Giovanni Vannucci: differenze tra le versioni

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m Rimuovo categoeria Cristianesimo dalle voci su persone
Donluca (discussione | contributi)
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==''La vita senza fine''==
===''Lo spirito d'avarizia''===
Cristo, prendendo l'occasione dall'avida richiesta di un suo ascoltatore che vedeva in Lui l'autorevole Maestro capace di convincere suo fratello a dividere un'eredità, attacca energicamente lo spirito d'avarizia: «Guardatevi dall'avarizia» (Lc 12, 15), ed enuncia la parabola del ricco stolto: «La campagna di un certo ricco fruttò copiosamente, ed egli cominciò a ragionare così: "Fabbricherò dei granai più vasti, vi riporrò tutto il mio grano e poi dirò all'anima mia: anima, tu hai molti beni riposti per molto tempo, riposati, mangia, bevi, godi". Dio gli disse: "Stolto, questa notte l'anima ti verrà richiesta. Quello che hai messo da parte, di chi sarà?" Così accade a chi accumula tesori per sé e non è ricco di fronte a Dio» (Lc 12, 16-21).<br>La terra ricca di beni aumenta sproporzionatamente le ricchezze di quest'uomo che, logicamente, vede, in questa crescita, una fonte di preoccupazioni. Ha più beni che spazio per riporli; lo spirito d'avarizia gli suggerisce di allargare i granai, di estirparvi le eccedenze dei prodotti, di vivere tranquillo riposando sugli averi i molti anni che sperava di avere. Ma chi l'assicura di poter vivere ancora per lungo tempo?<br>L'avarizia è, tra le passioni, la più stolta e quella che rende sterili, soffoca l'intelligenza naturale e offusca la ragione. L'avaro si crede eterno ed è ossessionato dalla paura dell'avvenire, paventa lo spettro della vecchiaia e lo esorcizza affannandosi ad accumulare beni che pensa di consumare da vecchio. Poi, quando è avanti negli anni e la morte già incombe, continua ad ammassare dei beni che non potrà godere. Morto, i suoi beni saranno dispersi e non otterrà neppure un gesto di gratitudine da chi, senza merito, ne entrerà in possesso.<br>L'avarizia non solo è la più stolta delle passioni, ma anche la più dispotica, investe ogni aspetto dell'anima, distrugge ogni fondamentale ragione di vita spirituale. L'avarizia crea i più irresistibili legami con il contingente e l'effimero. Cristo la sferza risolutamente: «Stolto, questa notte ti sarà ridomandata l'anima tua, e quel che hai riserbato di chi sarà?» (Lc 12, 20).<br>La volontà di potenza, l'egoismo innalzato a sistema, il narcisismo mentale sono le radici sottili e inconsce dello spirito di avarizia.<br>L'avaro vuole dominare il mondo delle forme, vuole divenire padrone dei suoi fratelli schiacciandoli con il peso delle sue ricchezze. Per questo egli accumula con passione le ricchezze – non vi è cosa che non farebbe per aumentarle – e pensa che il denaro sia tutto, che la potenza economica tenga il posto di ogni altra cosa. Quanto più sarà ricco, tanto più potrà dominare, ma come farà a sapere di essere ricco? L'avaro non lo saprà mai, vedrà se stesso sempre povero, non dirà mai basta all'ingorda fame, e così la volontà di potenza che l'ha sedotto, alla fine lo beffa, muore e il suo tesoro viene disperso.<br>L'avarizia così offusca il lume della ragione e la conoscenza della grazia: più sarai ricco e più avrai potenza. L'accumulare diventa una mania: l'avaro non vede che il [[possesso]], non vive che per possedere, il possesso è per lui il fine supremo. Il possesso, da schiavo, è divenuto padrone e selvaggiamente trionfa.<br>L'avaro non riconosce di esserlo, afferma di essere sobrio, parsimonioso, economo, di dover fare delle privazioni per non mancare ai suoi doveri, di non poter essere generoso perché altrimenti lui stesso dovrebbe mendicare, trova continuamente nuove economie e se ne vanta come di un pregio. Non vi è nulla di più spaventoso della buona fede dell'avaro, ed è questa buona fede che gli uccide l'anima.<br>Gli schiavi di altre passioni finiscono presto o tardi a sentirsi a disagio, le conseguenze delle loro passioni prima o poi li fanno meditare o vergognarsi; la possibilità di riconoscere il proprio peccato è una piccola via di salvezza loro offerta. Ma l'avaro di che cosa può pentirsi o vergognarsi? Frugale per non spendere, casto per economizzare, sobrio per non sprecare, convinto di sacrificarsi per il bene dei lontani eredi, si crea, a maggiore tranquillità, la visione di opere buone cui lascerà, morendo, tutto il suo. Allora si sente un eroe, un santo, un martire.<br>Cristo è spietato con l'avarizia, la perseguita ovunque la trovi, la indica anche nelle forme più innocenti.
Egli dice: «Perché siete in ansiosa sollecitudine per il superfluo? Considerate i gigli come crescono, non filano e non tessono: eppure vi dico che Salomone stesso, in tutto il suo fasto, non fu vestito come uno di loro. A cosa ti serve conquistare il mondo se poi perdi l'anima tua? Non pensare al domani, ogni giorno ha la sua pena, soffri quella! Chi può dire di essere padrone del domani? Certamente non lo sei tu; allora perché ti affanni e ti preoccupi? Accumula un tesoro in cielo, dove la tignola non corrode e il ladro non ruba. Cerca il Regno di Dio e la sua giustizia e tutto il resto ti sarà dato in aggiunta. Il Padre che è nei cieli sa di cosa hai bisogno: sii sollecito di piacere a Lui» (Lc 12, 22-32). (pp. 166-168)
 
===''L'amore immotivato''===
Gesù, invitato a pranzo da uno dei capi religiosi del suo popolo, osservò come molti ospiti discutevano per decidere chi doveva sedere a capo tavola e chi più vicino o lontano dai notabili. Con fine senso realistico e ironico, osserva che l'invito a pranzo è un gesto di amicizia per consumare dei cibi con semplice gioia; la ricerca dei primi posti a tavola è l'espressione di una vanità che niente ha a che fare con la gioia di consumare insieme un pasto con amici, anzi ne costituisce un avvelenamento.<br>«Quando sei invitato a pranzo, scegli con semplicità l'ultimo posto, lascia al capotavola la libertà di chiamarti più vicino a lui. [...] Se poi tu fai un pranzo invita alla tua tavola i poveri, i reietti, quelli che non possono darti niente in contraccambio. Compi un gesto di amore disinteressato, la ricompensa ti sarà data sul piano dell'infinita coscienza di Dio, ad essa la tua gioiosa liberalità ti introdurrà» (cfr. Lc, 14, 8-14).<br>La grande catena dell'amore universale viene tracciata e indicata da queste semplici parole: «Dona a chi non può contraccambiarti il tuo dono, offri i tuoi pranzi a chi non può invitarti a sua volta. Se inviti chi può restituirti il pranzo, tu non esci dai confini di un misero egoismo; invita chi non potrà renderti il contraccambio, in tal modo la tua gioiosa generosità ti aprirà un credito presso il Padre che è nei cieli» (cfr. Lc, 14, 12-14).<br>Ogni azione umana crea continuamente dei vuoti e dei pieni, apre delle parentesi che dovranno venir chiuse. Se l'uomo fa il male come reazione al male, chiude una parentesi aperta dal male inferto; se fa il male per il male, apre una parentesi creando un vuoto che gli attirerà del male. Così avviene per il bene. Se l'uomo usa generosità per attirare generosità, apre e chiude questa parentesi; ma se è generoso con chi non potrà ricambiarlo, apre un vuoto di bene in cui entrerà dell'altro bene per colmarlo.<br>Quando uno fa del male come reazione a un male, chiude la parentesi del male; in questo caso vige la legge del taglione, chi è stato offeso può domandare giustizia: giustizia che è sempre una larvata forma di vendetta e, una volta soddisfatta l'esigenza di giustizia, la parentesi è chiusa, l'offensore ha pagato, non deve più nulla; l'offeso non ha più alcun diritto. Ma se chi ha ricevuto l'offesa non reagisce, l'offensore apre in sé un vuoto che sarà fatalmente ricolmato da un'altra offesa, anche se interviene il perdono dell'offeso.<br>Una legge severa presiede a questi meccanismi; così colui che fa il bene, e di questo riceve la ricompensa e la gratitudine del beneficato, chiude la parentesi, e il benefattore ha ricevuto la sua ricompensa; se invece la generosità è gratuita, se l'amore non è limitato da nessuna finalità, se qualcuno rivolge la sua forza di amore e di dono a chi non potrà rispondergli con altra generosità e amore, si stabilisce una corrente di vuoto che sarà colmata da altra generosità e da altro amore.<br>Le nostre azioni, le nostre opere di cristiani dovranno essere contrassegnate dall'apertura di una assoluta gratuità: questa stabilirà un continuo flusso di bene e di grazia tra il cielo e noi. E ci libererà da tutte quelle solidificazioni create dall'ambizione vanitosa di porre una finalità alle nostre azioni, anche a quelle che riteniamo più conformi alle qualità cristiane. Amiamo «per», preghiamo «per», facciamo delle opere sociali «per»; motivare l'amore non è amare, avere una ragione per donare non è dono puro, avere una motivazione per pregare non è preghiera.<br>Cristo ci dice: «Se dai un bicchiere d'acqua a chi ha sete, nel mio Nome, non lo dai all'assetato, ma a Me!» (cfr. Mt 25, 35 s). «Nel nome del Signore» vuol dire nella più assoluta gratuità, nell'amore più libero e oggettivo, nella vastità della Coscienza divina che a noi si è rivelata come Pane e Vino.<br>La finalizzazione dell'amore porta all'affermazione di lottare perché questo nostro amore si affermi, alla necessità di essere più forti, più abili, più tortuosi per imporlo, alla necessità di apparire portatori dell'amore, alla necessità delle mille strutture per renderlo obbligatorio. Quando saremo soltanto amore, dono e preghiera, come è Dio e il suo Cristo?<br>«Ai tuoi pranzi non invitare gli amici, i potenti, i consanguinei. [...] Al contrario invita i poveri, i reietti, gli storpi, che non avranno mai di che ricompensarti» (Lc 14, 12-14). Il tuo amore sarà immotivato come l'amore del Padre che è nei cieli, il tuo dono sarà l'offerta pura e incontaminata che è accetta a Colui che crea, ama, dona per la pura gioia della creazione, del dono, dell'amore! Altrimenti creerai delle strutture, dei modelli, delle forme che ti faranno sentire potente, generoso, buono e perderai te stesso e le tue opere nelle strettoie del secolo presente! Ti sei mai domandato se lo sbocciare di un fiore, il canto dell'usignolo, il brillare di una stella sono motivati? Impara dai gigli dei campi, dagli uccelli dell'aria la grande lezione del dono puro e immacolato da finalità!<br>Solo colui che ha raggiunto il senso della sua eternità può non dare importanza al tempo e alle egoistiche esigenze del tempo. Solo colui che è forte ama senza porsi dei perché; solo colui che è forte dona generosamente e instancabilmente come il Creatore della vita. Cristo ci addita la via per diventare forti, ricchi, per attuare l'essenzialità del Regno di Dio, essenzialità che è potenza di spirito, e che qualcuno raggiungerà quasi a sua insaputa, come il contadino che lavorando il campo trova un tesoro, altri invece conquisterà per appassionata ricerca, come il mercante di perle. (pp. 178-181)