Antonio Spadaro: differenze tra le versioni

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*Comprendiamo bene come [[Wikipedia]] rappresenti un sogno illuminista di descrivere il mondo, che però si scontra con le difficoltà di accreditarsi come compendio di sapere credibile, mantenendo nel contempo anonimato, flessibilità e continua apertura a nuovi collaboratori. Nello stesso tempo questa «[[utopia]]» rovescia il sogno dell'[[enciclopedia]] tradizionale, intesa come costruzione autorevole, organica e integrata del sapere. Infatti Wikipedia è come un organismo vivente: cresce (al ritmo dei 7% ogni mese), si «ammala», è sottoposta a composizioni e scomposizioni interne, ad accrescimenti e riduzioni continue. Ma soprattutto Wikipedia nasconde un'altra utopia, a suo modo, ambigua: la [[democrazia]] assoluta del sapere e la collaborazione delle intelligenze molteplici che dà vita a una sorta di intelligenza collettiva. Questa utopia potrebbe nascondere una nuova forma di «torre di Babele», che ha il suo tallone di Achille non solo nell'inaffidabilità, ma anche nel relativismo. [...] Le sue «utopie» nascono, radicalizzandole, dalle esigenze profonde della conoscenza umana, che i wíki, in generale, aiutano a trasformare in progetti concreti: il conoscere inteso come un processo dinamico, aperto a tutti, e frutto non solo di un impegno individuale, ma anche di una profonda collaborazione e di un intenso confronto tra menti disposte a condividere abilità e intelligenza. Questa potenzialità deve però confrontarsi con limiti strutturali invalicabili che si possono riassumere nella mancanza di certa autorevolezza e di un'esposizione continua al vandalismo, che rischia di vanificare gli sforzi positivi. (da ''Wiki, utopie e limiti di una forma di «intelligenza collettiva»'', in ''La Civiltà cattolica'', anno 2005 n. III)
*Io ritengo che in [[internet]] ci sia una dimensione altamente spirituale. Vorrei citare almeno una persona, un grande gesuita, [[Pierre Teilhard de Chardin]], che con i suoi libri, con le sue intuizioni, la sua idea di noosfera ha anticipato l'idea di internet… Stiamo parlando di un gesuita che è vissuto in tempi in cui Internet non era neanche ipotizzabile ma egli ha ampiamente anticipato questo fenomeno. Direi anche che, a mio avviso, Internet è una realtà che ha delle forti potenzialità spirituali. (''[[n:Antonio Spadaro: intervista al gesuita 2.0|Antonio Spadaro: intervista al gesuita 2.0]]'', su [[n:Pagina principale|Wikinotizie]], 29 giugno 2008)
 
{{intestazione|''Un mondo di pietra e di cielo'', in ''La Civiltà cattolica'', anno 2008 n. IV}}
*C'è sempre un punto vulnerabile nella vita di [[Cesare Pavese|Pavese]], un punto che lo espone alla bellezza e all'intuizione del gusto della vita, ma questa sembra non trovare possibilità di sviluppo.
*In fondo, si potrebbe riconoscere qui il vero problema dell'opera pavesiana: dapprima l'intuizione della realtà lascia lo scrittore ammirato, sorpreso, desideroso di vivere in maniera sana e forte; successivamente l'elaborazione interiore però vela di ombre e di incertezze, di dubbi e di fragilità questa intuizione iniziale.
*Pavese sembra incapace di riconoscere che la condizione aurorale dell'infanzia non è solamente terra a cui far ritorno per capire la realtà e luogo in cui trovare rifugio, ma condizione stessa dell'esperienza del mistero del reale, possibilità di una conoscenza intesa come «prima volta» e non sempre e soltanto «seconda».
 
{{intestazione|''Per una spiritualità dello studio'', in ''La Civiltà cattolica'', anno 2009 n. II}}
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*Lo studioso che è uomo spirituale va alla ricerca di una sintesi profonda, che faccia sì che preghiera e studio siano virtualmente indistinti come l'equilibrio non si distingue dal camminare, né il movimento uniforme del treno si distingue dagli spostamenti del viaggiatore nel compartimento.
*Non basta esercitare la propria professione e «avvolgerla» di intenzioni buone e spirituali perché quell'impegno secolare si trasformi in preghiera.
 
{{intestazione|''Un mondo di pietra e di cielo'', in ''La Civiltà cattolica'', anno 2008 n. IV}}
*C'è sempre un punto vulnerabile nella vita di [[Cesare Pavese|Pavese]], un punto che lo espone alla bellezza e all'intuizione del gusto della vita, ma questa sembra non trovare possibilità di sviluppo.
*In fondo, si potrebbe riconoscere qui il vero problema dell'opera pavesiana: dapprima l'intuizione della realtà lascia lo scrittore ammirato, sorpreso, desideroso di vivere in maniera sana e forte; successivamente l'elaborazione interiore però vela di ombre e di incertezze, di dubbi e di fragilità questa intuizione iniziale.
*Pavese sembra incapace di riconoscere che la condizione aurorale dell'infanzia non è solamente terra a cui far ritorno per capire la realtà e luogo in cui trovare rifugio, ma condizione stessa dell'esperienza del mistero del reale, possibilità di una conoscenza intesa come «prima volta» e non sempre e soltanto «seconda».
 
{{intestazione|''Cattivi e buoni cristiani, il catalogo degli scrittori'', in ''Corriere della sera'', 12 marzo 2002}}