Wolfgang Pauli: differenze tra le versioni

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==''Teoria della relatività''==
===[[Incipit]]===
La trasformazione dei concetti [[fisica|concetti fisici]], prodotta dalla [[teoria della relatività]], era da lungo tempo in gestazione. Già neI 1887 [[Woldemar Voigt|Voigt]] osservava, in un lavoro ancora legato al punto di vista della teoria elastica della luce, come fosse formalmente utile introdurre in un sistema di riferimento mobile un tempo locale ''t<nowiki>'</nowiki>'', la cui origine è una funzione lineare delle coordinate spaziali, mentre l'unità di misura del tempo viene mantenuta invariata. È allora possibile mostrare che l'equazione ondulatoria:
<center>
<math> \Delta\phi - {1 \over c^2}{\delta^2\phi \over \delta t^2} = 0 </math></center>
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*Poiché le equazioni di campo della teoria dell'elettrone sono covarianti rispetto al gruppo di Lorentz e per i corpi in quiete esse sono riducibili, con un passaggio ai valori medi, alle equazioni di [[James Clerk Maxwell|Maxwell]], esse devono necessariamente condurre, per i corpi in moto, alle equazioni di campo di [[Hermann Minkowski|Minkowski]]. [[Max Born|Born]], partendo da indicazioni di Minkowski, ha potuto effettivamente mostrare questo, considerando il moto degli elettroni come un moto variato della materia. Con la prima variazione si ottiene la polarizzazione elettrica, con la seconda un ulteriore contributo a questa e la magnetizzazione. (p. 157)
*Si può dunque considerare dimostrato che il principio di relatività, congiunto ai teoremi di conservazione della quantità di moto e dell'energia, conduce al principio fondamentale dell'inerzia di ogni tipo di energia. Possiamo con Einstein considerare questo principio come il più importante risultato della teoria della relatività ristretta. Una verifica sperimentale quantitativa non è stata fino ad ora possibile. Già nella sua prima pubblicazione su questo argomento Einstein ha indicato nei processi radioattivi un possibile mezzo per la verifica della teoria. (p. 185)
*Le leggi generali della [[natura]] dovrebbero conservare invariata la loro forma anche nei sistemi non galileiani. Questa possibilità è offerta dal cosiddetto ''principio di equivalenza''. Nella [[meccanica classica|teoria newtoniana]], un sistema situato in un campo gravitazionale uniforme è perfettamente equivalente, dal punto di vista ''meccanico'', a un sistema di riferimento uniformemente accelerato. La richiesta che anche tutti gli altri processi fisici debbano svolgersi nei due sistemi secondo le stesse leggi, costituisce il principio di equivalenza di Einstein, che è uno dei pilastri fondamentali della teoria della relatività generale, da lui sviluppata più tardi. Poiché il decorso di un processo in un sistema accelerato può venire calcolato, risulta possibile valutare l'influenza di un campo gravitazionale uniforme su un processo qualunque. In questo consiste tutto il valore euristico del principio di equivalenza. Einstein è pervenuto in questo modo al risultato secondo cui orologi situati in punti di basso potenziale gravitazionale procedono più lentamente di orologi situati in punti di più alto potenziale, e ha previsto lo spostamento verso il rosso delle righe spettrali emesse dal sole rispetto a quelle emesse da sorgenti terrestri. Risultò inoltre che la velocità della luce in un campo gravitazionale è variabile, e di conseguenza i raggi luminosi vengono incurvati, come se ad ogni energia corrispondesse non solo una massa ''inerziale'', ma anche una massa ''gravitazionale'' in ''E''=''m''/''c<sup>2</sup>''. In un lavoro successivo Einstein mostrò che la curvatura dei raggi luminosi ha per conseguenza uno spostamento delle stelle fisse visibili in prossimità del bordo del sole, suscettibile di verifica sperimentale. L'effetto calcolato allora risultò uguale a 0,83 secondi d'arco. (p. 212-213)
 
==Bibliogarfia==