Aitareya Upaniṣad: differenze tra le versioni

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*Quelle stesse dininità manifestate caddero in questo grande oceano. [Quello, l'ātman] lo assoggettò con la fame e la sete. [Allora] quelle [divinità] dissero a lui: 'Procuraci una dimora, stabiliti nella quale possiamo mangiare il cibo'. (I, 2, 1; 2010)
:Queste deità [''devatā''; forze cosmiche corrispondenti alla facoltà dell'uomo], una volta generate, si precipitarno nel grande Oceano. <Questo> afflisse <l<nowiki>'</nowiki>''ātman''> [?] di fame e di sete. <Le deità> gli dissero: «Generaci una dimora dove possiamo mangiare cibo». (II, 1; 2007)<ref>Per la corrispondenza fra le differenti numerazioni delle strofe, vedi Discussione.</ref>
*Quello<ref>L<nowiki>'</nowiki>''ātman''.</ref>, fendendo questa stessa sommità [del capo], accedette attraverso questa apertura. Questa stessa apertura è denominata fenditura [sommitale]. Quella stessa [apertura] è fonte di beatitudine. Di quello vi sono tre collocazioni, tre stati di sogno<ref>Si parla dei "tre stati di sogno" perché, nei riguardi del ''Brahman'' supremo i tre stati possono considerarsi un "sogno" (nota di Rapahel, p. 693).</ref>. Questo è una collocazione, questo [altro] è una collocazione, questo [altro] è una collocazione. (I, 3, 12; 2010)
*In un uomo questo [''[[ātman]]''] dapprima diventa un germe, e questo seme è la sua essenza presa da tutte le sue membra; in se stesso, invero, egli porta il Sé. Quando egli feconda una donna, egli fa nascere [un bambino]. Questa è la sua prima nascita. (II, 1; 2001)
:Allora, nell'uomo, invero, questo [jīva] inzialmente diviene embrione. [Egli] porta l'ātma [che è il seme] nel suo stesso ātma [che è il suo corpo]. Quando lo immette nella donna, allora lo fa nascere. Tale è la sua prima nascita. (II, 1; 2010)