George Steiner: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Freddy84 (discussione | contributi)
citazioni
→‎Nessuna passione spenta: +link, corretto ordine, corretti refusi
Riga 45:
Avrebbe ricevuto una convocazione dal comitato distrettuale.<br>«Ma solo Dio sa quando.»<br>Dio sembrava aggirarsi molto per la città in quei giorni. E sia. La vera battaglia con Lui sarebbe venuta dopo.<br>La porta sbatté rumorosamente.<br>Soltanto in fondo alle scale, ancora immerse nel buio pesto, si rese conto di non aver usato il corrimano. Nemmeno una volta. Ma non è necessario, vero, quando si torna a casa.
 
== ''Nessuna passione spenta'' ==
[[Immagine:Jean-Baptiste_Siméon_Chardin_-_Le_philosophe_lisant.jpg|thumb|Jean-Baptiste Siméon Chardin, ''Le philosophe lisant'']]
*Non è un vero lettore, non è un ''philosophe lisant'', colui che non ha mai provato il fascino accusatore dei grandi scaffali pieni di libri non letti, delle biblioteche di notte evocata da [[Jorge Luis Borges|Borges]] nelle sua fiabe. (da ''Una lettura ben fatta'': p. 10)
*Eppure l'atto di lettura è autentico soltanto quando conosciamo integralmente un autore, quando esaminiamo con sollecitudine particolare, anche se un po' irritata, i suoi «fallimenti» per elaborare una nostra visione personale della sua presenza. (da ''Una lettura ben fatta'': p. 20)
*Fino al tardo Ottocento [...] era pratica comune per i giovani, e per i lettori impegnati vita natural durante, trascrivere lunghi discorsi politici, prediche, pagine di poesia e di prosa, voci di enciclopedie e capitoli di narrazioni storiche. Questo lavoro di copiatura aveva diversi scopi: il miglioramento del proprio stile, la tesaurizzazione voluta di esempi pronti di argomentazione o di persuasione, il rafforzamento di una memoria accurata (elemento cardinale). Soprattutto, la trascrizione comprende un coinvolgimento totale con il testo, una dinamica reciproca fra lettore e libro. <br>Questo coinvolgimento totale è la somma dei vari modi di risposta responsabile: ''marginalia'', annotazione sistematica, correzione ed emendamenti filologici, trascrizione. Tutti insieme, essi generano una continuazione del libro che viene letto. La penna attiva del lettore verga «un libro in risposta». (da ''Una lettura ben fatta'': p. 14)
*Eppure l'atto di lettura è autentico soltanto quando conosciamo integralmente un autore, quando esaminiamo con sollecitudine particolare, anche se un po' irritata, i suoi «fallimenti» per elaborare una nostra visione personale della sua presenza. (da ''Una lettura ben fatta'': p. 20)
*Oggi soltanto i professionisti – epigrafisti, bibliografi, filologi – correggono ciò che leggono. Vale a dire coloro che incontrano il testo come una presenza viva, che ha bisogno della collaborazione del lettore per mantenere intatta la sua vitalità, la sua vivacità e luminosità. [...] E chi, fra noi, si prende la briga di trascrivere per piacere personale e per impararle a memoria le pagine che lo hanno interpellato più direttamente, che lo hanno «letto» con maggiore accuratezza? <br>La memoria, ovviamente, è il perno della questione. La «responsabilità verso» il testo, la comprensione dell'''auctoritas'' e la risposta critica che le si dà, le quali plasmano il modo classico di leggere e la sua rappresentazione da parte di Chardin, dipendono strettamente dalle «arti della memoria». [...] L'atrofia della memoria è la caratteristica precipua dell'educazione e della cultura nella seconda metà del Novecento. [...] Non impariamo più a memoria, «con il cuore». Gli spazi interiori sono muti o intasati di banalità discordanti. (da ''Una lettura ben fatta'': p. 21 ss.)
*Le alternative non sono rassicuranti: rischiamo la volgarizzazione e la roboante vacuità dell'intelletto da una parte, e lo sconfinamento della letteratura nelle bacheche dei musei dall'altra. Da una parte il meschino "«riassunto della trama"» o le versioni predigerite banalizzate dei classici, dall'altra le illeggibili edizioni ''variorum''. La cultura deve sforzarsi di riconquistare il terreno intermedio. Se non ci riuscirà, se una ''une lecture bien faitfaite'' diventerà un artificio obsoleto, si creerà un grande vuoto nelle nostre vite e non faremo mai più esperienza del silenzio e della luce del quadro di Chardin. (da ''Una lettura ben fatta'', p. 27)
*È nella letteratura, nella poesia, nel dramma, nel romanzo che i modelli filosofici e il vaglio delle possibilità metafisiche e morali ricevono la densità, il peso realizzato ed esistenziale (letteralmente, la ''Dichtung'') della vita vissuta. (da ''Una lettura contro [[Shakespeare]]'': p. 50)
*Nel tragico assoluto la colpa criminale dell'uomo è di essere, di esistere. La sua sola presenza e la sua identità sono trasgressioni. Il tragico assoluto è quindi un'ontologia negativa. (da ''La tragedia assoluta'': p. 72)
*In senso stretto, la tragedia assoluta è il ''modo performativo della disperazione''. (da ''La tragedia assoluta'': p. 84)
Riga 58:
*Adesso, in un modo profondamente commovente, c'è gente in America che dice: non vogliamo più quella discussione tremenda sulla doppia lealtà, sul fatto che ogni ebreo ha la consapevolezza traditrice di essere ebreo prima che americano. Eppure quel fantasma continua a ossessionarci. È inerente alla natura stessa dell'identità di un popolo che rivendica di essere una razza ma non una razza, una nazione ma non una nazione, di avere una vocazione religiosa quando questa vocazione non ha più senso per la maggioranza secolare. (da ''Totem o tabù'': p. 147)
*Avete mai notato il panico che sorge nella vostra anima civilizzata, quell'impressione che ci sia qualcosa di atrocemente sbagliato, che la vostra stessa identità venga fatta a pezzi? L'autonomia potrebbe essere la forma naturale del gruppo sociale identitario, e quelli che vorrebbero fidarsi degli altri lo fanno forse in nome di una visione trascendente della giustizia, della speranza, dell'equità verso gli altri uomini, ma stanno forse affrettando un processo molto complesso. Non lo sappiamo. Gli esseri umani tendono a frequentare quelli del loro gruppo. Non tutti. Non le eccezioni. Ma la maggior parte di loro. (da ''Totem o tabù'': p. 149)
*Nessuna sinagoga, nessuna ''ecclesia'' può contenere Abramo quando procede, in muto tormento, verso il suo appuntamento con l'Eterno. (da ''Su [[Søren Kierkegaard|Kierkegaard]]'': p. 174)
*Il grande filosofo è quello il cui discorso, per modo di dire, viene vissuto intimamente di generazione in generazione. (da ''Gli archivi dell'Eden'': p. 187)
*Il grido del cacciatore quando ha intrappolato una verità astratta, l'impegno della propria vita in ricerche metafisiche o matematiche perfettamente «inutili» e il terreno vasto e complesso della musica in occidente hanno la loro fonte specifica nella «disposizione mentale» greca e formano la base delle nostre teoria e pratica dell'eccellenza. (da ''Gli archivi dell'Eden'': p. 190)
*La mia ipotesi è questa: l'apparato dominante della cultura alta americana è dedicato ''alla preservazione''. Le istituzioni della conoscenza e delle arti costituiscono il grande archivio, inventario, catalogo o solaio della civiltà occidentale. [...] Che questa disparità sussista in un secolo nel quale l'America ha raggiunto una prosperità economica senza precedenti mentre l'Europa ha vacillato due volte sull'orlo del suicidio mi sembra indicare differenze fondamentali nella gerarchia dei valori. (da ''Gli archivi dell'Eden'': p. 197)
*I principali avvenimenti della vita culturale americana sono (superbamente) organizzati piuttosto che organici. In modo altrettanto inevitabile, questa organizzazione prenderà la forma dominante della valutazione economica. «Il culturale», come lo chiama [[Thorstein Veblen|Veblen]], diventa parte della dinamica generale del consumo ostentato. [...] La densità onnipresente, l'organicità dell'alta cultura europea è, o era fino a pochissimo tempo fa, un'illusione. Coloro che vi si impegnavano liberamente erano una piccola casta, un'''élite'' più o meno mandarinesca che possedeva i mezzi per imporre politicamente e pedagogicamente le sue opinioni. [...] Anche se gli handicap o i dilemmi ora evocati a proposito della reazione artistica e del pensiero filosofico «alto» in America hanno una minima sostanza, sono inseparabili dagli ideali democratici e dai procedimenti populisti del Nuovo Mondo. [...] ''Può darsi che l'America sia stata soltanto più franca proposito della natura umana di qualsiasi società precedente. Se è vero, sarà stata l'evasione da questa verità, l'imposizione dall'alto di sogni e ideali arbitrari, a rendere possibili i luoghi e i momenti eccelsi della civiltà.'' (da ''Gli archivi dell'Eden'': pp. 202-6)
*In altre parole, una cultura autentica è caratterizzata dall'incoraggiamento di una formazione di base focalizzata sulla comprensione, sull'apprezzamento e sulla trasmissione delle opere migliori prodotte ieri e oggi dalla ragione e dalla fantasia. Una cultura autentica fa di quel tipo dio risposta percettiva una funzione morale e politica fondamentale. Trasforma quella «risposta» in «responsabilità», costringe quella risonanza a «essere responsabile» davanti alle occorrenze mentali eccelse. (da ''Gli archivi dell'Eden'': p. 209)
*Dissociare le fonti della civiltà dal concetto di una minoranza è un'illusione o una menzogna sfacciata. [...] Iniettare sensibilità e rigore intellettuale nella massa della società è impossibile, se non a un livello molto limitato e superficiale. È possibile invece banalizzare, annacquare, presentare secolarmente i valori e i prodotti culturali verso i quali vogliamo indirizzare il cittadino medio. Il risultato specifico di questa operazione è il disastro della pseudo-formazione letteraria e matematica che troviamo nelle scuole secondarie e in molto di quello che si spaccia per «istruzione superiore». [...] Le banalità predigerite, il didatticismo prolisso e pomposo, l'assoluta disonestà nella presentazione che caratterizza il programma, l'insegnamento, la politica amministrativa nelle scuole secondarie, nei ''junior college'' e nelle università (quanto l'America ha svilito questo termine nobile!) aperte a tutti rappresentano lo scandalo fondamentale della cultura americana. (da ''Gli archivi dell'Eden'': p. 209)
*Il pensiero assoluto è antisociale, antigregario, forse autistico. È una lebbra che cerca l'isolamento. (da ''Gli archivi dell'Eden'': p. 213)
*L'intellettuale non ha scelta, salvo fra essere sé stesso o tradire sé stesso. Se pensa che la «felicità», come appare nelle definizioni fondamentali della teoria e della pratica dell'''American way of life'', sia preferibile, se non sospetta che la «felicità» in quasi tutte le sue forme sia il dispotismo dell'ordinario, del volgare, ha sbagliato mestiere. Queste cose sono organizzate meglio nel mondo del despota. Gli artisti, i pensatori, gli scrittori ricevono il tributo irremovibile dell'attenzione e della repressione politiche. Il KGB e lo scrittore serio sono pienamente d'accordo perché sano entrambi – anche perché ''agiscono entrambi in funzione di questa conoscenza'' – che una poesia (quando [[Boris Pasternak|Pasternak]] citò il primo verso di un sonetto di Shakespeare alla presenza di uno Ždanov inviperito, per esempio), un romanzo, una scena di tragedia possono essere la centrale energetica degli affari umani, che niente è più carico di detonatori di sogni e di azioni che la parola, e soprattutto la parola che si conosce a memoria. [...] Imprigionare un uomo perché cita ''Riccardo III'' durante le purghe del 1937, arrestarlo a Praga perché tiene un seminario su [[Immanuel Kant|Kant]], significa valutare esattamente l'importanza della grande letteratura e della grande filosofia. Significa onorare perversamente, ma cionondimeno onorare, l'ossessione della verità. <br /> Quale testo, quale dipinto, quale sinfonia potrebbe scuotere l'edificio della politica americana? Quale atto di pensiero astratto ha qualche influenza? Chi ''se ne cura''? (da ''Gli archivi dell'Eden'': p. 218)
*Visto in modo rigoroso, il destino del giudaismo è un poscritto alle penali del contratto con Dio (anche qui, i passi in corpo piccolo). (da ''La nostra terra, il testo'': p. 228)
*La presenza ebraica, spesso impressionante, nella matematica moderna, in fisica, nella teoria economica e sociale, nasce direttamente da quella astinenza dall'approssimazione e dall'effimero che caratterizza l'ethos del chierico. (da ''La nostra terra, il testo'': p. 237)
Riga 76:
*Gli ebrei sono costretti a contemplare, se non ad accettare o a razionalizzare, l'atroce paradosso della ''loro colpevolezza innocente'', il fatto che sono stati loro a rappresentare nella storia occidentale l'occasione, la possibilità ricorrente per il gentile di diventare meno che umano. (da ''Attraverso quello specchio, oscuramente'': p. 265)
*Due morti hanno plasmato in gran parte la sensibilità occidentale. Due casi di pena capitale, di omicidio giudiziario determinano i nostri riflessi religiosi, filosofici e politici. Sono due morti a governare la percezione metafisica e politica che abbiamo noi stessi: quella di Socrate e quella di Cristo. Siamo tuttora figli di quelle morti. (da ''Due galli'': p. 281)
*Sono stati l'accademismo rarefatto di [[Platone]], l'istituzionalizzazione dell'insegnamento metafisico, la nuova definizione, in parte sofistica in parte scientifica, del filosofo e dialettico come specialista accademico dopo Socrate, a permettere il commercio opportunistico e istrionico fra intelletto e potere. (da ''Due galli'': p. 300)
*Il letteralismo evita l'obbligo supremo della coscienza individuale, che è di scavare da sola, sotto la tensione della comprensione libera e del rischio di sbagliare, i fondamenti testuali, se esistono, delle sue convinzioni religiose. L'adozione acritica del «rivelato» e del mistero dell'autorità implicati dalla rivelazione rendono ancora più difficile, o forse persino impossibile, la conquista di quel diritto più esigente: tacere a proposito di Dio. (da ''Due galli'': p. 309)
*[[Mangiare]] da soli ci dà la sensazione di una solitudine particolare, a volte penosa. Invece, nel condividere cibo e bevande, penetriamo nel cuore della nostra condizione socioculturale. Le implicazioni simboliche e materiali di quell'azione sono quasi universali: comprendono il rituale religioso, le strutture e le divisioni dei ruoli fra i sessi, il campo erotico, le complicità e gli scontri politici, le opposizioni giocose o serie nel discorso, i riti del matrimonio o del lutto. (da ''Due cene'': p. 310)