Muṇḍaka Upaniṣad: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
mNessun oggetto della modifica
Riga 14:
:Il praṇava è l'arco, invero l'ātmā è la freccia, il Brahman viene detto essere il suo bersaglio. Deve essere trafitto da colui che non è distratto, [il quale] deve diventare consuntanziato di Quello come la freccia [divine uno col bersaglio]. (II, 2, 4; 2010)
*''Quando il nodo del cuore è sciolto, allora | tutti i dubbi sono scacciati e tutte le opere abolite | di colui che ha visto il supremo e l'[[infinito]].'' (II, 2, 9; 2001)<ref>Numerato come (II, 2, 8) in Raphael, ''Op. cit.'', p. 889 (qui, il secondo ''kaṇda'' riporta 11 ''śloka'' anziché 12).</ref>
*«Due begli uccelli, l'un l'altro compagno, abitano assieme sul medesimo albero. L'uno si ciba del dolce frutto del pippala, l'altro, senza mangiare, con lo sguardo tutto abbraccia.»<ref>Il passo allude all'esoperienzaesperienza dell<nowiki>'</nowiki>''ātman'' immoto che contempla, distaccato, se stesso che, come Spirito individuato, fruisce dell'esperienza del mondo (nota di Filippani-Ronconi, 2007, p. 462).</ref><ref>Strofa presente anche in ''[[Śvetāśvatara Upaniṣad]]'', IV, 6.</ref> (III, 1, 1; 2007)
*''I [[saggezza|saggi]] che, privi di desideri, venerano lo Spirito Universale, non devono più passare per il seme umano.'' (III, 2, 1)<ref>Citato in Alain Daniélou, ''Śiva e Dioniso'', traduzione di Augusto Menzio, Ubaldini Editore, 1980.</ref>
:Quegli conosce il Brahman, la suprema dimora, laddove giace la totalità [dell'intero universo] e il quale risplende perfettamente limpido. Venerano il Puruṣa quei saggi risoluti che, invero, privi di desideri, trascendono il seme [della rinascita]. (III, 2, 1; 2010)