K2 (caso): differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Raoli (discussione | contributi)
sistemo una e metto la motivazione visibile
m riportate in Voce
Riga 3:
Citazioni sul '''K2'''.
 
*Bonatti, come lui stesso spiega nel libro, aveva una gran voglia di arrivare su. E se ce l'avesse fatta fisicamente, non c'era motivo perché non tentasse con noi. È possibile che, nella speranza di arrivare in vetta non abbia voluto tornare indietro all'ottavo campo, come il buonsenso avrebbe consigliato, ma abbia preferito tentare il bivacco. Che, se proprio vogliamo essere sinceri, perché la verità bisogna anche dirla, non era poi tanto peggio, come situazione, di quella in cui ci trovavamo noi, nella tendina esposta alle intemperie sul crinale. In quei casi, come ben sanno gli alpinisti, forse si sta meglio in una buca... ([[Achille Compagnoni]], sul bivacco all'addiaccio di Bonatti a oltre 8000 m di quota, in un'intervista raccolta dalla giornalista Viviana Kasam per il ''Corriere della Sera'' dell'11 ottobre 1983)
*Adesso il suo racconto è anche la verità del CAI. Bonatti ha vinto. Ma quale Bonatti? Chi è oggi il ragazzo di ventiquattro anni appena compiuti che quella notte perse - è lui a dirlo - la sua fiducia negli uomini? (Andrea Casalegno, ''Il Sole 24 ore'', 1994)
*Non è problema del CAI l'imbarazzo in cui potrebbe trovarsi il capospedizione Desio e il suo fido Compagnoni, oggi ottantenne, che da Cervinia minimizza e prende Bonatti per un piantagrane. (Pietro Crivellaro, ''Il Sole 24 ore'', 1994)
Riga 10:
*È buffo pensare che alla fine le loro stesse foto (di Compagnoni e Lacedelli) dovessero dare la prova più evidente per condannarli. ([[Robert Marshall]])
*Non mi interessa se non è più credibile. È storia scritta! ([[Lino Lacedelli]])
*Sono fiero di quello che ho fatto. Ancora oggi il K2 è una montagna italiana. Chi si crede di essere Bonatti per gettare fango su degli eroi? ([[Achille Compagnoni]], ''Le Monde'' 1994)
*Ebbene: per la quota del bivacco, l'ora di partenza e il consumo dell'ossigeno ci sono le ricostruzioni di dettaglio, ma per chi non ha voglia di studiare questi particolari basta lo sguardo a una fotografia. È la fotografia che mostra Compagnoni sulla vetta del K2, apparsa non sulla Rivista del CAI ma su ''Berge der Welt'', il famoso Annuario dell'alpinismo extraeuropeo curato da Marcel Kurz. Su questa fotografia Compagnoni non solo ha vicino le bombole, ma ha ancora posta sul viso la maschera del respiratore. La versione ufficiale sostiene che le bombole vuote vennero portate fin sulla vetta per testimonianza: uno scalatore già provato dallo sforzo avrebbe perciò portato almeno 15 kg di bombole inutili per due ore fino a 8611m. Ma come faceva a respirare il poco ossigeno presente nell'aria rarefatta di quelle quote portando una maschera collegata a bombole svuotate? Basta così. Per la revisione della storia dell'alpinismo, che consideri anche la versione di Bonatti finora ignorata, esistono i particolari, le testimonianze, le dimostrazioni. Non ha senso oggi infierire su chi può aver sbagliato, su chi non ha più saputo districarsi nell'ingarbugliata vicenda. Tuttavia al ricupero della realtà storica va aggiunta una riflessione. Come mai questa vicenda non è stata risolta prima? ... La verità, anche quella alpinistica, si può ora ricostruire ufficialmente senza riserva, con il rammarico di un ritardo, ma con la certezza che si riconosca al CAI il coraggio di una ricostruzione non postuma. Questo riconoscimento ci arriverà da molti, anche da coloro che non sono nostri soci, ma siamo grati che ci venga in primo luogo da chi per questa vicenda ha profondamente sofferto, cioè da Walter Bonatti. (Silvia Metzeltin e Alessandro Giorgetta, ''La rivista del CAI'', Mag-Giu 1994)
*Non si soffoca una voce come quella di Walter Bonatti. [...] Cinquant'anni dopo, il degno e intangibile alpinista non vuole sentir parlare di prescrizione. Si aggrappa ai suoi principi, come ieri faceva sulle sue montagne [...]. (Benoît Heimerman, "Una Vita schietta" su ''L'Équipe Magazine'', 22 settembre 2001)