Michela Marzano: differenze tra le versioni

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* La vera lotta, per le donne italiane, consiste oggi nel lavorare sui «contenuti» e non più solo sui «contenitori» dell'uguaglianza, impegnandosi perché cambino l'atteggiamento e la mentalità maschili. L'emancipazione della donna non ha ancora portato all'equilibrio sperato perché gli uomini, nella gran maggioranza, non vogliono rinunciare ai loro privilegi.
* La possibilità di rompere il «soffitto di cristallo» è legata alla necessità, per le donne, di imparare a «fare rete». Dobbiamo pian piano arrivare a costruire un sistema di relazioni al femminile che diventi una risorsa per tutte. Un sistema che permetta di uscire dalla «gabbia invisibile» in cui molte di noi ancora si trovano, perché la tendenza a cedere alle pressioni sociali è sempre forte. [...] Finché le donne accetteranno come un dato di fatto di vivere una «doppia giornata» e non lotteranno, «facendo rete», perché la mentalità degli uomini cambi, nessuna legge potrà mai sbarazzarle dal «soffitto di cristallo» che continua a discriminarle. La libertà conquistata negli anni Sessanta e Settanta non basta più. Per renderla effettiva e accedere all'uguaglianza, bisogna riscoprire il valore della solidarietà.
* I giorni che ho attraversato fanno parte della mia storia. Le gioie che ho conosciuto mi hanno costruito. Senza il passato, che si scrive inevitabilmente sul mio corpo, non sarei quella che sono. Cancellare qualunque segno che il tempo iscrive sul nostro corpo significa, in fondo, cancellare anche la nostra [[memoria]]. Significa l'oblio, il non voler sapere, il non voler mostrare. Significa sottovalutare l'importanza dell'esperienza, illudendosi che l'immediatezza sia l'unico valore degno di essere riconosciuto. Non si può volere al tempo stesso «essere» ed «essere stati», avere settant'anni e comportarsi come quando se ne avevano quaranta.
* Essere dalla parte delle donne non significa sognare un mondo in cui i rapporti di dominio possano finalmente capovolgersi per far subire all'uomo ciò che la donna ha subito per secoli. Essere dalla parte delle donne vuol dire lottare per costruire una società egualitaria, in cui essere uomo o donna sia «indifferente», non abbia alcuna rilevanza. Non perché essere uomo o donna sia la stessa cosa, ma perché sia gli uomini sia le donne sono esseri umani che condividono il meglio e il peggio della condizione umana. L'obiettivo della donna non è quello di dominare l'uomo, dopo essere stata dominata per secoli, ma di lottare perché si esca progressivamente da questa logica di dominio, senza dimenticare che, nonostante tutto, l'essere umano è (e resterà sempre) profondamente ambivalente.
* Ci sono due valori cui non sono disposta a rinunciare: la libertà e l'uguaglianza. Nessuno può imporre agli altri la sua concezione della vita, le sue idee, le sue credenze. Anche se la libertà non è mai assoluta [...], ognuno deve poter scegliere come condurre la sua vita, senza costrizioni o intimidazioni. Solo quando si è liberi ci si può assumere la responsabilità delle proprie scelte, dei propri atti e delle loro conseguenze: la libertà è il cardine dell'autonomia personale; ciò che permette a ogni persona di diventare attore della propria vita. Al tempo stesso, però, perché la libertà non resti un valore astratto, è necessario organizzare le condizioni adatte al suo esercizio, prima tra le quali l'uguaglianza. Se non ho gli stessi diritti che hanno gli altri e se non ho la possibilità materiale di farli valere, automaticamente non posso essere libera di scegliere ciò che voglio fare o di realizzare ciò che desidero.
* Alla libertà come «non interferenza», la famosa ''libertà da'', della tradizione filosofica liberale si deve aggiungere la libertà come «non dominazione», la ''libertà di'', quella libertà effettiva che permette a ognuno di partecipare alla «cosa pubblica», senza subire le conseguenze di discriminazioni intollerabili sulla base del sesso, dell'orientamento sessuale, del colore della pelle o della fede religiosa.
* Nascondendo ciò che copre, il velo, per definizione, riesce contemporaneamente a «mostrare» e a «distogliere lo sguardo». Da questo punto di vista, è in genere utilizzato per proteggersi dalla vista degli altri, per sottrarsi alla logica della vergogna. Per mostrarsi e farsi vedere, bisogna volerlo: permettere allo sguardo altrui di posarsi su di noi senza ferirci. Il velo può allora essere un riparo per colei che lo porta, a patto, però, di non chiudersi mai completamente. Se serve a proteggere il mistero del corpo, deve anche lasciar intravedere qualcosa: gli occhi, una caviglia, una ciocca di capelli. Il rischio, altrimenti, è quello di diventare un «sudario».
 
== Bibliografia ==