importante passo di una raccolta del Ch'an, una scuola del Buddhismo cinese, indica la necessità di svincolarsi anche dall'attaccamento al Dhamma. Finché non si dimentica pure il Dhamma, si coltiva ancora il senso di sé, cioè l'illusione di costituire un'individualità separata nei confronti delle creature. Ci si attacca a una visione, a un'opinione, e si è incapaci di unirsi, in perfetta compassione, a tutti gli esseri. (p. 88)
 
==Bibliografia==