Aleksandr Aleksandrovič Blok: differenze tra le versioni

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[[File:Alexander Blok.jpeg|thumb|Aleksandr Blok nel 1903]]
'''Aleksandr Aleksandrovič Blok''' (1880 – 1921), poeta russo.
 
==Citazionid di Aleksandr Blok==
*Ieri [...] i portieri schernivano un topo ferito. Era stato forse abbrancato per la testa da una gatta o da un cane. Ora fugge, cercando di appiattirsi sotto un grumetto di neve, ora cade su un fianco. Dissemina gocce di sangue. Non ha dove andare. Mi immagino i suoi occhi.<ref name=Ripellino/>
*La nostra realtà trascorre in un [[rosso]] chiarore. I giorni son sempre più rumorosi di gridi, di rosse bandiere sventolanti; a sera la città, assopitasi un attimo, è insanguinata dal crepuscolo. Di notte il rosso canta sugli abiti, sulle guance, sulle labbra delle donne da conio. Solo la pallida mattina scaccia l'ultima tinta dai volti emaciati.<ref name=Ripellino>Citato in [[Angelo Maria Ripellino]], ''Studio introduttivo'', in Aleksandr Blok, ''Poesie'', Guanda, 2000.</ref>
*{{NDR|Sulla lirica ''La sconosciuta''}} Non è solo una dama dall'abito nero con piume di struzzo sul cappello. È una diabolica lega di molti mondi, principalmente il turchino e il lilla. Se io avessi avuto i mezzi di Vrubel', avrei creato un Dèmone.<ref name=Ripellino/>
 
==''Poesie''==
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*''È terribile il freddo delle sere, | il loro vento che batte angoscioso, | il febbrile frusciare sulla strada | di passi inesistenti. | La fredda linea del crepuscolo | è come il ricordo d'un male recente | e il segno certo che noi siamo dentro | un cerchio non aperto''. (da ''È terribile il freddo delle sere'')
*''Fammi sfiorare le tue pieghe argentee, | conoscere col tuo cuore indifferente | come sia dolce il mio mesto cammino, | come sia lieve e limpido morire.'' (da ''Uno strascico di stelle'')
*Ieri [...] i portieri schernivano un topo ferito. Era stato forse abbrancato per la testa da una gatta o da un cane. Ora fugge, cercando di appiattirsi sotto un grumetto di neve, ora cade su un fianco. Dissemina gocce di sangue. Non ha dove andare. Mi immagino i suoi occhi.<ref name=Ripellino/>
*''Il vento portò da lontano | l'accenno d'un canto d'aprile, | chissà dove, limpido e profondo, | si aprì un pezzetto di cielo. | In questa smisurata azzurrità, | fra i primi albori della primavera, | le bufere invernali piangevano, | si libravano sogni stellati. | Timide, cupe e profonde | le mie corde piangevano. | Il vento portò da lontano | le tue canzoni squillanti''. (da ''Il vento portò da lontano'')
*''Io non sono il tuo uomo né il tuo amore. | Fiera tu sei, o angelo mio breve. | Senza tremare piantami nel cuore | il tuo aguzzo tacco alla francese''. (da ''Umiliazione'')
*''La tua voce meridionale è languida. | Hai la vita come una gazzella, | ma io vengo a te dalle contrade in cui | è neve eterna ed urlo di tormenta''. (da ''Tu dici che io sto sonnecchiando'')
*La nostra realtà trascorre in un [[rosso]] chiarore. I giorni son sempre più rumorosi di gridi, di rosse bandiere sventolanti; a sera la città, assopitasi un attimo, è insanguinata dal crepuscolo. Di notte il rosso canta sugli abiti, sulle guance, sulle labbra delle donne da conio. Solo la pallida mattina scaccia l'ultima tinta dai volti emaciati.<ref name=Ripellino>Citato in [[Angelo Maria Ripellino]], ''Studio introduttivo'', in Aleksandr Blok, ''Poesie'', Guanda, 2000.</ref>
*''Ma anche nella caduta non c'è fine | per le lodi, e lo strèpito, e le grida!'' (da ''Tu sei il giorno limpido'')
*{{NDR|Sulla paziente e sterile attesa dell'ispirazione}} ''Ma nell'istante della concentrazione | d'un'anima novissima e terribile, | come un tuono maligno la ragione | creativa l'assale per ucciderla. | E dentro una mia gabbia fredda e forte | il buono e lieve uccello chiudo solo, | venuto a liberarmi dalla morte, | l'anima mia a salvare col suo volo. | Sembra la gabbia ruvida d'acciaio | d'oro in mezzo al crepuscolo serale; | ora l'uccello già libero e gaio | scuote l'anello e canta al davanzale. | Le ali ha tarpate, e canta canti altrui. | Forse quei canti ad altri dànno gioia. | Io sono stanco come sempre fui, | e il nuovo attendo dentro la mia noia.'' (da ''L'artista'')
*''Nelle sue trecce la luna e le stelle... | «Entra, mio zarèvič amorevole...» | Ed il bordone povero di quercia | risplenderà d'una gemmata lacrima...'' (da ''Un bordone di róvere ho intagliato'')
*{{NDR|Sulla lirica ''La sconosciuta''}} Non è solo una dama dall'abito nero con piume di struzzo sul cappello. È una diabolica lega di molti mondi, principalmente il turchino e il lilla. Se io avessi avuto i mezzi di Vrubel', avrei creato un Dèmone.<ref name=Ripellino/>
*''Pigre e pesanti nuotano le nuvole | per l'azzurra canicola dei cieli. | Il mio cammino è lungo, faticoso, | immobile languisce la foresta''. (da ''Pigre e pesanti nuotano le nuvole'')
*''Primaverile crepuscolo, | ai piedi gelide ondate, | nel cuore speranze celesti, | lambiscono le onde la sabbia. | Gli echi d'un canto lontano, | ma non mi è dato distinguerli. | Piange solitaria l'anima | là, su quell'altra sponda''. (da ''Primaverile crepuscolo'')