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==''Posta fatta in casa''==
*A Roma sta succedendo un fatto strano. Tutti occupati, tutti presi dai problemi del Piano Regolatore, gli Architetti non parlano più di Architettura e non parlandone e non scrivendone finiscono col non farne. Sembra che si sia rimandato il problema a un momento più calmo. Ma intanto si costruisce lo stesso, e l'edilizia, quella che sanno fare tutti anche i costruttori pizzicagnoli o i costruttori fabbricanti di caramelle, dilaga ovunque.
*Al "Modern of Art" di New York. Molte cose interessanti. Soprattutto interessante il pubblico. Stupore e compresa attenzione di questa folla di gioventù americana per le nostre cose europee. Provo un senso di superiorità. Sono molto contento di essere europeo. [[Picasso]], i tedeschi espressionisti, i futuristi italiani, [[Salvador Dalí|Dalì]], i francesi ultimi, mi sembrano fratelli, amici.
*Alle ore 2 e mezzo appuntamento con [[Ludwig Mies van der Rohe]]. Abita al numero 230 della Ohio Street. Una brutta casa ottecentesca di mattoni color vino e pietra bianca. Leggo con una certa commozione e tenerezza il suo nome sulla lista degli inquilini, insieme a tanti altri. E' un uomo alto, un po' grasso, zoppica da una gamba, ha gli occhi leggermente strabici. Parla lentamente, arrotando le parole, si sente il tedesco dietro il suo inglese. Ha un'aria stanca, un po' impaurita, ma serena e distaccata. Mi colpisce il suo abbigliamento povero, porta un vestito blu scuro a doppio petto, lustro, una camicia bianca con un colletto informe, scarpe gialle dalla grossa suola e calzini di lana grigi pesante, nonostante il caldo soffocante. Nel taschino il fazzoletto bianco e matite gialle. Parlando si passa ogni tanto la mano destra sui radi capelli, e durante la nostra visita fumerà un sigaro. Non ricordo bene che domande abbiamo fatto e cosa ci ha risposto. Ricordo solo che ha detto ad un certo punto. "Mi piace l'acciaio": L'ha detto con una semplicità ed una naturalezza straordinaria. "I like the steel". E quegli "L" erano così liquidi da fare pensare subito alle pareti trasparenti dei suoi edifici.
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*Pensare "prima" ai figli è irreale, non si sa cosa sia un figlio. Un figliolo è la nostra privata conferma del grande mistero della vita. Si osservano queste creature venute dal cosmo per causa tua, per volontà tua e vi riconosci una parte di infinito, di trascendente, che ti appartiene anche fisicamente, in forma tangibile. Posso toccare una creatura che è a metà, a mezzadria tra me e Dominedddio. Cosa meravigliosa, divina, la paternità. Quei sederini, quelle coscine, quei pelini, quegli occhini sono venuti da lontano per me. Non è sciocco né banale chiamarli un dono: sono veramente qualcosa che ti è stato donato dall'eternità, ma sono anche proprietà privata. Che visione antiquata è mai questa in tempi di collettivi!
*{{NDR|Sul [[Il Sessantotto|Sessantotto]]}} Questi bravi giovanotti combattono le espressioni esterne del vivere borghese e non la sua condannabile ottusità. Credono veramente di essere più liberi senza [[cravatta]]: ma è la rinuncia a una libertà. La cravatta è la mia piccola personale libertà esibita esteticamente al mio prossimo: egli esibisca la sua. Ci rispetteremo. Io non voglio sopprimere la cravatta, io voglio che sparisca la violenza, l'obbligo di non portare la cravatta. Voglio anche che la cravatta non sia più il simbolo della rispettabilità, ma voglio che tutti la portino e per tutti sia differente per materiale, colore, foggia, disegno, e sai che arrivo a dire? anche prezzo.
*{{NDR|Sulla [[Polonia]]}} Questo Paese è veramente infernale. Il freddo domina incontrastato, il cielo è grigio-verde-marrone, le strade piene di neve e ghiaccio ed io ho rischiato de tombar in ela tera, svigolando. (Svigolando). Si dice svigolando? No, Signor Friedl, si dice: scivolando, scivolando. Il livello di vita è molto basso. Ad esempio: l'albergo. Tutto è bruttissimo, malfatto, scadente di qualità. Orrendi pavimenti, brutti infissi, maniglie che si scassano e non chiudono, porte che non si aprono, lumi che non si accendono. I vestiti della gente sono stoppa – misto lana artificiale, i cappelli di plastica finto cuoio, le scarpe sono semplicemente finte, gli ascensori fanno un metro all'ora. I tram sono ancora a cavalli. Però come al solito – è obbligatorio nei Paesi dell'Est – i Polacchi sono molto simpatici, sono molto umani. Si vede che la tradizione Slava è ancora molto viva, ecc, ecc... tutto vero. Ma io ho segnato su un foglio di carta: Martedì 20, Mercoledì 21, Giovedì 22, Venerdì 23, Sabato 24 e ogni giorno che passa lo cancello con una soddisfazione maligna. Io me ne vado Sighnori Polonesi, torno a quello schifo di Italia ciniciosa e ipocritante, ma viva l'Italia, alla faccia vostra. Voi dovete restar, peggio per voi.
 
==Bibliografia==