Laurence Olivier: differenze tra le versioni

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*In fondo al cuore so soltanto di non capire bene quando recito e quando no o meglio, per essere ancora più sincero, quando mento e quando no. Perché, cosa è la recitazione se non menzogna e cosa è la buona recitazione se non menzogna convincente? (p. 15)
*Ho sempre pensato che il problema di fondo tra me e mio padre era che lui non riusciva a vedere il minimo scopo nella mia esistenza. Ecco lì, in splendido rilievo, c’era la sua bellissima figlia, la prima, e poi, di tre anni più giovane, c’era il figlio ed erede, l’unico di cui avesse bisogno, grazie mille. Tutto lo irritava di me. Ero un peso in più assolutamente non necessario sul bilancio familiare. (p. 16)
*Credo, col senno di poi, che quell’alone di superiorità conferitomi dal mio ruolo di solista unito alle mie notevoli opportunità di recitare, mi avessero dato un po’ un’aria da sbruffone a cui i ruoli femminili che interpretavo avevano aggiunto anche un tocco di femminilità. Tutto questo è un modo educato per spiegare il fatto che ero noto a tutti come “quello stronzetto di un invertito di Olivier”. (p. 24)
*Ero una femminuccia. Meritavo l’ostracismo. Avevo subito più di una normale dose di angherie a All Saints. Ero lì da circa un anno quando arrivò un nuovo insegnante. Era un eroe che tornava a casa dalla guerra ferito e con una psicosi traumatica da bombardamento, un genere di cui tutti gli studenti di quei tempi avevano molta paura. […] A volte si esprimeva in tendenze sadiche. Quest’uomo fissò il suo interesse su di me (si diceva che io cantassi come un angelo e che ero quel tanto carino per scatenare il peggio in certi uomini). Arrivò a scuola armato di una cinghia di foggia particolare. L’oggetto delle sue esibizioni con la cinghia ero naturalmente io. (p. 25)